Elegia Americana, l’autobiografia di J.D Vance che tutti dovrebbero leggere per comprendere gli attuali Stati Uniti
‘I miei nonni sono senza dubbio la migliore cosa che mi sia mai capitata nella vita. Hanno dedicato gli ultimi due decenni della loro esistenza a mostrarmi il valore dell’amore e della stabilità e a insegnarmi quelle lezioni profonde che quasi tutti imparano dai loro genitori. Hanno fatto entrambi tutto ciò che potevano per farmi acquisire fiducia in me stesso e offrirmi le opportunità che mi avrebbero aiutato a realizzare il sogno americano’. Il fascino e il valore del best seller Elegia Americana di J.D Vance, candidato alla vice Presidenza degli Stati Uniti in ticket col l’ex Presidente Donald Trump, è contenuta tutta in queste righe che troviamo all’inizio dell’opera.
Se questa autobiografia è stata giudicata uno dei migliori testi per comprendere il primo mandato Trump, come spiegazione delle ragioni del massiccio voto del proletariato bianco arrabbiato e dimenticato del Mid West e delle aree interne degli Stati Uniti, Elegia Americana è sopratutto un’opera profondamente apartitica, un diario intimo di successi e fantasmi della vita di un giovane uomo: a dispetto di tutte le statistiche, J.D. Vance alla fine ce l’ha fatta.
Il libro è stato del resto scritto molto prima che l’avventura politica dell’autore cominciasse e il suo ‘essere arrivato’ significava prima di tutto una laurea in legge a Yale e un impiego che di solito è appannaggio dei figli della classe media, se non addirittura delle elité.
Le origini
Nelle prime pagine del libro Vance descrive la vita dei suoi nonni da giovani: una gravidanza negli anni della adolescenza della nonna (la neonata morì dopo una settimana di vita), la necessità di lasciare il Kentucky per l’Ohio (lo Stato delle grandi fabbriche della fiorente industria pesante negli anni ’50), i continui litigi violenti tipici della comunità ‘hillbilly’ (traducibile con ‘bifolchi’ , ‘grezzi’ n.d.r ). Nella storia dei nonni Vance si possono rintracciare, nel bene e nel male, tuttò ciò che condiziò la vita dei suoi familiari più stretti, a partire dalla inguaribile instabilità di sua madre, sfociata presto in tossicodipendenza e incapacità di legarsi stabilmente a partner maschili.
‘I problemi della comunità – scrive J.D. Vance – finivano per investirci. Le difficoltà della mamma non erano un caso isolato. Si riproponevano per migliaia di persone che, proprio come noi, si erano trasferite a centinaia di chilometri da casa in cerca di una vita migliore. Non si vedeva una fine. La nonna credeva di sfuggire alla povertà delle colline, ma la povertà – emotiva, se non finanziaria – l’aveva seguita‘. In questo passaggio dell’autore si può cogliere il senso di tutta l’opera : non può essere solo il Governo a risolvere i problemi dalla comunità ‘hillbilly’ offrendo opportunità di lavoro, perché esiste di fondo una cultura radicata che intrappola gli individui della comunità e li condanna a perpetrare gli stessi modelli sbagliati delle generazioni precedenti. ‘La politica può aiutare – scrive l’autore – ma non c’è governo che possa risolvere questi problemi al nostro posto‘.
La forza di risolvere i problemi
‘Non so quale sia esattamente la risposta, – precisa Vance – ma so che cominceremo ad averla quando smetteremo di dare la colpa a Bush o Obama o alle grandi aziende e ci chiederemo cosa possiamo fare per migliorare la situazione‘. Un esempio di questa convinzione l’autore la inserisce nella prime righe del libro attingendo ad una sua esperienza personale diretta: durante uno dei tanti lavori che Vance fece per pagarsi gli studi, conobbe una giovane coppia, un 19enne con fidanzata incinta, campioni di assenteismo e lunghe pause in bagno.
‘Il capo – racconta Vance – aveva offerto generosamente alla ragazza una posizione da rececptionist : doveva rispondere al telefono. Sia lui sia lei erano pessimi. La ragazza stava a casa ogni tre giorni senza mai avvisare. Bob si assentava almeno una volta la settimana ed era sempre in ritardo. Come se non bastasse andava in bagno tre o quattro volte al giorno, e vi si tratteneva più di mezz’ora‘.
