L’impegno della Tunisia nel contrasto all’immigrazione clandestina è ancorato a principi umanitari, gli agenti della Guardia Nazionale sacrificano le proprie vite per salvare quelle altrui

L’impegno della Tunisia nel contrasto all’immigrazione clandestina è ancorato a principi umanitari, gli agenti della Guardia Nazionale sacrificano le proprie vite per salvare quelle altrui

21 Maggio 2024 0

La crisi migratoria rappresenta una sfida imponente per la Tunisia, a livello sociale, umanitario e di sicurezza. Il portavoce della Guardia Nazionale tunisina, Houssem Jebabli, ha dichiarato che i servizi di sicurezza hanno impedito a 21.400 persone di entrare illegalmente in Tunisia nei primi quattro mesi del 2024.

Gli enormi flussi migratori hanno causato tensioni ad Al Amra, nel governatorato di Sfax, il portavoce ha confermato che è stato necessario intervenire per sedare gli scontri tra migranti e la comunità ospitante, sottolineando che le agenzie di sicurezza hanno gestito la situazione in conformità con la legge.

Operazioni in corso per fermare l’illegalità

Jebabli ha dichiarato che le unità di sicurezza sono presenti sul posto per risolvere i problemi e arrestare chiunque sia coinvolto in atti criminali come prostituzione, vendita di alcol, droghe e prodotti del monopolio dello Stato.

Aggiungendo che oltre 2.500 irregolari hanno lasciato il Paese nordafricano tra gennaio e aprile, di cui 161 attraverso procedure di rimpatrio volontario in coordinamento con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). L’ufficiale ha inoltre ribadito che nei primi quattro mesi di quest’anno, la Guardia nazionale ha impedito 751 attraversamenti del Mediterraneo centrale dalle proprie coste.

Alcuni dati

Come riferito da “Agenzia Nova”, nello stesso periodo, sono stati intercettati e soccorsi in mare 21.545 migranti, un dato in aumento rispetto allo scorso anno mentre gli ingressi illegali via terra sono stati 1.967, con 21.462 migranti bloccati, (erano stati 5.256 nel 2023).

In diminuzione anche il numero di morti con 291 cadaveri recuperati, la maggior parte subsahariani, contro i 572 del primo quadrimestre del 2023. La Guardia nazionale ha anche arrestato nel periodo di riferimento 529 persone con l’accusa di facilitare, a vario titolo, l’immigrazione clandestina oltre a 261 indagate. Nel 2023, gli arrestati per traffico di esseri umani erano stati 203, e 121 gli indagati.

In aumento anche i sequestri operati nel 2024, in particolare sono stati confiscati 636 motori, 308 imbarcazioni, 146 automobili e le somme di 158.503 dinari tunisini (pari a circa 50 mila euro) e 8.225 dinari (duemila e 500 euro) in valute estere. Nel primo quadrimestre 2023, erano stati sequestrati 364 motori, 219 imbarcazioni, 58 automobili e le somme di 166.193 dinari tunisini (55 mila euro) e circa quattromila euro in valute estere.

Il richiamo dell’Italia

Una crisi dunque che vede la Guardia Nazionale tunisina, con le sue unità di intelligence, pronto intervento e squadre nautiche, incessantemente impegnata a salvare vite in mare, ricercare dispersi e sedare eventuali tensioni. Perché arrivando in Tunisia, i migranti vedono l’Italia così vicina e sono pronti anche a gesti estremi pur di raggiungere le coste europee.

Molotov, bombe artigianali, coltelli e armi bianche sono state rinvenute a bordo di alcuni barchini in ferro fermati dagli agenti di sicurezza della Tunisia che mettono a rischio e sacrificano la loro stessa vita per salvare quella altrui. Un problema, come dicevamo, non solo di sicurezza ma anche sociale e umanitario che richiede uno sforzo congiunto di tutti i ministeri, Interno, Difesa, Salute e Affari Sociali.

La spinta dei paesi dell’Africa sub-sahariana

Alla fine di aprile, un certo numero di migranti irregolari provenienti da paesi dell’Africa sub-sahariana sono stati trasferiti dagli agenti di sicurezza da Jebiniana e El Amra, sempre a Sfax, dopo le tensioni tra clandestini, immigrati e polizia nonché con la comunità ospitante, condotta all’esasperazione dalla presenza di immigrati che trovano rifugio in edifici abbandonati o in costruzione, finendo talvolta a svolgere attività illegali come furti e spaccio per sopravvivere come avviene in molti casi in Italia. Un massiccio intervento di sicurezza è stato reso necessario per proteggere i diritti degli abitanti di queste città, dimostrando che la Tunisia non esita ad imporre e mantenere la pace sociale.

Il 29 aprile 2024, le brigate antiterrorismo (BAT), unità speciali della polizia tunisina, i cui membri sono noti come “tigri nere”, sono riuscite a portare a termine con successo un’operazione di sicurezza qualitativa in un complesso in costruzione di un quartiere popolare nei pressi di Sfax, dove erano asserragliate dozzine di migranti subsahariani irregolari, in attesa di attraversare il Mediterraneo verso le coste italiane.

Forti tensioni

Una cinquantina di subsahariani hanno minacciato di gettarsi dal tetto all’arrivo delle forze di sicurezza intervenute per lo sgombro. Le forze speciali hanno completamente evacuato l’edificio e la situazione è ritornata alla normalità. Secondo fonti locali, le località di Jebiniana e El Amra sono teatro di scontri occasionali e di un clima di tensione in coincidenza con la presenza di un vasto numero di migranti irregolari subsahariani.

