La Tunisia inizia a discutere la Finanziaria 2025, circa due miliardi di euro stanziati per la sicurezza ma non bastano

La Tunisia inizia a discutere la Finanziaria 2025, circa due miliardi di euro stanziati per la sicurezza ma non bastano

13 Novembre 2024 0

In Tunisia il Parlamento ha iniziato a discutere la Legge di bilancio dello Stato e la manovra finanziaria 2025. L’esecutivo tunisino ha stanziato 5,931 miliardi di dinari (circa 1,8 miliardi di euro), ovvero il due per cento in più rispetto al 2024, per il ministero dell’Interno. Ne ha parlato ieri mattina, il ministro Khaled Nouri, di fronte alle due Camere riunite in sessione plenaria congiunta, al Palazzo del Bardo. 1,242 miliardi di dinari (370 milioni di euro) sono stati stanziati per interventi di “natura evolutiva” e investimenti.

Tra i progetti previsti, “la costruzione di un’accademia di polizia a Enfida, in provincia di Sousse, e un’altra per la Guardia costiera”, ha indicato Khaled Nouri, aggiungendo che è anche previsto per il prossimo anno “lo sviluppo di una serie di caserme e posti di sicurezza, nonché la sede della Scuola nazionale di protezione civile”. Il ministro dell’Interno ha indicato che il budget stanziato non è tuttavia sufficiente per realizzare la strategia pensata dal dicastero per il 2025, precisando che bilancio tiene conto di diverse voci tra cui la lotta contro la criminalità, l’immigrazione irregolare e tutte le minacce che gravano sulla sicurezza del Paese, il sostegno alle unità di sicurezza e il miglioramento dei servizi offerti ai cittadini.

Nouri ha anche annunciato che saranno reclutati duemila agenti dalle diverse forze di sicurezza che raggiungeranno il numero complessivo di 99.486.

Determinati a ottenere risultati migliori

Khaled Nouri ha espresso la determinazione “a ottenere risultati migliori nella lotta contro ogni tipo di criminalità e ad affrontare tutto ciò che potrebbe minare la sicurezza del Paese”, precisando che

l’obiettivo è quello di creare uno Stato basato sull’applicazione imparziale e equa della legge e di fornire ai suoi cittadini i mezzi per vivere una vita dignitosa in un ambiente sicuro e protetto.

Rispondendo alle domande dei deputati sui piani del ministero per combattere la criminalità, lo spaccio di droga, il commercio ambulante illegale, i monopoli e la speculazione, il ministro ha affermato che le unità di sicurezza, siano esse della Guardia nazionale o della Sicurezza nazionale (equiparabile alla Polizia di Stato), sono ansiose di attuare una strategia completa e integrata, basata sull’aumento del ritmo delle attività di sicurezza, sull’aggiornamento del piano di distribuzione delle forze di sicurezza e sullo sviluppo di una tabella di lavoro realistica in base alle risorse disponibili, al fine di ottenere i migliori risultati.

Il dicastero ha previsto il rafforzamento del presidio nelle stazioni dei trasporti pubblici, piazze, incroci, attorno a istituti finanziari e bancari, strutture educative e universitarie, strade principali e luoghi con traffico intenso, contribuendo così a un maggiore senso di sicurezza tra i cittadini. Il ministro ha anche ribadito “la necessità che i suoi funzionari rispettino l’applicazione della legge e i diritti umani nello svolgimento delle loro funzioni, sia sulla pubblica via, durante le operazioni di ordine pubblico o di sorveglianza, sia all’interno delle unità di sicurezza durante lo svolgimento di indagini giudiziarie”.

Lotta al narcotraffico

Il ministro dell’Interno ha confermato che le forze di sicurezza stanno continuando i loro sforzi per frenare vari tipi di criminalità al fine di mantenere la pace civile. Ricordando peraltro che la recente campagna di sicurezza congiunta per smantellare le reti del narcotraffico e arrestare pericolosi elementi criminali in tutte le regioni della Tunisia, ha portato all’arresto di oltre 200 persone coinvolte nel traffico di droga solamente nell’area metropolitana della capitale, al sequestro di armi bianche e ingenti quantità di stupefacenti.

