Il presidente Kais Saied si candida alle presidenziali 2024, un secondo mandato per continuare la battaglia di liberazione della Tunisia

Il presidente Kais Saied si candida alle presidenziali 2024, un secondo mandato per continuare la battaglia di liberazione della Tunisia

21 Luglio 2024 0

Il Presidente della Repubblica, Kais Saied, ha annunciato venerdì, a Borj El Khadhra, nel profondo sud della Tunisia, la sua candidatura per le elezioni presidenziali previste per il prossimo 6 ottobre. Il Capo dello Stato giunto alla fine del suo primo mandato cinquennale ha dichiarato:

Se mi avessero dato una scelta, non lo avrei fatto. Ma quando il dovere nazionale ti chiama, non c’è spazio per esitazioni. Oggi, annuncio la mia candidatura per le elezioni presidenziali per continuare il percorso di lotta nella battaglia di liberazione nazionale.

Saied ha invitato i connazionali che patrocineranno i candidati, secondo quanto previsto dalla legge elettorale, “a vigilare contro qualsiasi forma di infiltrazione e inganno”, raccomandando loro di “non accettare nemmeno un millesimo da alcun partito”, neanche da chi affermasse di sostenerlo, dissociandosi da tale eventualità. “Alcuni hanno già gettato le maschere – ha aggiunto il presidente – altri lo faranno sicuramente nei giorni a venire”. Ha poi insistito sulla necessità di non personificare il potere, perché la questione oggi riguarda la Tunisia, ribadendo la necessità di fare affidamento sulle risorse interne del Paese.

Stop ai personalismi

L’era della personalizzazione del potere è finita. Oggi la questione riguarda la Tunisia, perché siamo solo di passaggio, ed è la Tunisia che resterà fino al giorno del giudizio”, ha indicato il capo dello Stato. Borj El Khadhra è un “simbolo di tenacia”, ha poi detto Saied spiegando di aver “scelto questo luogo per riaffermare che la Tunisia è uno Stato unito, dal punto più settentrionale a quello più meridionale, e che tale rimarrà se Dio vuole”.

Nazionalista, professore di diritto e appassionato di arabo letterario, il presidente Saied ha avviato durante il suo primo mandato un profondo processo di trasformazione del Paese nordafricano, snellendo la burocrazia e combattendo senza alcun tentennamento la criminalità organizzata e la corruzione che si è insediata all’interno di un’amministrazione pubblica “anormale e malata”, per usare le sue stesse parole.

Un uomo dalle scelte coraggiose

Non si è piegato ai diktat del Fondo Monetario internazionale (Fmi), preferendo scelte coraggiose e a volte azzardate in campo economico, facendo affidamento sulle capacità nazionali, pur tenendo fede agli impegni internazionali. La Tunisia ha istituito un’area di ricerca e soccorso in mare (Sar) e ha fatto del contrasto all’immigrazione clandestina e ai trafficanti di esseri umani, le basi di un approccio internazionale coordinato.

Ha mantenuto una politica estera improntata al dialogo come risoluzione dei conflitti, rafforzando la cooperazione con l’Unione europea, primo partner commerciale della Tunisia, la collaborazione con gli Stati Uniti nel settore della Difesa ed elevando a partenariato strategico le relazioni con Cina e Corea, tenendosi ad equa distanza da tutti i grandi attori che hanno polarizzato la scena internazionale. Ha sempre dimostrato coerenza nel sostenere la causa palestinese e riaffermando il diritto legittimo dei palestinesi di stabilire un proprio stato indipendente su tutta la terra di Palestina, con Al Quds, ovvero la santa Gerusalemme, come capitale.

La lotta alle lobby e l’apertura dei fascicoli di corruzione

Saied ha sfidato senza tentennamenti le lobbies del monopolio, che in Tunisia detengono il controllo di alcune filiere del valore, sfidando a viso aperto la corruzione diffusa all’interno dei Comuni, nelle istituzioni, e quanti si sono appropriati indebitamente dei fondi dei cittadini. Lo scorso giugno, il capo dello Stato ha dichiarato di avere “una lista di nomi di persone che sono esenti dal pagamento delle tasse comunali solo perché vicine a funzionari comunali”, aggiungendo che “i fascicoli di corruzione di alcuni funzionari saranno aperti e saranno perseguiti dalla legge”.

