Trickel-down economics: innovazione di parole o fallimento?
Stiamo a discutere in continuazione di innovazione, specialmente quella tecnologica, scoprendo che è alla base del corretto funzionamento dei sistemi di crescita economica.
Le innovazioni storiche
Non è una novità, ma è l’insegnamento della storia a partire dalle piramidi egizie, del cui modo di costruzione ancora si discute. Prima del motore a vapore e dell’elettricità, fra le innovazioni tecnologiche maggiormente determinanti della storia vi fu nel Cinquecento l’innovazione marittima e dei cannoni, che ha cambiato il mondo nei trecento anni successivi e che ha reso possibile la supremazia mondiale dell’Europa. Fu proprio grazie a nuovi tipi di veliero che gli Stati europei poterono varcare i mari e scoprire nuove terre. Fu coi nuovi cannoni adatti ai velieri che si assicurarono un incontrastato dominio sugli oceani e poi sulla terra.
L’Europa riuscì ad aprirsi la strada verso le lontane isole delle spezie, a ottenere il controllo delle rotte più importanti, a fondare imperi coloniali, trasformandosi in civiltà audace e aggressiva. È un tema trattato da Carlo Cipolla, che nel suo saggio “Vele e cannoni” illumina il rapporto fra progresso tecnologico e fattori economici, sociali e politici.
Distruzione creativa
Nel mondo economico e della produzione “tutto è continua innovazione, date le varie condizioni di conoscenza in cui diviene, conoscenze incerte, continuamente mutevoli e variamente interpretate nel tempo per cui l’attività di azienda si compone in un sistema che diviene in condizioni dinamiche…
Le innovazioni mirano ad assicurare alle imprese che le pongono in essere una composizione più conveniente del loro sistema di valori rispetto a quello delle altre imprese che di tali innovazioni debbono subire le conseguenze..” come scrivevo nel 1980 ne L’innovazione tecnologica nelle aziende di produzione (Edizioni Università L. Bocconi) anticipando la “novità” della distruzione creativa che ha reso noti i Nobel 2025 per l’Economia. Ma oltre alle tecnologiche vi sono anche le innovazioni di parola, che danno spazio a concetti vecchi e superati dai fatti ma che continuano a prosperare nella mancanza di conoscenza e nella debolezza della memoria.
Trickle-down economics
Fra questi detti ha ripreso spazio la trickel-down economics, di cui l’attuale situazione economica decreta il fallimento. Il termine trickle-down in italiano si traduce con cascata, gocciolamento, percolazione o ricaduta. In economia con esso intende un’idea di sviluppo economico – in voga soprattutto negli USA – che si basa sull’assunto secondo il quale i benefici economici elargiti a vantaggio dei ceti abbienti (in termini di alleggerimento fiscale) favoriscono necessariamente l’intera società, comprese la classe media e le fasce di popolazione più marginali.
Tale teoria trascura di valutare l’abbattimento dei fenomeni di povertà e disoccupazione legati a una percentuale di crescita dell’economia anche elevata, tale da indurre l’idea di un supposto miglioramento complessivo della situazione economica di un Paese. La storia dimostra che ciò non è mai vero né funzionante nei fatti.
Laissez-faire
L’idea associata alla reaganomics e al liberismo incontrollato del laissez-faire, in particolare alle riduzioni fiscali e alle privatizzazioni che ha guidato sia Reagan che la Thatcher, era stata da tempo oggetto di critica da parte di Keynes. Nel suo lavoro “La fine del laissez-faire” del 1926 richiamava la mano invisibile di Adam Smith e l’utilitarismo di Benthame. Concludeva così: Liberiamoci dai principi metafisici del liberismo – Non è una deduzione corretta dai principii di economia che l’interesse egoistico illuminato operi sempre nell’interesse pubblico. L’evoluzione darwiniana, basata sulla sopravvivenza del più adatto attraverso la morte, la fame e la carestia, non è affatto un buon modello per le società umane.
La storia sta dimostrando nei fatti il fallimento del laissez -faire e quindi del trickel-down economics con la più grande estensione di disuguaglianza nella storia, di povertà e di disoccupazione dopo un affogamento nel più disperato e disperante trickel-down che sotterra i principi su cui è stato diffuso.
Il contrario di ciò che deve fare
La crescita economica e la detassazione dovrebbero, secondo i suoi teorici, generare a cascata benefici su tutti, sia sulla classe media che su quella più depressa. Ma la realtà è la negazione di un assunto mortale. Proprio Trump col suo One Big Beautiful Bill Act segue questa logica, ma arricchendo i più ricchi e impoverendo i più poveri facendo quindi l’esatto contrario di quello che doveva fare. Così i disagi sociali manifestati anche con lo shutdown che ha ingessato il bilancio USA lasciando a casa senza lavoro e stipendio centinaia di migliaia di persone e innescando con la Guardia Nazionale una sorta di legge marziale. Il problema degli Stati Uniti è l’abbattimento di un debito monstre di 40.000 miliardi di dollari, generato dal laissez-faire di quella finanza senza controlli che li sta conducendo alla fase finale.
Male anche in Italia
Anche noi in Italia sembriamo mostrare un forma di inseguimento al trickel-down con la manovra di bilancio e con dichiarazioni preoccupanti per una debole conoscenza dei problemi economici. Il PIL, se cresce, e la detassazione, se diminuisce, dovrebbero generare un maggiore equilibrio economico fra le varie classi che però si stenta a vedere. Invece c’è una maggiore preoccupazione perché si vede il PIL stagnante, la povertà e la disoccupazione in aumento così come la disuguaglianza: cioè l’esatto contrario degli assunti di base.
Prima di andare diretti verso il caos sarebbe ora di ragionare con la nostra storia che non è fatta di trickel-down, ma di buon senso delle vecchie generazioni, le quali mettevano il fieno in cascina e non riempivano di vino nuovo le botti vecchie. In altri termini, non si facevano incantare da innovazione di colore di parole e non di sostanza. Oggi è necessario tornare alle radici e da esse ripartire, come facemmo magistralmente nel dopoguerra proprio per evitare gli “sgocciolamenti” (trickel-down) di debito e di insipienza.

È Dottore commercialista, revisore contabile e Professore ordinario di Economia Aziendale, Università Bocconi. Docente senior dell’Area Public Management & Policy della SDA Bocconi. Ha insegnato presso l’Università di Parma e Trento. È stato visiting professor alla Harvard Business School e alla Harvard School of Public Health.
Ha rivestito il ruolo di membro della Commissione sul riordino dei sistemi di controllo presso il Dipartimento della Funzione Pubblica; componente dell’Accademia Italiana di Economia Aziendale e della Società Italiana di Storia della Ragioneria; membro del Comitato scientifico nazionale di Legautonomie; membro del Comitato scientifico dell’European Centre for Public Affairs, Bruxelles; membro del Consiglio Generale della Fondazione Cari-Parma e membro del Comitato editoriale delle riviste Azienda Pubblica ed “Economia & Management”.
Membro del Comitato Scientifico Editoriale della Rivista “Azienda Pubblica”, Maggioli Ed., Rimini , della Rivista “Economia & Management” RCS Ed. Milano, “Quaderni di ricerca sull’Artigianato”, Mestre , della rivista “Finanza” , Roma, Membro del comitato scientifico della rivista “I controlli nelle società” dell’Ordine dei Dottori commercialisti di Milano.
E’ stato membro della Commissione sui principi contabili delle amministrazioni pubbliche presso il Ministero dell’Interno


