“Nessuna terza via possibile in Libia, accordo con HCS o sistema federale” Intervista ad Al-Mahdi Masoud Al-Aawar

“Nessuna terza via possibile in Libia, accordo con HCS o sistema federale” Intervista ad Al-Mahdi Masoud Al-Aawar

11 Ottobre 2022 0

La Camera dei Rappresentanti libica (HoR) è stata eletta nel 2014 per un mandato di quattro anni e l’Alto Consiglio di Stato (HCS), che è l’organo ereditario del Congresso Nazionale Generale, è stato eletto quasi dieci anni fa nel 2012. Finora, la dirigenza delle due Camere non è riuscita a mettersi d’accordo sulle questioni in sospeso e le elezioni, programmate per il 24 dicembre 2021, non si sono svolte. Nonostante gli sforzi della comunità internazionale, il parlamento libico, invece di concentrarsi su una solida base costituzionale, ha nominato nel marzo 2022, un nuovo governo, guidato dall’ex ministro dell’Interno, Fathi Bashagha, mentre l’esecutivo di Abdul Hamid Dabaiba era ancora in carica. Cerchiamo di esplorare il punto di vista del parlamento libico e le possibili vie d’uscita dall’attuale stallo politico, in questa intervista con Al-Mahdi Masoud al-Aawar, presidente della Commissione Finanza del Parlamento, capo del Consiglio parlamentare del Fezzan, vice-Presidente della Commissione per l’Economia e gli Investimenti del Parlamento, Membro della Camera dei Rappresentanti libica, Settimo Distretto, Regione di Umm Al-Aranib.

Infografica – La biografia dell’intervistato Al-Mahdi Masoud al-Aawar

Grazie On. Al-Aawar per aver accettato questa intervista. Come stanno andando le discussioni tra la Camera dei Rappresentanti (HoR) e l’Alto Consiglio di Stato (HCS) sulla base costituzionale?

“In passato ci sono state discussioni ma questi colloqui sono attualmente in stallo a causa dell’intransigenza dell’Alto Consiglio di Stato e della mancanza di accordo su una certa norma costituzionale. I presidenti dei due consigli si sono incontrati più di una volta in Egitto. Raggiungono un accordo e poi il signor Khaled al-Meshri annulla tutto dopo aver contattato le parti internazionali e locali. Esistono alternative e la Camera dei Rappresentanti si sta attualmente aggrappando alle disposizioni dell’accordo e sta cercando di applicarle. Settantaquattro membri dell’HCS sono attualmente in linea con l’HoR, ma l’intransigenza della sua presidenza e il controllo del consiglio hanno causato il mancato raggiungimento di un consenso finale. Tuttavia, ci sono continui sforzi per raggiungere un accordo. In caso contrario, abbiamo tutte le alternative e le più recenti proposte sono il ritorno alla Costituzione del 1951, il cosiddetto sistema federale o il sistema delle tre province (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan)”.

Recentemente il Parlamento ha anche adottato una decisione di accogliere favorevolmente le dimissioni di alcuni membri e ha revocato l’adesione ad alcuni parlamentari che ricoprono altri incarichi nelle istituzioni libiche. Perché solo ora?

“Le dimissioni sono attualmente presentate da membri del governo di Fathi Bashagha, in particolare dal dottor Hamid Huma e dallo stesso Fathi Bashagha. La legge è chiara ed esplicita secondo il documento di febbraio: un membro della Camera dei Deputati non ha diritto a ricoprire nessun altro incarico finché resta in carica”.

Cosa ne pensa del recente Memorandum of Understanding firmato dal governo di unità nazionale con la Turchia?

“La mia opinione è quella dei libici e del mondo intero ad eccezione di Abdul Hamid Dabaiba, la sua squadra e la Turchia. La tendenza a fare accordi sull’energia con la Turchia è sbagliata perché non è un paese produttore di petrolio e dipende totalmente dalle compagnie estere. Questa è considerata una stupidità oscena. Ci si può rivolgere alla Turchia economicamente o industrialmente in alcuni settori, ci si può avvicinare militarmente come ha fatto Fayez Al-Sarraj, ma non in tema di energia e petrolio”.

Cosa accadrà? Stiamo andando verso una terza opzione? Chi la guiderà?

“Non credo, il Parlamento sta rimanendo attaccato alla sua decisione. Ha lanciato un governo che nasce da un accordo libico-libico. Questo è ciò a cui il mondo si oppone. Le Nazioni Unite e il resto del mondo preferiscono e vogliono che l’accordo sia internazionale o, ad esempio, sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Quando i libici sono usciti con un governo, il mondo lo affronta con obiezioni e il Parlamento non tollererà e non si ricorrerà a nessuna terza opzione a meno che non venga attivata la Costituzione del 1951, cosa ora possibile e discussa. L’intera mappa cambierà di conseguenza e ciascuno dei tre territori diventano indipendenti e in controllo del loro destino. Ci auguriamo che i nostri fratelli degli altri partiti politici non obblighino la Camera dei rappresentanti e la regione orientale e meridionale ad avvicinarsi a questa risoluzione. A livello personale, non vorrei che ciò accadesse. La maggior parte dei paesi che ha un sistema federale è innocuo”.

Quindi, non si aspetta che un nuovo consiglio presidenziale e un nuovo governo prendano il potere…

“Non me lo aspetto perché il governo di Fathi Bashagha esiste e ha iniziato a operare e fornire servizi. Il Consiglio presidenziale, nonostante la sua debolezza, esiste. Il governo Dabaiba è un governo legale ed ha ottenuto la fiducia”.

Com’è la situazione nel sud della Libia?

“La situazione nel sud della Libia non è diversa dal resto del Paese, in particolare per quanto riguarda l’elettricità e la fornitura di servizi governativi. Il governo del signor Fathi Bashagha sta cercando di essere presente e fornire servizi. In termini di sicurezza, la situazione è migliore e continua a migliorare”.

Si aspetta un altro scontro militare a Tripoli e dintorni?

“No, ai libici non piacciono questi confronti. Sono convinto che la Libia si impegnerà in un dialogo per 100 anni e non entrerà in un conflitto armato per un solo giorno”.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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