Primi bilanci della controffensiva ucraina: scarse conquiste a prezzo di enormi perdite

Primi bilanci della controffensiva ucraina: scarse conquiste a prezzo di enormi perdite

21 Giugno 2023 0

Preannunciata con largo anticipo, rimandata, smentita e infine attuata lentamente: per la controffensiva ucraina è già arrivato il momento dei primi bilanci. I dati delle perdite ucraine e delle riconquiste territoriali ottenute da Kiev provengono da fonti differenti e divergono sui dettagli, ma la sostanza è la medesima: un numero altissimo di mezzi distrutti e di soldati morti, a fronte di avanzamenti territoriali risibili.

Le valutazioni degli analisti americani

Si sono già espressi sulla questione due analisti americani piuttosto noti. Il primo è Larry Johnson, ex collaboratore CIA, secondo cui le elevate perdite ucraine sulla direttrice est di Zaporizhzhia costituiscono il segnale del “fallimento imminente” del contrattacco. Si può dedurre come le Forze armate di Kiev siano vicine al crollo constatando anzitutto la quantità di carri e di veicoli distrutti o resi inutilizzabili. I comandi ucraini hanno sbagliato a sopravvalutare la propria capacità di penetrazione rapida attraverso le linee russe.

Johnson spiega che agli ucraini è mancata un’adeguata copertura aerea per le unità meccanizzate e per la fanteria, a cui si aggiunge la scarsità di artiglieria mobile e di contraerea. Secondo i suoi calcoli, in questo momento le perdite ucraine sono di otto, nove o addirittura dieci volte maggiori rispetto a quelle russe. Con cifre del genere, è lecito attendersi che Kiev sospenda le sue operazioni per la semplice ragione che ha finito tutto ciò che poteva mettere in campo.

L’opinionista americano John Varoli, che ha una lunga esperienza di corrispondente dalla Russia per testate come Bloomberg News e The New York Times, sostiene che i russi abbiano fatto infuriare “le élite di Washington”. La loro colpa è di aver mostrato a tutto il mondo come la tanto sbandierata controffensiva ucraina sia in completo sfacelo.

L’Occidente sta perdendo la faccia: centinaia di miliardi che il fronte euroatlantico ha regalato a Kiev sono stati bruciati in un paio di settimane di campagna fallimentare. Varoli spiega che Putin ha messo in ridicolo la NATO di fronte al mondo intero nel momento in cui, parlando alla sessione plenaria del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, ha citato le perdite subite dalle Forze armate ucraine.

Le dichiarazioni di Putin allo SPIEF

Oltre alle dichiarazioni nel corso dello SPIEF, il Forum economico di San Pietroburgo, Putin ha aggiunto che le perdite russe sono dieci volte inferiori a quelle ucraine, da lui definite quasi come “catastrofiche”. Secondo il presidente russo, il problema di Kiev è di non poter rimpiazzare ciò che ha perso. Se da un lato è comprensibile che abbia perdite minori chi gioca in difesa – e in questo caso sono i russi – è altrettanto vero che le perdite di Kiev ormai superano una proporzione che sia sostenibile dalla struttura militare ucraina.

Guardando ai soli dati disponibili al momento, dice Putin, durante la controffensiva gli ucraini hanno già perso 160 carri armati e più di 360 veicoli corazzati, che costituiscono quasi un terzo degli aiuti militari inviati dagli alleati. Di questo passo, non avendo nient’altro a disposizione se non quello che viene fornito gentilmente da Washington e Bruxelles, gli ucraini finiranno presto gli strumenti per combattere.

Secondo analisti militari occidentali, nei 15 mesi di conflitto l’Ucraina ha mostrato complessivamente prestazioni migliori rispetto alle forze russe, ha costretto Mosca ad abbandonare la presa su città importanti come Kharkov e Kherson e l’ha tenuta impegnata a lungo nella sanguinosa battaglia di Bakhmut. Alla fine, però, gli ucraini hanno perduto Bakhmut e hanno quasi terminato le scorte, sia quelle nazionali che quelle date dalla NATO.

Cosa dicono le fonti di Londra e quelle di Kiev

Il premier britannico Rishi Sunak ha telefonato a Zelensky per complimentarsi dei “buoni progressi” compiuti finora dalla controffensiva. Leggendo le dichiarazioni ufficiali di Londra, però, si capisce la vacuità e il puro intento propagandistico di tali parole. Le fonti britanniche specificano infatti che si tratta di piccoli avanzamenti” rallentati dalle “relativamente efficaci operazioni difensive” dei russi.