Il duro attacco di Saied alla negligenza e presunta corruzione di alcuni dipendenti pubblici è arrivato durante una visita al dipartimento d’Igiene del Comune di Tunisi, in seguito alle segnalazioni da parte dei cittadini di numerose violazioni e disservizi. Saied ha spiegato che

i partiti all’interno dell’amministrazione sono l’estensione delle lobby, quindi vediamo solo lassismo, anche la scelta delle specie vegetali nelle strade non è innocente, l’illuminazione è assente o mancante in alcune zone della capitale, e c’è un lassismo nei servizi municipali più semplici, come l’ottenimento del certificato di nascita, che in Tunisia è diventato un percorso a ostacoli.

Saied ha puntualmente risposto alle lamentele e alle preoccupazioni dei cittadini, dopo che nei giorni successivi alla festività dell’Eid le strade di Tunisi sembravano fatiscenti con accumuli di rifiuti e sporcizia pressoché ovunque, anche nei quartieri residenziali o turistici. A tal proposito, Saied ha dichiarato che “dietro la mancata rimozione dei rifiuti ci sono le lobby per molestare i cittadini, sottolineando che questa situazione non deve durare e che tutti devono assumersene la responsabilità” morale e legale.

Ha denunciato “la situazione nei magazzini che manca il minimo di manutenzione e il minimo di rispetto per gli esseri umani”, aggiungendo che “quando c’erano meno strutture, la situazione era migliore. Oggi invece ci sono lacune nella rimozione dei rifiuti, nei servizi al cittadino, nell’illuminazione pubblica, nella manutenzione dei cimiteri, perché anche le ossa dei defunti non vengono risparmiate in Tunisia”. Così come la manutenzione dei parchi e degli spazi verdi è stata per anni trascurata, perfino lo zoo è stato vittima della corruzione, in Tunisia, di alcuni partiti che hanno regnato indisturbati per decenni.

Il 25 luglio 2021 segna una svolta nella storia del Paese

Di fronte al tentativo dei deputati dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp) di dividere il Paese, il 25 luglio 2021 segna la vera svolta, congelato il Parlamento con sede al Bardo, Saied ha invitato il popolo tunisino a resistere, a mostrarsi solidale e a non permettere infiltrazioni. “Il popolo esprimerà certamente la propria volontà in modo pacifico nel rispetto delle leggi dello Stato”, aveva promesso avvertendo che ogni ricorso alla violenza sarebbe “stato contrastato dalla legge e dalle nostre forze armate, militari e di sicurezza”.

Poi a dicembre il presidente ha annunciato la sua road map che ha previsto un referendum costituzionale il 25 luglio 2022 e nuove elezioni il 17 dicembre 2022. Il parlamento e il governo responsabili del fallimento dello Stato tunisino vennero sciolti e la parola è stata ridata puntualmente al popolo. Da questo processo, nasce una nuova Costituzione nel 2022 e all’inizio di quest’anno viene completata la formazione del Consiglio nazionale delle regioni e dei distretti, la camera alta nel nuovo sistema bicamerale parlamentare tunisino, fondamentale per realizzare l’inclusione sociale, attraverso un processo decisionale dal basso.

Lo scopo della sua creazione – ha spiegato Saied stesso, incontrando di recente il capo del Consiglio Imad Derbaliè quello di consentire a coloro che sono emarginati e dimenticati di partecipare all’elaborazione delle leggi con una dimensione economica e sociale, oltre alla responsabilità e al monitoraggio”.

