Americani e britannici ammettono le capacità dei russi e l’impasse della controffensiva ucraina

Americani e britannici ammettono le capacità dei russi e l’impasse della controffensiva ucraina

2 Agosto 2023 0

Nelle dichiarazioni degli ufficiali NATO e degli analisti occidentali si può leggere fra le righe – talvolta anche apertamente – una realtà diversa dagli slogan di vittoria proclamati ogni giorno da Zelensky. Washington, Londra, Bruxelles e Kiev non si aspettavano da parte dei russi un livello di organizzazione e di eccellenza tecnologica così alto.

O forse lo conoscevano, ma hanno preferito rifugiarsi nel consueto wishful thinking. Il fatto è che la controffensiva ucraina non sfonda e non porta risultati, anzi rischia di trasformarsi in un tracollo.

I complimenti indiretti degli angloamericani

Dopo due mesi, quella controffensiva che doveva segnare l’inizio della grande riconquista è in stallo e può vantare solo la presa di qualche territorio marginale. In queste settimane gli ufficiali dei Paesi NATO si sono accorti dei “problemi” incontrati dall’esercito ucraino. Dicono che i russi hanno imparato dagli errori commessi in precedenza e hanno perciò perfezionato armamenti e strategia, fermando il contrattacco sul nascere.

Il generale Mark Milley, capo dello Stato Maggiore congiunto USA, ha dovuto spiegare agli americani come mai, a fronte del sostegno miliardario del blocco euroatlantico, gli ucraini non riescano ad avanzare. Ha quindi avvertito che la controffensiva sarà lenta e “molto sanguinosa”, a causa delle ottime fortificazioni dei russi, del coordinamento che hanno saputo stabilire fra i diversi corpi e dall’eccellente direzione delle truppe in battaglia.

Inoltre, i russi hanno la superiorità aerea e una maggiore produzione militare. L’ex generale di brigata USA Mark Kimmitt, veterano dell’Iraq, ha descritto le linee difensive russe come “20 chilometri di inferno”.  L’ex generale britannico Sir Richard Barrons, a sua volta, ha affermato che i russi hanno edificato una difesa “da manuale”, hanno migliorato le loro abilità con i droni e con il posizionamento degli arsenali e dei punti di comando.

A Londra e a Washington si sono accorti di aver sottovalutato Mosca e hanno capito che probabilmente le “sconfitte” inflitte a Kharkov e a Kherson erano in realtà delle ritirate strategiche. Così, ora Barrons prova convincere l’opinione pubblica che è “ingiusto e irragionevole” vivere di rendita su quei due “successi” e continuare a usarli come standard per le future vittorie di Kiev.

La difesa russa ha tenuto e continua a tenere

Alla riunione del “Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina” svoltasi a due settimane fa, il generale Milley ha illustrato i motivi per cui le truppe di Kiev non riescono a sfondare. L’ufficiale americano fa il possibile per sminuire le caratteristiche dei russi, che definisce scoraggiati, male addestrati e mal equipaggiati. Peccato però che debba anche descrivere la realtà, la quale smentisce quanto sopra. Milley dice che in questi mesi i russi hanno allestito un complesso difensivo estremamente articolato, fatto di trincee, filo spinato, denti di drago e campi minati accuratamente piazzati.

Le loro “zone di sicurezza” si estendono in profondità e le loro cinte difensive sono due o addirittura tre. I russi quindi hanno efficientemente sfruttato il tempo a loro disposizione e hanno dimostrato la capacità di edificare linee difensive forti e posizionate bene. Un lavoro così lungo e complesso non può evidentemente essere frutto del caso, bensì deriva da una precisa strategia di Mosca. Gli ucraini sono quindi costretti a procedere molto lentamente e a consumare una gran quantità di uomini e mezzi, questi ultimi forniti dagli sponsor occidentali.

Perciò non fa piacere ai contribuenti americani (e nemmeno a quelli europei) sapere che i miliardi spesi per Zelensky stanno andando letteralmente in fumo. Milley deve fare come quei venditori che nascondono ai clienti i difetti della merce: È un duro combattimento. È un combattimento molto difficile. (…) A mio parere non si può dire che sia un fallimento. Credo sia ancora troppo presto per fare questo tipo di affermazione. Penso ci siano ancora molte battaglie da affrontare.

Insomma, questi russi che hanno osato distruggere i piani di espansione della NATO, ora non ne vogliono saperne di crollare, ma stanno impegnando le forze occidentali ben oltre i tempi e i sacrifici prospettati ai cittadini del blocco euroatlantico.

