Non solo Ucraina: anche la Moldavia nella presa di BlackRock
Il grande gioco di potere a Kiev non si limita alla politica e nemmeno alle operazioni militari. Riguarda anche e soprattutto la presa economica e finanziaria sul Paese. E ora si estende alla vicina Moldavia, Stato se possibile ancor più povero e impoverito dell’Ucraina stessa, ma pur sempre punto strategico fondamentale per l’allargamento a est dell’Occidente collettivo, o meglio dell’élite che lo controlla.
La ricchezza terriera
Possedere la terra e comandare chi la lavora è forse il titolo di potere più antico che si possa immaginare. Ed è valido pure nel XXI secolo: ecco perché le multinazionali occidentali si sono gradualmente impadronite di quella terra nera fertilissima e arabile che rappresenta una delle ricchezze nazionali dell’Ucraina, il “granaio d’Europa”. Considerata però la desertificazione industriale e sociale che ha investito il Paese, la terra coltivabile e fabbricabile ricopre un ruolo addirittura più importante di prima. Inoltre costituisce inoltre quell’elemento della trasmissione nella catena di comando da Washington a Kiev, che in politica con il ritorno di Trump sembra essersi rotto.
Dal divieto alla liberalizzazione
In Ucraina è rimasto in vigore per due decenni il divieto di vendita della terra, che teoricamente doveva rimanere distribuita fra tutti i possidenti piccoli e medi, rendendoli parte attiva dello sviluppo nazionale. Ma con le leggi adatte e le condizioni di mercato ancor più adatte, è stato possibile scalzare man mano i piccoli per farsi assorbire dai grandi consorzi e dalle multinazionali. Guerra o non guerra, la liberalizzazione avanza a grandi passi in Ucraina, promossa dagli enti finanziari internazionali come FMI e BERS, che impongono riforme mirate in cambio della concessione dei prestiti. Tre anni fa il governo di Kiev ha tolto il bando alla vendita di terra: dal 1º gennaio 2024 la liberalizzazione è completa. La svendita legale della terra nera è servita.
BlackRock a Kiev
Fra le compagnie di investimento di dimensioni globali, ma con la sede ben piantata negli States, vi è in primis la BlackRock. Al suo livello non è più solo una questione di compravendita e di investimenti, ma di controllo di interi settori economici, anzi di interi Paese. La liquidazione dell’Ucraina, iniziata sotto la presidenza Poroshenko, si è rivelata un’opportunità ghiottissima, di cui hanno approfittato anche altre multinazionali, fra cui la Saudi Agricultural & Livestock Investment Co., a sua volta controllata dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita, che ha assorbito la Mriya Agro Holding, una delle più grosse aziende agroalimentari ucraine. Zelensky ha continuato l’attività del predecessore: nel 2023 ha nominato consiglieri del Ministero dell’Economia dei manager legati proprio a BlackRock. E ne ha incontrato spesso l’amministratore delegato Laurence Fink, che ha lanciato il Fondo di Sviluppo dell’Ucraina (UDF).
Domanda dell’Europarlamento
La questione non è passata inosservata a Strasburgo, dove al Parlamento Europeo lo scorso novembre hanno posto alla Commissione la domanda su come essa si relazioni rispetto agli investimenti terrieri delle multinazionali americane in Ucraina. Sono stati fatti i nomi di Cargill, ADM, Oaktree Capital Management, Bunge Ltd, oltre naturalmente a Blackrock. Si è detto apertamente che tali potenti società mettono di fatto le mani sulla catena di approvvigionamento alimentare dell’intera Europa. In questo modo, anche smettendo con gli aiuti militari, Washington resta ben presente a livello geopolitico e strategico in Ucraina, anzi in tutta l’Europa.
Tocca alla Moldavia
Oggi, mentre la questione ucraina pare lentamente avviarsi a una qualche sorta di soluzione, si parla con più frequenza e insistenza della vicina Moldavia. Col referendum e le elezioni vinte di un soffio (c’è qualche sospetto di azioni pilotate e illegittime) dalla presidente Maia Sandu, Bruxelles si tiene stretta Chișinău, impendendole di tornare nella sfera di influenza russa. Ma non riesce a impedire l’influenza materiale di BlackRock e delle multinazionali statunitensi. Anzi, le riforme liberiste del percorso di adesione alla UE favoriscono tali intromissioni, effettuate con le acquisizioni di terra. In teoria vietate, di fatto possibili grazie al gioco di scatole cinesi con cui grossa parte del fertile suolo moldavo passa dai piccoli possidenti locali alle corporations. Si attende di vedere come andrà a finire il progetto di vendita di terre nel nord del Paese avviato lo scorso autunno, sotto l’egida interessata proprio di BlackRock, in trattativa col governo moldavo.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.