Inclusione finanziaria e il ruolo sociale dello Stato

Consapevole che l’inclusione finanziaria e sociale non può essere raggiunta se non si eliminano le sue cause, Saied si è fatto promotore della riforma di un impianto legislativo obsoleto, in particolare con l’approvazione da parte dell’esecutivo del disegno di legge in materia di inclusione finanziaria che mira a diversificare i servizi finanziari offerti alle categorie a reddito limitato, alle piccolissime, alle piccole e medie imprese, nonché alle imprese dell’economia solidale e sociale in Tunisia.

Il Ddl “Lotta contro l’esclusione finanziaria” prevede inoltre il rafforzamento della vigilanza da parte degli organismi regolatori competenti e della tutela dei clienti. Esso si basa sostanzialmente su cinque pilastri: sostegno all’accesso e all’uso di prodotti e servizi finanziari, protezione degli utenti dei servizi finanziari, rafforzamento della cultura finanziaria, ruolo delle autorità finanziarie di monitoraggio e controllo, rafforzamento della governance strategica nazionale per sostenere l’integrazione finanziaria e misure atte a facilitare le transazioni monetarie. Secondo Kais Saied:

molti dei concetti sviluppati all’estero sono scaduti e hanno portato solo ad un’ulteriore esclusione ed emarginazione. Sfortunatamente, c’è chi in Tunisia continua a trattare questi concetti senza indagarne la fonte e senza prendersi la briga di guardare ai loro risultati.

L’emarginazione sociale a cui assistiamo in Tunisia “è il risultato di una serie di scelte sbagliate e dettami provenienti dall’esterno”, ha affermato in più occasione il presidente, ribadendo la necessità per il Paese nordafricano di fare affidamento sulle “proprie capacità nazionali, derivanti dalla volontà popolare” perché l’inclusione può essere raggiunta solamente sulla base della giustizia e dell’equità, nonché attraverso l’adempimento da parte dello Stato al suo ruolo sociale a tutela dei più vulnerabili.

Economia, una costante nazionale

Più di recente, il presidente Kais Saied ha anche ribadito la sua visione sull’economia: “una costante nazionale, fondata sulle scelte del popolo tunisino, sulla creazione di ricchezza e sulla crescita reale, e non su un’economia rentier in base alla quale vengono calcolati falsi tassi di crescita”. Lo ha detto incontrando pochi giorni fa al Palazzo di Cartagine, sede della presidenza della Tunisia, Ferial Warghi Sebai, ministra dell’Economia e della pianificazione, e Samir Abdel Hafeez, sottosegretario responsabile delle piccole e medie imprese.

Saied ha ribadito che “il piano di sviluppo economico e sociale deve basarsi su una serie di opzioni per raggiungere la giustizia sociale e fornire una serie di strutture di base, come il diritto al lavoro e a salari remunerativi, e i diritti fondamentali ai trasporti, sanità, istruzione e previdenza sociale”. Saied ha sottolineato che

il popolo tunisino paga oggi caramente il prezzo delle scelte fallite dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso, e che la situazione è peggiorata a causa dell’elusione delle legittime richieste dei tunisini per il lavoro, la libertà e la dignità nazionale.

Il capo dello Stato ha posto enfasi sul ruolo delle piccole e medie imprese, nonché sulla necessità di rimuovere gli ostacoli di vario tipo che spesso si vengono a creare in Tunisia, tra cui la mancata risposta di alcuni dipartimenti interessati alle richieste di lancio di numerosi progetti, tra cui quelli sotto forma di società private. Kais Saied ha riaffermato che “la situazione ereditata è difficile, ma la volontà è ferma di superarla, e tutti i funzionari devono impegnarsi in questa battaglia che il popolo tunisino conduce per la liberazione e per porre fine al dominio delle lobby che si muovono di nascosto e mobilitano coloro che le rappresentano e che ne sono un prolungamento per infiammare la situazione sociale in vari modi”.

