Diminuiscono le chance ucraine sul campo di battaglia, aumenta invece il consenso occidentale su un avvio dei negoziati

Diminuiscono le chance ucraine sul campo di battaglia, aumenta invece il consenso occidentale su un avvio dei negoziati

12 Agosto 2024 0

Il quotidiano tedesco Die Welt analizza le circostanze attuali del conflitto in Ucraina e ipotizza le vie per una sua risoluzione. Le forze in campo sono nettamente a favore di Mosca, mentre l’assistenza occidentale a Kiev è destinata inevitabilmente a calare, persino in caso di vittoria dei Dem alle presidenziali americane. Su tale sfondo, le concessioni territoriali alla Russia appaiono come il male minore per il governo di Kiev, che sta infatti preparando psicologicamente i suoi cittadini a questo esito.

La situazione sul campo

Sul piano difensivo le prospettive di Kiev stanno peggiorando: mancano gli uomini e pure le armi e le munizioni, nonostante le forniture dell’Occidente. Secondo le analisi del colonnello Markus Reisner del Ministero della Difesa austriaco, la situazione è particolarmente complicata nel Donbass. È la infatti che la Russia attacca da direzioni diverse ed è probabile che riesca a rompere le ultime linee difensive ucraine. Mentre cresce la pressione militare su Kiev, a livello diplomatico si intravedono degli sviluppi. Zelensky ha espresso la disponibilità a invitare i russi alla conferenza di pace programmata per novembre. Qualche giorno fa ha accennato per la prima volta alla possibilità di rinunciare a dei territori, sebbene una cosa del genere potrebbe realizzarsi solamente col consenso dei cittadini ucraini. D’altro canto Mosca conduce con regolarità delle esercitazioni che prevedono l’impiego delle sue forze nucleari.

Scambio di prigionieri

Qual è l’effetto sullo scambio di prigionieri? Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale americana Jake Sullivan, questi scambi non influenzano le circostanze in Ucraina e non vi è un collegamento fra le trattative su di essi e gli sforzi diplomatici per il cessate-il-fuoco. Lo scambio di prigionieri funziona essenzialmente perché il presidente USA Joe Biden e il presidente russo Vladimir Putin perseguono i propri interessi in una questione concreta. Biden voleva far tornare il maggior numero possibile di cittadini americani, in particolare il reporter dello Wall Street Journal Evan Gershkovich, prima della fine del suo mandato. Invece Putin, liberando Vadim Krasikov, ha potuto mostrare di non abbandonare i suoi ufficiali dell’intelligence all’estero.

Zelensky è senza alternative

Ma allora perché Zelensky oggi è più aperto ai negoziati? Perché non ha alternative. Con tutta evidenza il presidente ucraino ha l’impressione che l’Occidente non sia pronto a dargli molte più armi in futuro e più rapidamente, sebbene si sappiano le esigenze del suo esercito. Al tempo stesso, la situazione delle Forze armate al fronte e la distruzione delle infrastrutture chiave stanno avendo effetti pesanti sulla popolazione. Inoltre la prossima amministrazione americana nel corso del 2025 con tutta probabilità non aumenterà la sua assistenza materiale, ma la diminuirà, indipendentemente dall’esito delle elezioni.

Tra i diplomatici occidentali di alto grado è diffusa l’opinione che la Crimea, che oggi fa parte della Federazione Russa, sia persa per sempre e che dunque Zelensky dovrebbe trattenersi dall’avanzare pretese massimaliste sulla piena integrità territoriale. Vi sono numerosi segnali (compresa la recente visita del Ministro degli Esteri Dmytro Kuleba in Cina) del fatto che il presidente ucraino sia già orientato verso i negoziati con la Russia e che stia lentamente preparando la popolazione ucraina a questa prospettiva.

