Washington manda urgentemente a Kiev altre armi, ma sono comunque poche e strategicamente scarse

Washington manda urgentemente a Kiev altre armi, ma sono comunque poche e strategicamente scarse

25 Ottobre 2024 0

È arrivato l’annuncio da parte dell’amministrazione Biden di uno degli ultimi pacchetti straordinari di aiuti militari a Zelensky. Un regalo dell’ultimo minuto che appare generoso, ma che in realtà non ha né i numeri né la sostanza per imprimere una svolta alle operazioni delle Forze armate di Kiev. Non contiene infatti nessun game changer né quantità colossali di armi, ma solamente quanto basta per prolungare l’agonia ucraina.

L’annuncio

Il 16 ottobre il segretario di Stato Antony Blinken ha rilasciato un comunicato stampa in cui annunciava la fornitura a Kiev di nuovi significativi aiuti militari all’Ucraina. Ha spiegato che si tratta di un altro importante pacchetto di armi e materiali del valore di 425 milioni di dollari, che è stato messo insieme grazie alla cosiddetta autorità presidenziale di prelievo. È il Presidential Drawdown Authority from Department of Defense (PDA), la facoltà riservata al presidente di attingere agli arsenali nazionali per concedere armamenti a Paesi esteri. Nel comunicato si leggono poi i consueti slogan involontariamente orwelliani, secondo i quali tali armi servono a una pace giusta e duratura. Infine, come chiarito dal presidente Biden, gli Stati Uniti e la coalizione internazionale che abbiamo costruito continuerà a rimanere a fianco dell’Ucraina.

Il contenuto del pacchetto

Il pacchetto contiene diversi tipi di munizioni da artiglieria pesante. Anzitutto quelle per i sistemi di difesa terra-aria NASAMS, di realizzazione congiunta insieme alla Norvegia. Poi vi sono i missili RIM-7, sempre per l’antiaerea, e quelli per i lanciarazzi multipli HIMARS, oltre ai razzi terra-aria Stinger e a quelli anti-carro Javelin, entrambi impiegabili da spalla. Si aggiungono i proiettili da 105mm e da 155mm, le bombe a grappolo, i missili TOW a tracciamento ottico filoguidati, granate, armi leggere e altro ancora, compresi pezzi di ricambio e attrezzature varie.

Un’assenza grave

Nel comunicato si dice che le armi fornite occorrono urgentemente ai nostri partner ucraini per la loro difesa contro i continui attacchi russi. In tale lista, che sembra voler dare a Kiev ogni ben di Dio in termini di operazioni belliche, manca però proprio l’elemento che potrebbe ostacolare per davvero i pericoli posti dall’artiglieria russa. Un elemento che oggi in termini strategici sul teatro ucraino varrebbe da solo quanto tre o quattro degli armamenti del pacchetto. Si tratta dei sistemi di difesa anti-aerea Patriot coi relativi missili PAC-2. La loro assenza da questo invio di aiuti significa che Washington non ha abbastanza Patriot da concedere, posto che debba prima averne a sufficienza per i propri arsenali. Significa anche che gli USA non sono in condizione di produrne o di averne di più né adesso né nel prossimo futuro.

Non basterebbero comunque

L’attuale produzione è di circa 40 pezzi al mese. Gli USA non possono fabbricarne un numero sufficiente per darne a Zelensky e poi averne ancora per sé o per gli altri alleati in giro per il mondo. Per aumentare i volumi, la scorsa estate si erano quindi rivolti alla Mitsubishi Heavy Industries, che attualmente produce fino a 30 missili PAC-3 all’anno su licenza della Lockheed Martin. Quest’ultima aveva già espresso l’intenzione di far crescere il quantitativo annuale dei missili da 500 a 650, ma entro il 2027 (dunque ampiamente oltre le scadenze utili per Kiev). L’affare coi giapponesi comunque è saltato a causa del deficit di determinati componenti prodotti dalla Boeing. Il centro analisi Jamestown Foundation afferma che finora l’Ucraina ha ottenuto 365 PAC-2. Il fatto che la Russia abbia ancora adesso il dominio sui cieli ucraini significa che quel numero non è assolutamente bastato.

Nemmeno tanto bene coi NASAMS

Nella lista figurano le munizioni per i sistemi terra-aria a medio raggio NASAMS. Gli ucraini ne hanno ricevuti da fine 2022 e ne hanno già testato le prestazioni. Contro le bombe plananti UAB sembrano possano fare poco, così come contro i missili ipersonici Kinzhal. Si è visto che solamente i Patriot sono in grado di fermare l’artiglieria russa con qualche probabilità, mentre sull’efficacia dei NASAMS si è scatenata una vera e propria battaglia mediatica. I media ucraini e quelli occidentali naturalmente ne decantano l’eccezionalità e sminuiscono i risultati dichiarati dai comandi russi. Tuttavia vi sono state occasioni in cui hanno dovuto ammettere la distruzione di postazioni di difesa antiaerea ad opera dell’artiglieria ipersonica di Mosca, come lo scorso febbraio. E quando un Kinzhal colpì un Patriot, i militari americani dissero che non lo aveva annientato completamente, ma solo danneggiato o messo temporaneamente fuori uso.

I norvegesi si armano

Interessante notare come gli stessi norvegesi, che hanno concepito i NASAMS e che oggi li producono in collaborazione con gli americani, ritengano che tali missili non bastino nemmeno a loro. Evidentemente hanno un certo timore dei missili russi – sebbene la stampa occidentale li svaluti o li ridicolizzi – oppure non hanno una grande fiducia nei propri. Così, ad aprile Oslo ha approvato un aumento enorme delle spese militari e ha in programma addirittura di raddoppiare il numero dei NASAMS. È arrivato l’annuncio da parte dell’amministrazione Biden di uno degli ultimi pacchetti straordinari di aiuti militari a Zelensky. Un regalo dell’ultimo minuto che non contiene nessun game changer né quantità colossali di armi, ma solamente quanto basta per prolungare l’agonia ucraina.

Martin King
Martin King

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