I sussidi come lavoro
Un classico per molti ‘hillbilly‘ è ad esempio parlare molto di lavoro ma non aver praticamente mai lavorato in vita propria, campando di sussidi. La chiusura in Ohio e in altri Stati limitrofi delle grandi fabbriche negli ultimi decenni del secolo scorso (la ‘Steel Belt’ – cintura d’acciaio – divenuta presto ‘Rust Belt’– cintura di ruggine n.d.r) e la relativa disoccupazione dilagante, non ha fatto altro che ingigantire i problemi di una comunità già tendente a chiudersi e poi perdersi di fronte alle avversità.
Oggi quel disagio mai risolto, si traduce nella strage causata dalla droga sintetica fentanyl, la droga degli zombie. E’ Vance stesso a denunciare in varie parti del suo libro l’abisso tra questi fenomeni sociali e il fatto che gli Stati Uniti siano uno dei Paesi più ricchi e avanzati del mondo. Incontrando pochi anni fa un ragazzo 15enne problematico, che aveva vissuto i suoi stessi drammi familiari, Vance scrive: ‘Aveva fame. Nel 2014, nel paese più ricco del mondo, voleva ancora qualcosa da mangiare ma non osava chiederlo. Aiutaci, Signore’.
La scintilla di un possibile ragazzo perduto del MidWest
Che cos’è dunque che ha fatto la differenza per Vance, rispetto a tutti gli altri ragazzi perduti del proletariato bianco del MidWest? Come ammette lo stesso autore, il successo a volte è la combinazione di tante situazioni, incontri e combinazioni.
‘Quando ripenso alla mia vita – scrive nel finale del libro il candidato alla vice Presidenza americana – quello che salta immediatamente all’occhio è il numero di variabili che sono dovute entrare in gioco per darmi una possibilità. C’è stata la presenza costante dei miei nonni, anche quando mia madre e il mio patrigno sono andati ad abitare in un altro posto nel tentativo di tagliarli fuori. Nonostante il girotondo di figura paterne o aspiranti tali, sono stato circondato spesso da uomini gentili e affettuosi. Pur con tutti i suoi difetti, la mamma ha instillato in me un amore permanente per l’istruzione e per l’apprendimento. Mia sorella mia ha sempre protetto, anche quando ero molto più robusto di lei. Dan e la zia Wee mi hanno aperto le porte di casa loro quando ero troppo spaventato per chiederglielo. E, prima ancora, sono stati i miei primi veri esempi di un matrimonio felice e riuscito. Poi ci sono stati gli insegnanti, i parenti alla lontana e gli amici. Togliete anche una sola di queste persone dall’equazione, e sarei rimasto fottuto‘.
Ovviamente merito di J.D. Vance aver saputo prendere soprattutto i lati positivi delle persone e non quelli negativi. L’amatissima nonna , ad esempio, non era nota soltanto per il grande amore per il nipote, ma anche per la passione per le armi e per i gesti eclatanti: arrivò a gettare benzina e dare fuoco al marito assopito sul divano, a causa dell’ennesima serata alcolica con gli amici.
L’America non è solo Hollywood o la Silicon Valley
Vance non dà in questo libro ricette miracolose per risolvere i drammi dell’America povera bianca (definita dalle elité ‘white trash’, immondizia bianca n.d.r.) ma ha il merito di guardare coraggiosamente in faccia la realtà, una realtà vissuta sulla propria pelle, senza nascondere la polvere sotto il tappeto dell’ipocrisia. L’America non è solo Hollywood o la Silicon Valley, l’America profonda è fatta anche da tanto dolore, rabbia, violenza e morte. Ma la luce che emerge da un libro come Elegia Americana può sicuramente essere di grande ispirazione per molti a ritrovare la strada di casa.
Giornalista pubblicista dal 2000 presso l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, ha collaborato come cronista e commentatore politico coi quotidiani ‘TorinoCronaca’ , ‘laPadania’ , ‘RadioPadania’. Ha lavorato come addetto stampa presso diversi gruppi politici del Consiglio Provinciale di Torino, del Consiglio Regionale del Piemonte, del Ministero delle Attività Produttive ed è stato Portavoce del Presidente della Regione Piemonte dal 2010 al 2014. Esperto di comunicazione politica e di cultura ungherese, ha fondato e diretto il sito di notizie web PiemonteLife.it e ha pubblicato una raccolta di racconti tradizionali magiari.