Mosca e le trattative

Mosca è costretta ad accettare le trattative perché le sue risorse belliche si stanno consumando? La risposta è no. Il comandante in capo dell’esercito ucraino Oleksandr Syrsky ha dichiarato che al momento attuale nel suo Paese si trovano 520mila militari russi. La cifra potrebbe salire a 690mila entro la fine dell’anno. Secondo i dati del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), dall’inizio delle operazioni Mosca ha guadagnato 707 miliardi di euro dalla vendita di petrolio, gas e carbone. È molto più che sufficiente a coprire le spese militari.

Nonostante le sanzioni, la Russia riesce a importare un numero adeguato di componenti e pezzi di ricambio per la sua industria della difesa. L’economia russa si è già da tempo riconvertita alle esigenze belliche e oggi produce più di tre milioni di munizioni all’anno. Secondo il Royal United Services Institute (RUSI), Mosca possiede un ampio arsenale di missili Iskander con un raggio di 500 chilometri. Gli esperti dicono la Russia sarebbe in grado di proseguire ai ritmi attuali nella sua “operazione speciale” ancora per almeno due anni.

Terra in cambio di pace

Entrambe le parti chiedono il massimo: dove trovare allora un compromesso? Dipende da quanto forte sarà la posizione al tavolo negoziale. Intanto si sono arenate le speranze dell’Occidente che l’Ucraina il prossimo anno possa avviare una controffensiva. A Bruxelles si pensa che una tregua di un anno possa essere realistica nel breve termine, senza trattative dirette che debbano dare risultati concreti. Ma ciò sarebbe nocivo per l’economia ucraina e per le prospettive di Kiev di entrare nella UE. All’interno della NATO, invece, si sta affermando la formula “terra in cambio della pace”. Ad oggi sembra che l’Ucraina non possa evitare perdite territoriali che vadano a compensare i costi della guerra. Serve una maggiore assistenza militare occidentale. Heinrich Braus, ex aiutante del segretatio generale della NATO, ha dichiarato al Die Welt che Kiev potrebbe rinunciare alla pretesa di aderire all’Alleanza Atlantica soltanto se nel Paese venissero dislocati contingenti di militari occidentali.

Tra Russia e Cina

E chi si incaricherà di portare avanti le trattative sul futuro dell’Ucraina? Lo decideranno appunto l’Ucraina insieme alla Russia, agli Usa e alla Cina. Mosca infatti cercherà di accordarsi non soltanto sull’Ucraina, ma, secondo il ministro degli esteri del Cremlino Sergey Lavrov, anche su un nuovo ordine mondiale. Se riuscirà o meno a farlo dipenderà in larga misura dal sostegno di Pechino sulla questione. Bisogna infatti tenere a mente che la Cina è molto interessata ad avere dei buoni rapporti con l’Europa specialmente a livello economico.

Rischio nucleare

Se la guerra continua, però, aumenterà il rischio di un colpo nucleare da parte della Russia? L’Occidente certamente deve rapportarsi con la massima serietà alla minaccia nucleare di Putin, ma al tempo stesso non è il caso di preoccuparsi, afferma Brauss. L’Occidene ha fatto capire alla Russia per bocca del segretario di Stato americano Antony Blinken che in caso di un primo impiego di arma nucleare tattica il Paese dovrà affrontare conseguenze catastrofiche. Ma non vede un rischio concreto che la Russia possa davvero minacciare oppure assestare un colpo nucleare contro Berlino.

Infatti in Germania sono piazzati decine di migliaia di soldati americani e si trovano basi importanti. E poi la Germania è un membro della NATO, dunque è protetta dall’articolo 5 del Patto atlantico sulla sicurezza collettiva. Ne consegue che la minaccia contro la Germania comporta la minaccia contro l’America, spiega Brauss. Tuttavia, grazie al fatto di possedere le armi nucleari, Putin può impedire all’occidente di fornire ulteriori aiuti militari all’Ucraina.

Redazione Strumenti Politici
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