L’intelligence militare di Londra parla di otto villaggi “liberati” a sud e sottolinea come le perdite russe siano al loro picco massimo dopo Bakhmut. Precisa tuttavia che ad aver subito perdite elevate sono stati pure gli ucraini. Anche Kiev dice di aver ripresso il controllo su otto villaggi e su un totale di 113 chilometri quadrati di territorio. Sembra un successo davvero molto modesto se confrontato alle perdite rilevate dalle fonti russe e dagli analisti americani indipendenti.

Il viceministro ucraino della Difesa Hanna Maliar ha spiegato che i soldati stanno trovando forte resistenza soprattutto sulla direttrice est, quella della città “simbolicamente importante” di Bakhmut. La sua importanza oggi viene etichettata soltanto come simbolica, ovviamente, poiché è caduta nelle mani dei russi. Se fosse rimasta in mano a Kiev, probabilmente ne parlerebbero come di un nodo strategico fondamentale (come peraltro si diceva sui giornali occidentali nelle prime fasi della battaglia).

Nel complesso, Maliar parla di una situazione difficile per l’esercito ucraino, al quale i russi stanno rispondendo con ancora più artiglieria e uomini sulla linea di difesa e stanno passando in alcuni casi all’attacco.

Domande scomode a Stoltenberg

Nella conferenza stampa che precede il vertice ministeriale dei membri della NATO, il segretario dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg ha commentato il presente e il futuro dell’esercito ucraino. Come da copione ha elogiato il coraggio e la tenacia dei soldati ucraini, ma per quanto riguarda la controffensiva ha detto che è ancora presto per sapere se si tratta di un punto di svolta del conflitto. Tuttavia, dice che quanto più territorio Kiev riprende, tanto migliore sarà la sua posizione al tavolo delle trattative.

Stoltenberg accenna così a futuri negoziati e suggerisce come obiettivo per l’Occidente più che la vittoria totale che vuole Zelensky, la garanzia di condizioni realistiche per la sicurezza dell’Ucraina. Un corrispondente dell’ANSA gli ha chiesto quali sono le vere aspettative dei Paesi NATO sulla controffensiva e se hanno una visione condivisa su quale risultato si debba considerare come un successo. Inoltre gli ha chiesto se non dia preoccupazione il fatto che i russi abbiano distrutto o catturato diversi carri Leopard e Bradley, potendoli così ispezionare e analizzare.

Per Stoltenberg, nessuno oggi può prevedere gli sviluppi sul campo (…) è impossibile per chiunque dire con esattezza cosa accadrà nei prossimi giorni o settimane. Si sa soltanto che gli ucraini hanno fatto degli avanzamenti, mostrando professionalità e dedizione. Le loro prestazioni sono superiori alle aspettative, soprattutto nei mesi passati. Ma con una controffensiva dalla superficie così estesa e nonostante gli equipaggiamenti forniti dalla NATO, nessuno si aspetta che vi debbano essere “zero perdite”. In realtà, almeno in Ucraina tanti sapevano che la controffensiva avrebbe causato troppe morti inutili e non avrebbe ottenuto alcun vero successo. Alcuni politici dicono apertamente che le ripercussioni di questo fallimento potrebbero portare a rivolte interne o addirittura a un golpe.

Ucraina nella NATO? Ancora no

In vista del summit di luglio che si terrà a Vilnius in Lituania, Stoltenberg anticipa che l’Alleanza Atlantica manderà un forte messaggio di sostegno e di solidarietà all’Ucraina. Perciò niente adesione, ma solamente aiuti e incoraggiamenti. Il futuro di Kiev è certamente nella NATO, ribadisce il segretario generale, ma senza specificare quando arriverà tale futuro.

Kiev non sarà ancora invitata a far parte dell’Alleanza: lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz dopo un incontro con Stoltenberg, con il quale ha discusso la maniera di rendere l’Ucraina più vicina alla NATO. Pure Scholz, come fanno sempre gli americani, dice che la Germania è pronta a stare al fianco dell’Ucraina “per tutto il tempo necessario”. Preannunciata con largo anticipo, rimandata, smentita e infine attuata lentamente: per la la controffensiva ucraina è già arrivato il momento dei primi bilanci.

I dati delle perdite ucraine e delle riconquiste territoriali ottenute da Kiev provengono da fonti diverse, ma la sostanza è la medesima: un numero altissimo di soldati morti e mezzi distrutti, a fronte di avanzamenti territoriali risibili.

Martin King
Martin King

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