Lobby dietro ai tagli di acqua ed elettricità

Lobby che si nascondono dietro ai tagli dell’acqua e dell’elettricità, nel vile tentativo di infiammare la situazione sociale. “La giustificazione per cui la rete di distribuzione dell’acqua è logora è inaccettabile”, ha detto il capo dello Stato incontrando il ministro dell’Interno, Khaled Nouri, e il sottosegretario responsabile della sicurezza nazionale, Sofiane Belsadiq, venerdì scorso. “Perché questa stessa rete non è stata logorata in alcune periferie e la distribuzione dell’acqua è stata interrotta in alcune zone? La Tunisia ha avuto anni magri, ma in alcune zone ciò che accade oggi non è avvenuto”, ha evidenziato il capo dello Stato cercando spiegazioni ad alcune situazioni che si verificano nel Paese nordafricano, a volte inspiegabili anche per gli stessi residenti.

Saied ha affermato che “coloro che sono dietro a chi taglia l’acqua e l’elettricità sono anche dietro a chi interrompe il viaggio di numerose persone all’estero e lo attribuisce falsamente e calunniosamente al Presidente della Repubblica”.

La libertà di movimento all’interno e all’esterno del Paese è garantita dalla Costituzione, salvo il caso di un provvedimento alle frontiere o di un divieto di viaggio da parte della Procura, cosa verificabile in breve tempo, non come è avvenuto nei giorni scorsi per parecchio tempo a poche persone”, ha sottolineato aggiungendo che “alla persona in partenza non è consentito viaggiare se non dopo il decollo dell’aereo su cui aveva intenzione di viaggiare. Il sistema ai posti di frontiera si avvia e si ferma, così come si avviano e si fermano le reti di distribuzione dell’acqua e dell’energia elettrica”.

Le Grandi opere iniziano a vedere la luce

Il 7 luglio 2024, Kais Saied ha inaugurato l’impianto di dissalazione dell’acqua di mare a Zarat, nel governatorato di Gabès, che servirà 1.100.000 cittadini dopo il completamento di tutte le fasi sperimentali. Il programma di dissalazione risale al 2016, ma la sua attuazione è iniziata solamente nel 2019 e come parte dello stesso programma, la stazione di dissalazione di Sfax verrà inaugurata a fine luglio, mentre quella di Sousse è in fase di realizzazione.

Come accaduto per innumerevoli altri progetti, Saied ha ritenuto inaccettabile che l’attuazione del progetto di dissalazione in Tunisia abbia richiesto così tanto tempo, ben più di cinque anni, sottolineando la necessità di sviluppare metodi di lavoro alternativi e soluzioni urgenti, in attesa della strategia nazionale per l’acqua 2035, per rispondere alle lamentele quotidiane dei cittadini per l’interruzione di acqua potabile nelle abitazioni, per l’irrigazione dei campi, l’allevamento di bestiame e foraggi.

Il ruolo delle politiche globali

Siamo vittime di politiche globali che hanno portato al cambiamento climatico, al riscaldamento globale e all’inquinamento, ma siamo anche vittime di politiche interne adottate nel corso di decenni”, ha detto Saied durante l’inaugurazione a Zarat, avvertendo che “queste situazioni devono finire e tutti devono assumersi la piena responsabilità” dato che “la situazione attuale, a cui siamo arrivati negli ultimi anni, è sconcertante e solleva interrogativi”.

Secondo il Presidente della Repubblica, il problema dell’acqua in Tunisia è di vecchia data, ma si è acuito negli ultimi anni, “il nostro Paese, come altri che soffrono di scarsità di precipitazioni, è di fatto vittima di politiche mondiali che non ha scelto, e non ne è mai stato uno degli artefici, ma piuttosto una delle vittime”, ha indicato il presidente, sottolineando l’esistenza di “progetti che devono essere realizzati ora e in questi giorni, e un gran numero di cittadini lamenta la sete di acqua potabile, per il bestiame e l’agricoltura”.

