Russia e USA sembrano vicine a trovare un’intesa che renderà irrilevanti le richieste di Kiev

Russia e USA sembrano vicine a trovare un’intesa che renderà irrilevanti le richieste di Kiev

29 Aprile 2025 0

Le tattiche impiegate da Trump nel corso dei negoziati paiono a volte strane e contradditorie, persino dilettantistiche. Eppure tendono a dare dei risultati. L’effetto che stanno avendo oggi è di avvicinare USA e Russia a una posizione comune, alla normalizzazione delle relazioni bilaterali. In questo modo si delinea pure il consenso sulla questione ucraina. Tuttavia, l’atteggiamento mostrato da Zelensky – e riaffermato dai Paesi europei – sta lasciando l’Ucraina in un angolo. Le sue richieste rischiano così di finire per essere irrilevanti nell’ambito dell’accordo di pace. È questa l’analisi fatta da Fred Weir sul settimanale statunitense The Monitor (CSM).

Passi nella giusta direzione

Le speranze di Trump di concludere rapidamente un accordo di pace sull’Ucraina sono oggi in bilico, dopo la visita al Cremlino del suo inviato speciale Steve Witkoff. Quest’ultimo avrebbe parlato con Putin di come colmare la distanza fra le richieste russe di riconoscimento dei territori incorporati e quelle dell’Ucraina appoggiata dall’Europa sull’integrità territoriale e sulle garanzie di sicurezza. Fra i due contendenti la distanza rimane larga, ma parlando alla CBS il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov è apparso ottimista sulla possibilità di giungere presto a un’intesa. Se Mosca e Washington sembrano vicine a raggiungerla, l’approvazione di Kiev è altra questione. Ma i russi restano positivi anche per il caso i colloqui non vadano a buon fine. Per Lavrov, infatti, vi sono diversi segnali del fatto che si stia avanzando nella giusta direzione, pur con qualche elemento che ha ancora bisogno di essere perfezionato.

I piani russi per l’Ucraina

Nei precedenti vertici Putin aveva ribadito di essere pronto a fermare le ostilità qualora gli venisse mostrata una road map per una conciliazione permanente che soddisfi i principali obiettivi di Mosca. Dopo quei colloqui, Trump aveva pubblicamente parlato di un piano che gli analisti russi definivano fondamentalmente accettabile dal Cremlino. Esso conterrebbe un cessate-il-fuoco totale lungo l’attuale linea del fronte; il pieno riconoscimento americano della Crimea come parte integrante della Federazione Russia; la rinuncia di Kiev a diventare membro NATO. Inoltre gli USA ridurrebbero le sanzioni anti-russe. L’Ucraina a sua volta riceverebbe “solide garanzie di sicurezza” da parte degli Stati europei, ma non da Washington. Potrebbero persino verificarsi alcuni piccoli scambi territoriali. Le istanze rilevanti esplicitamente elencate da Putin come obiettivi dell’operazione militare sarebbero rimandate a futuri negoziati: sostanziale demilitarizzazione dell’Ucraina, esclusione dal governo degli ultranazionalisti ucraini, diritti linguistici e religiosi per i russofoni e un accordo territoriale definitivo.

Zelensky punta i piedi

Washington voleva presentare questa intesa con Mosca ai leader europei e ucraini a Londra la scorsa settimana, ma poi ha rinunciato quando Zelensky ha fortemente protestato soprattutto contro il riconoscimento dell’appartenenza della Crimea alla Russia. I diplomatici americani hanno quindi annullato la loro partecipazione al meeting. Trump allora ha accusato Zelensky di voler far saltare il processo di pace, ma ha pure rimproverato Putin di aver lanciato un massiccio attacco aereo notturno su Kiev, vantandosi di “mettere tanta pressione addosso alla Russia, e la Russia lo sa bene”. I media russi hanno a loro volta accusato l’Ucraina di aver organizzato l’attentato al tenente generale Yaroslav Moskalik, ucciso nei giorni scorsi da un’autobomba vicino a Mosca. Non sembrano però esservi indicazioni che il suo assassinio abbia influenzato i colloqui di pace.