Sono state registrate denunce di attacchi alla proprietà, in particolare ai terreni agricoli e vandalismi. A volte gli agenti della Guardia Nazionale sono stati vittime di lanci di pietre e bottiglie, ma tuttavia non hanno mai ricorso alla violenza, perché consapevoli delle indicibili storie dei migranti che percorrono spesso lunghi tragitti prima di raggiungere il sud della Tunisia.

Un approccio multidisciplinare

Per questo, il Paese sta adottando un approccio multidisciplinare nella gestione del fascicolo migranti. Il sottosegretario presso il ministero degli Esteri della Tunisia, Mounir Ben Rjiba, ha indicato che ci sono sforzi diplomatici in corso per raggiungere accordi con i paesi africani per incoraggiare il ritorno volontario dei migranti irregolari.

Il numero delle richieste di ritorno nei propri Paesi di origine è in costante aumento, così come i rimpatri e le operazioni delle agenzie di sicurezza atte a contrastare i tentativi di migrazione irregolare.

In un’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare presso l’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp), al Bardo, Rjiba ha illustrato giovedì la strategia nazionale per combattere l’immigrazione irregolare, basata sul coordinamento tra diversi soggetti, tra cui paesi europei e organizzazioni internazionali, evidenziando che la Tunisia si trova ad affrontare la crisi migratoria a causa della sua posizione geografica e, in particolare, la sua vicinanza allo spazio europeo.

Cause internazionali

Il sottosegretario ha inoltre fatto riferimento alle circostanze internazionali che hanno contribuito alla diffusione di questo fenomeno, in particolare la situazione politica e di sicurezza di numerosi paesi nel Sahel, oltre al venir meno del ruolo di alcune nazioni africane nel frenare l’immigrazione clandestina e nel combattere la tratta di esseri umani come Niger e Sudan, rivelando la dimensione politica internazionale dietro questo fenomeno.

 Tunisi ribadisce dunque il suo impegno nell’affrontare tale fenomeno e il rispetto degli impegni internazionali improntati al rispetto dei diritti umani, senza diventare il guardiano delle frontiere meridionali dell’Europa, riaffermando inoltre la necessità di affrontare le cause profonde della migrazione e di considerare diverse soluzioni per ridurre la portata di questa crisi divenuta allarmante sul piano securitario, sociale e sanitario, per cui i parlamentari hanno chiesto la “chiusura urgente delle frontiere terrestri per far fronte agli immigrati sul territorio della Tunisia e porre fine agli arrivi massicci”.

La visita del premier Giorgia Meloni

Il presidente della Tunisia, durante la visita della premier Meloni del 17 aprile scorso, ha espresso chiaramente il rifiuto a trasformare la Tunisia in una destinazione o un punto di passaggio per i migranti irregolari, invitando le parti interessate ad adottare un approccio collettivo alla questione migratoria e a combattere le reti del traffico di esseri umani e di organi nel sud e nel nord del Mediterraneo, ricordando, tra l’altro, che la

Tunisia, che si aggrappa ai valori umani, ha compiuto grandi sforzi per prendersi cura dei migranti irregolari, ma non può, come ogni paese basato sullo Stato di Diritto, accettare situazioni illegali sul proprio territorio.

Ha sottolineato inoltre che “gli immigrati irregolari sono vittime di un sistema economico globale, di cui la Tunisia non è una delle cause, bensì una delle vittime“, aggiungendo infine che “questi flussi verso il nostro Paese, in questo modo, indicano chiaramente l’esistenza di organizzazioni che li sostengono“.

Una lotta a 360 gradi contro i trafficanti

A tal proposito, il Paese nordafricano sta anche cercando di sgominare non solo i network criminali attivi nel favorire l’immigrazione clandestina, come costruttori di barchini in ferro e mediatori, ma anche le associazioni che ricevendo enormi somme di denaro dall’estero, le utilizzano per altri scopi ben diversi da quelli dichiarati. Oltre 2,3 miliardi di dinari (690 milioni di euro) è il valore dei finanziamenti esteri concessi ad un certo numero di associazioni tunisine dal 2011 al 2023, secondo un rapporto preparato dalla commissione di analisi finanziaria su richiesta del presidente Saied, che in un video di un recente incontro diffuso da Cartagine, con la ministra delle Finanze, Sihem Boughdiri Namsia, ha rivelato che questo dossier riguarda soltanto le associazioni che hanno ricevuto dall’estero somme superiori a 150 mila euro, sottolineando la necessità di monitorare tale situazione.

Precedentemente, il capo dello Stato ha espresso perplessità circa un invito a presentare proposte da parte di una “associazione per la protezione dei migranti” su un quotidiano nazionale, sottolineando che la Mezzaluna rossa tunisina è in grado di fornire tutta l’assistenza necessaria e che ci sono norme e leggi riguardanti la presenza degli stranieri in Tunisia che vanno rispettate ed applicate. Saied ha dichiarato che “è impossibile che le associazioni si sostituiscano allo Stato” e, parlando dell’asilo in Tunisia, il presidente della Repubblica ha affermato che enti come l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Unhcr hanno fornito ai richiedenti solamente “semplici dichiarazioni”, ribadendo la necessità che tutte le associazioni e le organizzazioni attive in questo settore si confrontino con un unico soggetto e indirizzo, ossia lo Stato tunisino.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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