Gli ostacoli posti dagli altri Paesi africani

Il Capo dello Stato ha esaminato inoltre alcune scelte sbagliate, come l’accettazione di progetti dannosi per l’ambiente e le risorse naturali, respinti da altri Paesi africani. La Tunisia soffre della cattiva gestione delle sue risorse idriche, dovuta alla mancanza di manutenzione e di cura dei laghi di montagna e delle dighe, nonché alle rotture di condutture, come quelle avvenute negli ultimi giorni nella periferia sud della capitale.

Il capo dello Stato ha evidenziato la necessità di una politica di razionalizzazione del consumo di acqua, in modo equo e chiaro, per tutti i consumatori in tutte le regioni del Paese nordafricano, ponendo enfasi sul fatto che il settore dell’allevamento e dei foraggi soffre a causa della mancanza di acqua, causando l’aumento del prezzo e la monopolizzazione da parte di un numero limitato di persone che controllano il mercato, facendo sì che siano i cittadini e gli agricoltori a pagare per questo aumento eccessivo.

La protezione dei luoghi storici

È stata inaugurata di recente anche l’antica moschea della Kasbah, nella vecchia Medina di Tunisi, recentemente sottoposta a restauro. Durante la visita inaugurale, accompagnato dal mufti Hichem Ben Mahmoud, Saied ha fornito una panoramica sulla storia della moschea della Kasbah, i cui lavori di costruzione, condotti da costruttori e architetti tunisini, iniziarono nell’anno 1231 e proseguirono per circa quattro anni, sottolineando che la moschea in passato ospitava seminari scientifici.

Il capo dello Stato ha ribadito la necessità di proteggere questo luogo storico, ringraziando tutti i cittadini, i commercianti e i disoccupati che hanno contribuito alla sua manutenzione e riapertura sotto la supervisione del ministero della Difesa. “Nonostante il ministero degli Affari religiosi fosse a pochi metri dalla Moschea della Kasbah e vi si trovasse lì da 13 anni, il suo restauro è stato completato in poche settimane”, ha dichiarato il presidente della Repubblica riferendosi all’incuria a cui la struttura è stata abbandonata per anni.

Nessun futuro senza un’istruzione pubblica equa ed accessibile

Kais Saied ha attribuito grande importanza all’istruzione pubblica, avviando una riforma del sistema educativo e il disegno di legge che organizzerà il Consiglio supremo dell’istruzione. La riforma del sistema scolastico, secondo il capo dello Stato, “non consente alcun margine di errore, perché qualsiasi scelta sbagliata potrà essere corretta solo dopo che saranno trascorsi circa due decenni”, sollecitando condizioni adeguate ad alunni e studenti in modo paritario. Come ha ricordato lui stesso, lo Stato tunisino ha scomesso, a seguito dell’indipendenza, sull’istruzione pubblica, destinandogli circa un terzo del bilancio dello Stato.

Kais Saied ha spesso parlato anche della necessità di trovare soluzioni urgenti al problema dei medici disoccupati, spiegando che questi sono vittime di scelte sbagliate. “Oltre alle scelte strategiche, devono esserci soluzioni provvisorie che aprano orizzonti a quanti gli orizzonti sono stati preclusi”. Lo stesso vale per insegnanti e vice professori.

Le condizioni in cui molti di loro hanno vissuto, in termini di mancato pagamento dello stipendio, sono state superate e non dovrebbero ripetersi – ha aggiunto il presidente – e devono essere adottate soluzioni immediate per chiudere questo dossier definitivamente in un quadro che preservi i diritti umani, gli insegnanti, i professori e i giovani studenti.

Saied ha anche chiesto di unire gli sforzi affinché tutti gli istituti scolastici, abbandonati o fatiscenti, vengano sottoposti a manutenzione e ripristino. “Quando i tunisini sapranno che i soldi che mettono a disposizione vengono spesi per ciò che sono stati stanziati, non esiteranno mai a partecipare ai lavori di restauro e di manutenzione”, perché “non c’è futuro per nessun popolo se non con l’istruzione nazionale accessibile a tutti in condizioni di uguaglianza”.