A questo proposito, ha aggiunto che le unità di sicurezza di vari corpi, in coordinamento con la Procura della Repubblica, hanno effettuato una serie di retate a Sousse e Monastir, che hanno portato all’arresto di oltre 230 elementi pericolosi.

Telecamere per tutelare agenti e cittadini

Per quanto riguarda la questione sollevata dai parlamentari in merito all’acquisizione e all’equipaggiamento delle sedi centrali, delle pattuglie a piedi e delle auto della gendarmeria con telecamere, Nouri ha affermato che il dicastero sta attualmente adottando un progetto per acquisire e installare apparecchiature di videosorveglianza presso le sue centrali con l’obiettivo di tutelare sia i cittadini che gli agenti e i funzionari delle forze di sicurezza.

Nella prima fase di questo progetto sono stati installati 290 telecamere, nella seconda fase 350, e nella terza fase, saranno installati 300 sistemi di videosorveglianza, mentre è previsto l’acquisto di 200 dispositivi per auto e 600 per pattuglie a piedi per le unità della Polizia di emergenza e di Polizia stradale.

Sfide complesse

La Tunisia, dopo le speranze suscitate dalla Rivoluzione dei Gelsomini nel 2011, si trova ad affrontare una serie di sfide complesse che richiedono profonde riforme delle istituzioni dello Stato, tra cui le forze dell’ordine. Il periodo 2023-2024 è stato particolarmente delicato, caratterizzato da una crescente instabilità politica e sociale che ha raggiunto il suo apice durante la campagna elettorale per le presidenziali 2024. Le campagne di sicurezza atte a “ripulire il Paese”, che ha riguardato anche avvocati ed attivisti politici, ha avuto un impatto diretto sulle condizioni di lavoro e sulla percezione pubblica della polizia, accusata dall’opposizione di violazioni deontologiche e dei diritti umani.

Le basse retribuzioni, la corruzione endemica e le crescenti minacce alla sicurezza hanno talvolta eroso la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e hanno reso sempre più difficile per le forze dell’ordine svolgere il proprio compito. Le basse retribuzioni e la diffusione della corruzione tra le forze di sicurezza, in particolare, rappresentano una minaccia seria per la sicurezza interna e per la stabilità del Paese, oltre a spiegare che molti agenti negli ultimi anni hanno scelto di emigrare all’estero, tanto che il parlamento ha varato una legge che punisce i militari disertori impiegati in missioni estere.

Retribuzioni non adeguate al rischio

I dati a disposizione evidenziano una significativa disparità salariale tra gli agenti di polizia tunisini. Lo stipendio medio si attesta intorno ai 2.670 dinari tunisini (equivalenti a 792 euro) al mese, ma questa cifra nasconde una notevole variabilità legata a diversi fattori. L’esperienza professionale, in particolare, incide in modo significativo sulla retribuzione: un agente con oltre 20 anni di servizio può guadagnare quasi il triplo rispetto a un neolaureato.

Un agente di polizia con meno di due anni di esperienza guadagna circa 1.300 dinari al mese (390 euro), mentre qualcuno con un livello di esperienza compreso tra due e cinque anni può guadagnare fino ai 1.800 dinari al mese (circa 540 euro), il 35 per cento in più rispetto a qualcuno con meno di due anni di esperienza. Anche il livello di istruzione gioca un ruolo cruciale, con i diplomati che beneficiano di stipendi mediamente più elevati. Tuttavia, nonostante queste differenze, le retribuzioni complessive rimangono basse rispetto ad altre professioni e non sembrano adeguate al rischio e alla responsabilità del lavoro svolto dagli agenti di polizia.

Queste disparità contribuiscono a creare un senso di frustrazione e di ingiustizia tra gli agenti, alimentando il malcontento e favorendo la diffusione di pratiche corruttive. A ciò si aggiunga la carente tutela economica in caso di incidente o decesso in servizio: gli agenti lamentano spesso l’insufficienza di tutele legali, oltre che dei fondi destinati a loro e alle loro famiglie, una situazione che genera un forte senso di insicurezza e di sfiducia.

