Gli USA sanzionano il presidente ecuadoregno che aveva protetto Assange in ambasciata

Gli USA sanzionano il presidente ecuadoregno che aveva protetto Assange in ambasciata

25 Ottobre 2024 0

Ennesime sanzioni americane contro coloro che non si attengono alla linea dettata da Washington. Questa volta è toccato a Correa, ex presidente dell’Ecuador e al suo vice, famiglie comprese. Il motivo è l’essere stato condannato per corruzione nel suo stesso Paese. Per pura coincidenza, Correa è colui che per tanti anni aveva dato asilo a Julian Assange.

La decisione di Washington

Qualche giorno fa, l’amministrazione Biden ha posto il divieto di concessione del visto di ingresso a Rafael Correa, presidente dell’Ecuador dal 2007 al 2017, al suo vice Jorge Glas e ai rispettivi familiari. La decisione si fonda sulle norme della Sezione 7031(c) del Dipartimento di Stato Operazioni Estere e sul cosiddetto Related Programs Appropriations Act, che colpisce coloro che siano coinvolti direttamente o indirettamente in casi rilevanti di corruzione e di violazione dei diritti umani. Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato, ha spiegato che i soggetti sanzionati hanno abusato delle loro posizioni di potere per accettare tangenti in cambio di contratti governativi vantaggiosi. Gli USA, dichiara, stanno insieme agli ecuadoregni, compresi i membri della società civile, le autorità e i giornalisti investigativi, impegnati per aumentare la trasparenza nel governo e per chiamare a rispondere giudizialmente i funzionari pubblici corrotti.

La reazione di Correa

Dal 2017 Correa vive in Belgio. Nel 2020 è stato condannato in contumacia a otto anni di carcere. Ha rigettato tutte le accuse affermando che è stato un processo politico montato dai suoi oppositori. Tornando sulla questione, ha scritto su X dicendo che era scandaloso che avessero tirato in ballo la sua famiglia e aggiungendo che ben cinque Paesi hanno offerto asilo politico agli imputati del cosiddetto Caso Sobornos. Poi rincara la dose, definendosi come capro espiatorio ed elemento funzionale alla strategia mediatica degli USA. Secondo lui queste sanzioni servirebbero come uno strumento per distrarre l’opinione pubblica da altri gravi problemi. La decisione politica contro di lui arriva infatti nell’ennesimo momento difficile per l’Ecuador, dove si è recentemente verificato un blackout di 10 ore dalle pesanti conseguenze. E nel Paese gli atti di violenze continuano senza sosta, nonostante lo stato di emergenza proclamato dall’attuale presidente Daniel Noboa.

Il commento della sua legale

Sonia Gabriela Vera, la legale che difende sia Correa che il suo ex vicepresidente Glas, ha scritto su X che la sanzione imposta a quest’ultimo mira a disturbare lo svolgimento delle elezioni politiche previste per il prossimo anno. Il caso giudiziario di Glas aveva peraltro generato un incidente diplomatico piuttosto grave. Il Messico ha presentato al Tribunale Internazionale dell’Aia una denuncia contro l’Ecuador. Il motivo è che lo scorso aprile il presidente Noboa aveva ordinato un’incursione nell’ambasciata messicana della capitale Quito, nella quale aveva trovato protezione lo stesso Glas. Dopo che autorità ecuadoregne lo hanno prelevato dai locali dell’ambasciata messicana, lo hanno arrestato e tradotto in carcere. Qui ha iniziato uno sciopero della fame che lo ha quasi ucciso, così da doverlo ricoverare in ospedale.

L’amicizia con Assange

Durante il suo mandato presidenziale, Correa ha preso delle posizioni spesso contrarie agli schemi della politica estera americana. Il suo gesto più clamoroso è stato certamente quello di accogliere nell’ambasciata ecuadoregna a Londra Assange. In questo modo lo ha sottratto al mandato di cattura europeo spiccato dalla Svezia. Soprattutto lo ha protetto dalla potenziale successiva estradizione negli USA. Correa si sfoga su X dicendo che Washington vuole fargli pagare pure il fatto di aver pubblicato la fotografia fatta insieme a un Assange libero e sorridente. L’hanno scattata il 2 ottobre a Strasburgo, presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE). In questa storica seduta, l’organismo ha riconosciuto che Assange è stato effettivamente un “prigioniero politico”, a causa della persecuzione inflittagli per anni dalle autorità statunitensi.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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