Un grande divario fra i contendenti

Mancando il consenso, gli esponenti di Europa e Ucraina hanno redato una lista alternativa di passi da fare verso la pace, che differisce moltissimo dalla bozza concordata in precedenza da Putin e Witkoff. Il piano filo-ucraino rigetta qualsiasi riconoscimento ufficiale della Crimea russa, esclude le limitazioni all’esercito ucraino, pretende forti garanzie di sicurezza che devono essere date dagli Stati Uniti, ammonisce contro la rapida cancellazione delle sanzioni alla Russia e infine chiede che la ricostruzione del Paese avvenga sfruttando i patrimoni russi confiscati dall’Occidente. Gli analisti russi dicono che l’oggetto delle trattative attuali fra Mosca e Washington è di trovare dei modi, se vi sono, di conciliare questi due approcci molto differenti e di arrivare a una posizione comune prima di annunciare la tregua.

L’opinione degli esperti russi

Alexey Mukhin, direttore del Centro di Informazione Politica, società indipendente di consulenza di Mosca, dice che oggi la Russia è disposta a discutere e a fare passi avanti sulla base del piano di Trump. Si chiede però cosa succederebbe se ciò fosse totalmente inaccettabile da parte dell’Ucraina, del Regno Unito e degli Stati europei. Dal canto loro, aggiunge, i capi russi vogliono essere rassicurati sul fatto che gli USA lavoreranno per portare tutti su un unico sentiero comune. Più volte Putin ha esposto gli obiettivi-chiave dell’operazione militare: oggi gli esperti dicono che dopo tre anni di duri combattimenti e un gran numero di caduti, forse al presidente russo non è rimasto un margine di manovra così largo. Per Sergey Strokan, editorialista ed esperto di affari internazionali del Kommersant, il Paese è pieno di retorica patriottica e se Putin dovesse rinunciare alle sue richieste principali, diventerebbe difficile spiegarlo all’opinione pubblica russa.

Alternative praticabili

Diversi analisti russi si sento frustrati per quello che considerano un approccio superficiale da parte di Trump, che mette l’accento sulla fretta e sulle questioni generali invece di immergersi in trattative che contengano ogni dettaglio e ogni possibile eventualità. Strokan afferma che la Russia ha in più occasioni detto di volere un accordo di pace affidabile e a lungo termine, non un memorandum immediato che poi non risolva nessuna delle istanze basilari. Mukhin spiega che Mosca potrebbe così chiedere all’amministrazione Trump di suddividere i negoziati, separando il processo di normalizzazione delle relazioni USA-Russia (che è uno dei principali obiettivi del Cremlino) dagli sforzi poderosi e forse impossibili per ottenere una pace in Ucraina accettabile da tutti.

Aggiunge inoltre che la serie di vertici che stanno ripristinando i legami bilaterali sta avendo un ottimo successo. Entrambe le controparti lo desiderano ed è qualcosa che promette di portare tanti benefici a lungo termine. Perciò per quale motivo i rapporti generali debbono essere tenuti in ostaggio dalla questione dell’Ucraina? Lasciamo invece che quelle trattative proseguano sul loro binario diverso, afferma l’esperto.

Un pretesto per Trump

Molti dicono che in assenza di un piano chiaro e concordato per un accordo di pace, nessuna tregua reggerebbe. Alcuni analisti russi ipotizzano che la minaccia più volte espressa da Trump di abbandonare i colloqui di pace qualora essi non diano risultati veloci possa addirittura essere l’esito preferibile per la Russia. Sergey Markov, ex consigliere al Cremlino, sostiene che il presidente americano stia cercando un pretesto per continuare nel processo di normalizzazione delle relazioni con Mosca mentre si defila dall’Ucraina. E dando il consenso al suo piano di tregua, Putin gli fornisce anche tale pretesto. L’implicazione ovvia è la seguente: alla scadenza del cessate-il-fuoco, senza che sia stato concluso un accordo che Mosca consideri soddisfacente, la Russia tornerebbe sul campo di battaglia per raggiungere i suoi obiettivi.

Redazione Strumenti Politici
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