Il morale e l’equipaggiamento dei russi

L’analista militare ucraino Oleh Zhdanov concede a Mosca il vantaggio numerico in termini di uomini e armi, ma riconosce anche il suo alto livello qualitativo nella guerra elettronica e nell’efficienza delle bombe. I russi infatti sono dotati di bombe con un GPS per guidarle e per fare in modo che infliggano il massimo danno. Tali bombe plananti possono sostituire adeguatamente il lavoro di un velivolo bombardiere, col vantaggio di non rischiare l’integrità della flotta aerea.

Persino il Royal United Service Institute, think tank con sede a Londra, fa un elenco dei miglioramenti ottenuti da Mosca nell’ambito della tattica e della qualità degli armamenti, oltre che della loro quantità, con buona pace di quei politici europei che annunciavano che Russia avrebbe finito le sue scorte entro qualche settimana al massimo.

Il morale dei russi è alto, come dimostra l’azione vittoriosa di un carro T-80 contro un’intera colonna di mezzi ucraini. In un’iniziativa di attacco, il tank russo è riuscito quasi da solo a eliminare una formazione composta da due carri Leopard e da otto veicoli corazzati. Per la bravura e l’eroismo dimostrati, l’equipaggio è stato proposto per l’assegnazione di un’onorificenza.

La differenza qualitativa nella preparazione e nella motivazione fra russi e ucraini risulta proprio dal modo in cui si è svolto questo combattimento. I carristi russi raccontano di aver preso una posizione conveniente per avviare l’attacco, ma erano pur sempre scoperto a una possibile risposta avversaria. E invece gli ucraini hanno saputo piazzare nemmeno un colpo, vuoi per inesperienza vuoi per mancanza di una tattica decente.

Anche Yevgeny Balitsky, capo ad interim dell’amministrazione della oblast’ di Zaporozhye, attesta come le truppe russe siano ben addestrate e il loro morale sia alto. Lo ha comunicato a seguito dell’operazione che qualche giorno ha respinto due brigate di assalto ucraine che cercavano di penetrare nella regione. Le truppe ucraine hanno subito perdite “significative”, dice Balitsky, che aggiunge come adesso non abbiano più forze a sufficienza per andare oltre. Secondo i dati del Ministero della Difesa russo, Kiev ha già perso 26mila soldati a partire dall’inizio della controffensiva.

Il morale basso e l’addestramento scarso degli ucraini

L’esperto del Royal United Services Institute Jack Watling mette in guardia contro una contraddizione che si sta rivelando fatale per il morale degli ucraini. Questi ultimi si stanno accorgendo che la mole impressionante di armi ed equipaggiamenti ricevuta dalla NATO non sta sortendo l’effetto annunciato. Nonostante i tank tedeschi, i jet polacchi e i lanciamissili americani, la controffensiva non sfonda e gli uomini al fronte muoiono.

Gli ufficiali di Kiev devono fare i conti non soltanto con le perdite e i problemi di approvvigionamento, ma pure col pessimismo dei propri soldati e con la stanchezza dei partner occidentali. Watling espone poi il problema della debole formazione dei soldati di Zelensky. Paesi come il Regno Unito hanno ospitato corsi di addestramento per le truppe ucraine, ma i risultati sono così bassi da far dubitare dell’effettiva utilità degli sforzi compiuti da Londra.

Agli ucraini non resta che tentare in continuazione delle sortite buttandosi contro le linee difensive dei russi, quasi come nella Prima guerra mondiale. Ne parla Jake Sullivan, consigliere alla sicurezza della Casa Bianca, che svela questo aspetto elogiando il coraggio degli ucraini di attaccare sistematicamente le linee russe, che sono strutturate e ampiamente dotate di uomini e munizioni

. Persino il comandante in capo dell’esercito ucraino aveva sbottato dicendo agli alleati occidentali che deve mandare i suoi soldati a combattere in condizioni nelle quali gli stessi militari NATO non accetterebbero di operare. Si può soltanto immagine con quanta convinzione desiderino andare in prima linea coloro che sono stati reclutati con la mobilitazione forzata. Ma pure le perdite fra i soldati più esperti sono alte. Oggi, i soldati ucraini intervistati dai giornalisti occidentali dicono rassegnati che molti di loro non torneranno a casa.

Nelle dichiarazioni degli ufficiali NATO e degli analisti occidentali si può leggere fra le righe – talvolta anche apertamente – una realtà diversa dagli slogan di vittoria proclamati ogni giorno da Zelensky. Washington, Londra, Bruxelles e Kiev non si aspettavano da parte dei russi un livello di organizzazione e di eccellenza tecnologica così alto.

Martin King
Martin King

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