Gli investitori USA potrebbero riportare il gas russo in Europa, facendo saltare i piani di Bruxelles

Gli investitori USA potrebbero riportare il gas russo in Europa, facendo saltare i piani di Bruxelles

11 Giugno 2025 0

C’è un investitore americano che vorrebbe comprarsi il Nord Stream e riattivare le forniture di gas dalla Russia alla Germania. La Casa Bianca si è mostrata ben disposta verso tale idea, che non dispiace nemmeno al Cremlino. Gli unici a scandalizzarsi siedono a Bruxelles e a Berlino, ma le circostanze potrebbero obbligarli a cambiare idea.

Piano 2027

Bruxelles sta facendo di tutto per realizzare il piano di abbandono del gas russo, la cui importazione oggi è stata ridotta al 19% del fabbisogno continentale. I Paesi che ancora lo comprano lo fanno arrivare sotto forma di GNL oppure tramite le condutture del TurkStream. Con pressioni politiche sugli Stati membri e con pacchetti di sanzioni la UE costringe i cittadini europei a pagare bollette salatissime pur di non comprare il combustibile siberiano. Entro fine anno vorrebbe bloccare i nuovi contratti di importazione ed entro il 2027 stracciare quelli in vigore. Per attuare tali propositi la Commissione ha bisogno dell’assenso di tutti, ma Ungheria e Slovacchia sono fermamente contrarie. Così, per scoraggiare ulteriori chance di riaprire la partita, la UE starebbe considerando l’imposizione di sanzioni che dissuadano qualunque interesse, soprattutto da parte degli investitori, nel condurre qualsiasi attività sul Nord Stream.

Da Washington le fanno eco i falchi russofobi guidati dal senatore Lindsey Graham, che vorrebbe stabilire dazi “spaccaossa” del 500% sugli Stati che comprano energia e materie prime energetiche da Mosca. Peccato vi sia un piccolo dettaglio stonato che fa saltare tutto: in questa categoria rientrano anche i Paesi europei e gli USA stessi, oltre alla Cina e all’India, con le quali il blocco occidentale non desidera scontrarsi in modo troppo sfacciato. Qualcuno allora ha proposto eccezioni e concessioni, ma se tutti questi Paesi venissero esentati dalla nuova legge, il progetto sanzionatorio perderebbe di senso.

Cosa dicono in Germania

Il neo cancelliere Friedrich Merz ha dichiarato qualche giorno farà di tutto pur di assicurarsi che il Nord Stream 2 non torni in funzione. Prima del 2022 la Germania era il primo acquirente europeo di gas russo. Ne importava per più della metà del suo fabbisogno. Oggi invece non prende nemmeno un metro cubo che arrivi dalle condutture. Però con tale dedizione alla linea dura, suggerita da Bruxelles e volenterosamente implementata dalla precedente cancelleria e da quella attuale, l’economia tedesca è entrata in sofferenza.

Così, voci dissonanti si levano persino negli stessi esponenti del partito di Merz, oltre che dalle formazioni politiche euroscettiche e più concilianti verso Mosca. A fine maggio il primo ministro della Sassonia Michael Kretschmer aveva reso pubblica la sua posizione: O si cerca di forzare la Russia con sanzioni, come è accaduto finora inutilmente, oppure si tenta un approccio positivo. Per lui sarebbe ora di riprendere un dialogo costruttivo col Cremlino, allo scopo di tornare a coprire col gas russo almeno il 20% del fabbisogno tedesco.

L’iniziativa di un investitore americano

Una mano ai fautori europei della rinnovata cooperazione energetica con Mosca potrebbe darla l’investitore americano Stephen P. Lynch, che per la campagna elettorale di Trump del 2024 aveva donato più di 700mila dollari. La sua scommessa è che i vertici dell’Europa finiranno per cambiare atteggiamento. La sua visione è che nel processo di riavvicinamento con la Russia, gli USA ne trarranno grossi benefici pratici. A maggio ha incontrato i funzionari del governo tedesco e ha annunciato loro l’intenzione di acquistare il Nord Stream 2. Gli hanno chiesto con scetticismo come pensava di convincerli ad acconsentire, ma ha risposto che quello non era compito suo. Forse si riferiva al fatto di averne già informato l’amministrazione Trump oppure pensava già al momento in cui Berlino verrà convinta dalle circostanze stesse, una volta che la fase calda del conflitto sarà terminata.

Ci guadagnerebbero tutti

Lynch sa che Washington ha già contattato Mosca e accennato alla possibilità di una futura cooperazione energetica sui combustibili fossili in Europa. E sa che vi sono anche altri investitori pronti a impegnarsi nella questione e a dirimerla per poi trarne miliardi. L’economia potrebbe quindi vincere sull’ideologia, portata avanti con zelo e miopia dalla Commissione UE a da alcuni governi. Infatti, se società statunitensi acquisissero il Nord Stream 2 o se fungessero da importatori e rivenditori del combustibile di Gazprom verso i Paesi europei, anche i più strenui russofobi si sentirebbero giustificati. Continuerebbero a protestare formalmente, ma accetterebbero il fatto di pagare il gas molto meno di oggi, ridando impulso alle asfittiche economie nazionali.

Insomma, ci guadagnerebbero un po’ tutti, americani in primis. Lynch lo sa bene e dice: Quando decideranno di aver bisogno del gas che viene dalla Russia – e lo decideranno – noi saremo là ad attenderli. Il Nord Stream può diventare uno strumento geopolitico per allineare la Russia con l’Occidente.

La posizione dell’amministrazione Trump

Sulla cooperazione con la Russia l’atteggiamento americano è sostanzialmente positivo e propositivo. L’ultima parola spetta però a Washington. Pur coi suoi sforzi di avvicinamento al Cremlino, l’amministrazione Trump non ha ancora una posizione chiara e univoca in merito. Negli ultimi giorni sono sopravvenuti problemi che il presidente repubblicano avrebbe preferito non dover affrontare, a cominciare dall’attacco ucraino agli aerodromi militari russi. Ricomporre lo strappo con Mosca si sta rivelando più difficile di quanto prevedeva Trump. Ad aprile gli americani avevano delineato un quadro generale in cui inserire la cooperazione energetica. A maggio avevano direttamente parlato coi russi della possibilità di riprendere le forniture di gas all’Europa. Arrivati così a giugno, hanno capito che per definire le modalità concrete della cooperazione dovranno prima attendere che vengano stabiliti dei punti fermi nei negoziati fra Russia e Ucraina.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici