“Pattugliare i confini con Niger, Ciad e Sudan darebbe risultati migliori nel contrasto all’immigrazione clandestina”. Intervista al sindaco di Ubari Ahmed Matko Nino
“Chiediamo alla comunità internazionale, e in particolare ai Paesi che intervengono in Libia, di lasciare che il popolo libico gestisca i suoi problemi da solo. Il Consiglio di sicurezza deve adottare nuove risoluzioni, come è avvenuto all’inizio della crisi libica, per porre limiti agli interventi stranieri. Il popolo libico può capirsi e risolvere i propri problemi da solo”. A dirci questo è Ahmed Matko Nino, sindaco del comune di Ubari, che abbiamo raggiunto per discutere di varie circostanze che la storica regione meridionale della Libia, il Fezzan, sta attraversando.
Signor sindaco, innanzitutto mi lasci ringraziarla per aver accettato questa intervista. Come valuta il ruolo della comunità internazionale e in particolare dei paesi europei in Libia?
“La comunità internazionale non è riuscita a trovare una soluzione alla crisi e la sua performance non è buona in Libia. Se la Comunità Internazionale avesse fatto bene la sua parte, i libici non avrebbero raggiunto la situazione attuale. Dopo l’uccisione di Gheddafi, hanno abbandonato i libici. Tutto ciò che è accaduto in Libia è stato causato dalla comunità internazionale. Anche i libici che hanno portato avanti la Rivoluzione sono stati sostenuti dalla comunità internazionale, salvo poi le armi in circolazione per le strade del Paese. Tuttavia, grazie a Dio, il popolo libico ha affrontato tutto ciò razionalmente. Sono sicuro che se la stessa situazione si verificasse in altri paesi, i risultati sarebbero molto peggiori”.
Quali sono i suoi consigli per arginare il fenomeno dell’immigrazione clandestina? Ubari è interessata dai flussi migratori?
“La regione è gravemente colpita dal fenomeno dell’immigrazione clandestina. Questa crisi dovrebbe essere fermata dall’impegno internazionale con i libici che in realtà hanno risorse limitate per affrontarla da soli. Il lungo confine sahariano dovrebbe essere gestito. Occorre affrontare la migrazione illegale dai confini nigeriano, ciadiano e sudanese. I pattugliamenti marittimi europei sarebbero stati meglio posizionati all’interno dei confini con Niger, Ciad e Sudan per ottenere risultati migliori e ridurre i flussi migratori incontrollati”.
Qual è la situazione generale nella città di Ubari?
“La situazione generale a Ubari è abbastanza ragionevole. Non ci sono problemi particolari e la situazione della sicurezza è stabile”.
Quali sono le principali sfide che il Comune deve affrontare?
“Il problema più grande per la Libia meridionale in generale è quello del carburante che ha portato a standard di vita più cari e prezzi più elevati. La fornitura statale di carburante arriva in pochissime quantità e la maggior parte del carburante utilizzato nella regione proviene dal mercato nero, il che ha causato un aumento dei prezzi”.
La divisione politica tra Dabaiba e Bashagha ha influenzato in qualche modo le attività della Municipalità?
“Non ci sono ancora problemi e non ci sono pressioni dirette ai comuni per l’esistenza di due Governi. Siamo municipalità e, in quanto tali, siamo considerati enti di servizio; non abbiamo niente a che fare con le divisioni politiche”.
Ci sono stati cambiamenti nella lotta al contrabbando di petrolio dopo l’incidente della petroliera Bent Bey?
“Per un po’ c’è stato un supporto per la fornitura di carburante, ma tale sostegno non è continuativo. La situazione è tornata come prima con il carburante che arriva in quantità molto limitate”.
Come sono andati i suoi incontri a Tripoli? Di cosa ha discusso ieri con il Governo di Unità Nazionale?
“Abbiamo discusso di problemi che preoccupano le municipalità, come delle acque reflue e dei combustibili nel sud. Ci è stato promesso supporto e assistenza in modo accessibile e conveniente”.
Qual è l’equilibrio di potere tra Dabaiba, Bashagha, Haftar e Saif Al-Islam Gheddafi in Ubari?
“Questo è qualcosa che può essere determinato solo dalle urne e dalle elezioni. Non so dire chi è più o meno popolare ma sono tutti libici e fanno parte di questo Paese”.
Cosa ne pensa delle visite di Haftar a Ghat e Brak Shati?
“C’è un problema se Haftar visita queste aree? È un cittadino libico come gli altri che le hanno visitate prima di lui. In precedenza, anche Sarraj ha fatto una visita al Sud. La nostra regione accoglie qualsiasi cittadino libico nel suo Paese e come ho sottolineato prima, noi comuni siamo lontani dalle divisioni politiche”.
Crede che ci stiamo avvicinando a un nuovo conflitto armato nella lotta per il potere?
“No, non credo, almeno si spera. I libici hanno imparato dalle lezioni precedenti e sanno che non ha senso combattere tra loro”.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.