Le elezioni del 6 ottobre

Le elezioni presidenziali in Tunisia si svolgeranno il 6 ottobre nel rigoroso rispetto delle condizioni stabilite dalla Costituzione del 25 luglio 2022 che stabilisce nuovi criteri di ammissibilità per i candidati e la legge elettorale. La Costituzione del 2022 non contraddice la legge elettorale del 2014 che ha disciplinato le ultime elezioni presidenziali del 2019, ad eccezione di una piccola differenza per quanto riguarda l’età, la nazionalità e il godimento dei diritti civili e politici.

L’articolo 89 della suddetta Costituzione prevede infatti che il diritto di eleggibilità alle elezioni presidenziali è un “diritto riconosciuto a qualsiasi uomo o donna tunisina, che non possieda una nazionalità diversa da quella tunisina, padre e madre nati e nonni paterni e materni tunisini”. Il candidato deve avere, al giorno della presentazione della candidatura, almeno quarant’anni e godere dei diritti civili e politici.

L’articolo 90 prevede inoltre che il Presidente della Repubblica sia eletto per un mandato di cinque anni a suffragio universale, libero, diretto e segreto, a maggioranza assoluta dei voti espressi negli ultimi tre mesi del mandato presidenziale. Se nessuno dei candidati ottiene la maggioranza assoluta al primo turno di votazioni, si tiene un secondo turno nelle due settimane successive alla comunicazione dei risultati finali del primo turno. Al secondo turno si presentano solo i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno.

Le condizioni per la candidatura

Chi intende correre per la presidenza dovrà presentare un modulo di sponsorizzazione, pubblicato dall’Alta autorità indipendente per le elezioni (Isie) sul proprio sito web e spetta al candidato distribuirlo agli elettori per ottenere le sponsorizzazioni necessarie per la candidatura ovvero dieci raccomandazioni di deputati dell’Arp o del Consiglio nazionale delle regioni e dei distretti, non cumulabili tra le due camere, o di 40 presidenti eletti di enti locali (Consigli municipali, distrettuali o regionali), in carica al momento dell’accettazione delle candidature, o le firme di 10.000 elettori elencati nell’apposito registro nazionale dell’elettorato, i quali devono essere distribuiti su almeno dieci circoscrizioni legislative, con un minimo di 500 elettori per circoscrizione.

Isie ha pubblicato all’inizio di questa settimana il testo della decisione regolamentare che stabilisce le condizioni e le procedure di candidatura per le elezioni presidenziali, modificando e integrando la decisione n. 18 del 2014. Secondo il secondo (nuovo) comma dell’articolo 3, il candidato deve essere di nazionalità tunisina, nato da genitori tunisini e da nonni materni e paterni, conformemente alle disposizioni dell’articolo 89 della Costituzione.

L’articolo 3 di questa decisione stabilisce inoltre che i candidati devono avere almeno 40 anni alla data di presentazione della candidatura, in conformità con l’articolo 89 della Costituzione. All’articolo 3 è stato aggiunto un ulteriore punto, relativo alle persone non aventi diritto a candidarsi, vale a dire coloro che sono stati condannati alle pene previste dagli articoli 161 (nuovo) e 163 (nuovo) della legge elettorale e dall’articolo 30 del codice penale.

I poteri del presidente

Il presidente della Repubblica è garante dell’indipendenza nazionale, dell’integrità territoriale, del rispetto della Costituzione e della legge nonché dell’esecuzione dei trattati. Assicura il regolare funzionamento delle autorità pubbliche e la continuità dello Stato. Il Presidente della Repubblica presiede il Consiglio di Sicurezza Nazionale ed è il capo supremo delle forze armate.

L’articolo 95 della Costituzione prevede che sia il presidente ad accreditare i rappresentanti diplomatici presso le potenze straniere e presso di lui sono accreditati i rappresentanti diplomatici esteri. In caso di pericolo imminente che minacci le istituzioni della Repubblica, la sicurezza e l’indipendenza del Paese, nonché ostacoli il regolare funzionamento dei pubblici poteri, il presidente della Repubblica può adottare le misure eccezionali rese necessarie dalle circostanze, sentito il capo del Governo, il presidente dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo e il presidente del Consiglio nazionale delle regioni e dei distretti.