Le famiglie dei caduti in servizio

Lo scorso luglio, incontrando al Palazzo di Cartagine, il presidente della Fondazione Fidaa, Ahmed Jaafar, il capo dello Stato ha ricordato che la nobile missione affidata a questa istituzione affiliata alla Presidenza “rientra nel quadro del dovere imposto all’intero gruppo nazionale di fornire assistenza alle vittime di attacchi terroristici e ai membri delle forze armate, agenti di sicurezza interna e dogane, e coloro che hanno diritto allo status di martiri e feriti della rivoluzione”.

Ha aggiunto che “se l’esperienza del recente periodo ha mostrato alcune carenze nel decreto del 9 aprile 2022 che ha istituito questa istituzione, allora la responsabilità impone di correggerle”, indicando che “la legislazione deve raggiungere gli scopi per i quali è stata elaborata e non deve diventare un ostacolo alla sua stessa attuazione”.

Secondo un comunicato stampa di Cartagine, il presidente Kais Saied ha sottolineato che “la Tunisia non dimenticherà mai i suoi eroi che hanno innaffiato questa buona terra con il loro sangue puro, così come non dimenticherà i loro parenti e continuerà a sostenerli, perché coloro che si sono sacrificati per la libertà, l’orgoglio e la dignità e per il bene del mantenimento della sicurezza e della stabilità meritano di avere il loro nome immortalato nella storia”.

Il budget 2025

Presentando la Legge di bilancio per il 2025 al Parlamento, il capo del Governo Kamel Maddouri, ha definito “ambizioso ma realizzabile” l’obiettivo di una crescita economica del 3,2 per cento per il prossimo anno. Questa stima, ha precisato il premier tunisino, tiene conto delle sfide poste dai vincoli finanziari dello Stato, nonché sulla convinzione che il Paese sia sulla buona strada per una ripresa economica sostenibile. Il premier tunisino ha descritto la manovra come uno strumento per sostenere la ripresa economica e modernizzare l’amministrazione pubblica, prevedendo un aumento delle risorse dello Stato del 2,5 per cento rispetto all’anno precedente, pari a 78,2 miliardi di dinari (circa 23 miliardi di euro).

Le entrate totali aumenteranno di quasi il tre per cento, raggiungendo i 50 miliardi di dinari (circa 15 miliardi di euro). Per quanto riguarda le spese, il governo ha stanziato circa 59,8 miliardi di dinari (17,69 miliardi di euro), con un aumento contenuto rispetto all’anno precedente pari a 23 milioni di dinari (6,8 milioni di euro).  La spesa pubblica, pur mostrando un incremento contenuto, rimane concentrata sulla spesa per il personale, che assorbe oltre il 40 per cento del totale.

Pressioni dei sussidi

Le previsioni dell’esecutivo si basano su un prezzo del petrolio Brent di 74 dollari al barile e su una stabilità del tasso di cambio del dinaro tunisino. I sussidi restano un nodo cruciale per l’economia tunisina. L’esecutivo prevede di stanziare 11,5 miliardi di dinari (3,4 miliardi di euro), pari al 19,4 per cento della spesa totale prevista e al 6,3 per cento del Pil, per sostenere i prezzi di carburanti e beni di prima necessità. Questa misura, secondo gli economisti, se da un lato mira a proteggere il potere d’acquisto delle famiglie, dall’altro alimenta il deficit pubblico e limita la capacità di investire in settori strategici. La maggior parte di questi fondi, circa otto miliardi di dinari (2,37 miliardi di euro), sarà destinata al settore degli idrocarburi.

Per i prodotti petroliferi derivati dal greggio, il governo prevede infatti un aumento dei consumi del due per cento, richiedendo uno stanziamento di un miliardo di dinari (295 milioni di euro) per compensare l’aumento dei prezzi di acquisto del gas algerino. Per quanto riguarda i prodotti di base sovvenzionati dello Stato, l’esecutivo ha previsto di stanziare 2,6 miliardi di dinari (769 milioni di euro) per i cereali, 375 milioni di dinari (110 milioni di euro) per l’olio vegetale, 524 milioni di dinari (155 milioni di euro) per il latte, 190 milioni di dinari (oltre 56 milioni di euro) per pasta e cuscus, 10 milioni di dinari (2,96 milioni di euro) per lo zucchero e 28 milioni di dinari (8,28 milioni di euro)  serviranno a calmierare i prezzi di quaderni e testi scolastici.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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