Nuovi casi di vaiolo delle scimmie in Kenia e Repubblica centrafricana, ecco perché il virus fa paura
Kenia e Repubblica centrafricana hanno annunciato l’emergere di nuovi casi del vaiolo delle scimmie mentre le autorità sanitarie africane stanno compiendo sforzi incessanti per arginare la diffusione della malattia in un’area priva di vaccini.
Nairobi ha confermato un nuovo focolaio dell’epidemia, dopo aver scoperto un caso di infezione in un viaggiatore proveniente dall’Uganda in Ruanda, in un punto di confine nel Kenya meridionale. Anche la Repubblica centrafricana ha registrato un nuovo caso di virus, indicando l’esistenza di un nuovo focolaio.
Una preoccupazione crescente
Pierre Somsi, ministro della sanità pubblica della Repubblica centrafricana, ha dichiarato:
siamo profondamente preoccupati per i casi di vaiolo che stanno dilagando nel paese.
La Repubblica Democratica del Congo è stato il paese più colpito del continente africano registrando più di 12.000 casi e almeno 470 decessi.
In che cosa consiste il virus
Secondo l’istituto superiore di sanità italiano si tratta di un’infezione zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo) causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (Poxviridae) ma che si differenzia da questo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca.
Secondo l’istituto superiore di sanità italiano si tratta di un’infezione zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo) causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (Poxviridae) ma che si differenzia da questo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca.
Il nome deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. Nelle aree endemiche è trasmesso all’uomo attraverso un morso o il contatto diretto con il sangue, la carne, i fluidi corporei o le lesioni cutanee di un animale infetto.
Quando è stato isolato per la prima volta?
Il virus è stato identificato per la prima volta come patogeno umano nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Dalla sua scoperta, casi umani sono stati riportati in diversi paesi africani. Attualmente la malattia è endemica in Benin, Camerun, Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Gana (solo casi in animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone, e Sud Sudan.
Dall’inizio di maggio al 7 luglio sono stati segnalati casi in 26 paesi dell’Ue e dello Spazio Economico Europeo (4908 casi). Nell’epidemia attuale nei paesi non endemici la maggior parte dei casi è stata identificata nei maschi tra 18 e 50 anni, principalmente in persone omosessuali (Msm, men who have sex with men).
Le ragioni della trasmissione
Particolari pratiche sessuali hanno facilitato la trasmissione del virus tra gruppi Msm con partner multipli, tuttavia potenzialmente sono possibili casi di trasmissione in altri gruppi di popolazione. In base alle evidenze riportate la probabilità che il Mpx si diffonda in network di persone che hanno partner sessuali multipli è considerata alta, mentre quella di diffusione nella popolazione generale è molto bassa.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l’epidemia in corso ‘Emergenza di salute pubblica internazionale (Pheic)’.
I sintomi
Nell’uomo si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, rigonfiamento dei linfonodi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. La malattia generalmente si risolve spontaneamente in 2-4 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario.
Fino a questo momento la maggior parte dei casi ha avuto sintomi lievi con un decorso benigno. Tuttavia, il vaiolo delle scimmie può causare una malattia più grave soprattutto in alcuni gruppi di popolazione particolarmente fragili quali i bambini, donne in gravidanza e persone immunosoppresse.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.