Al momento dell’elezione, davanti alle due Camere riunte in sessione congiunta, il presidente eletto presta il seguente giuramento:

Giuro su Dio Onnipotente di preservare l’indipendenza della Patria e la sua integrità, di rispettare la Costituzione e la legislazione dello Stato e vigilare scrupolosamente sugli interessi della Patria.

Se questo giuramento non può essere prestato davanti all’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo e al Consiglio Nazionale delle Regioni e dei Distretti, qualunque sia il motivo, il presidente della Repubblica lo presta davanti alla Corte Costituzionale, che tuttavia non è stata ancora costituita.

La lotta di liberazione nazionale ha condotti molti oppositori in prigione

Decine di personaggi della scena pubblica tunisina, che hanno tratto vantaggio per sé e per altri a discapito della collettività, sono finiti dietro alle sbarre nel percorso di lotta per la liberazione nazionale. Tra loro, anche molti leader dell’opposizione che oggi dalle prigioni in cui si trovano vorrebbero correre alla presidenza, non tanto per la responsabilità che essa rappresenta, quanto nell’ennesimo tentativo di creare caos spoilerando il processo elettorale.

Il movimento islamista della Tunisia, Ennahda, braccio locale della Fratellanza Musulmana, i cui leader sono stati condannati per aver accettato finanziamenti esteri al partito, ha annunciato che non presenterà alcun candidato alle elezioni presidenziali del 6 ottobre, aggiungendo di non sostenere nessun candidato specifico, sottolineando che “gli attivisti del movimento hanno il diritto di scegliere tra i candidati e le candidate che aderiscono al percorso democratico”.

Il partito ha anche minacciato di boicottare l’esercizio elettorale, come accaduto per le elezioni locali e il referendum sulla costituzione del 2022, affermando di “non aver preso una decisione finale sulla partecipazione ad esse o sul boicottaggio”, sottolineando che ciò avverrà “al momento opportuno, in consultazione e coordinamento con la direzione del Fronte di salvezza nazionale e tutte le sue componenti”.

Ennahda ha raccomandato ai suoi sostenitori di non raccogliere raccomandazioni per un candidato specifico, e che gli attivisti del movimento sono invitati a scegliere tra i candidati che aderiscono al “percorso democratico”, a cui possono concedere raccomandazioni per facilitare la candidatura. Il movimento islamista ha anche chiesto di calmare il clima politico, liberare i detenuti politici, garantire pari opportunità ai candidati ed eliminare le restrizioni sulle proprie attività, per garantire elezioni democratiche, giuste, trasparenti e competitive.

Il Paese è pronto a contrastare ogni tentativo di boicottaggio

Nei giorni scorsi, il presidente Kais Saied ha ribadito, al ministro dell’Interno Khaled Nouri e al sottosegretario alla sicurezza nazionale Sofiane Belsadiq, la necessità di “anticipare e prevenire qualsiasi tentativo di atto criminale organizzato da coloro che vogliono minare la stabilità del paese, soprattutto nel contesto dell’organizzazione delle elezioni presidenziali”. Saied ha invitato i funzionari a “raddoppiare gli sforzi per combattere tutte le manifestazioni di criminalità e garantire la sicurezza dei cittadini ovunque”.

Durante un briefing sulla situazione di sicurezza nel Paese, Saied si è soffermato sugli “sforzi per far rispettare la legge, soprattutto in questo periodo, caratterizzato da tentativi espliciti di infiammare in vario modo le condizioni sociali, oltre alle lobby che vi partecipano dietro le quinte del processo elettorale di questi ultimi giorni”. Come ha concluso lo stesso presidente uscente nel suo discorso in cui annuncia la propria candidatura per un secondo mandato, ribadendo con fervore il suo impegno nei confronti del Paese, non ci resta che augurare: “Lunga vita alla Tunisia, libera e indipendente per l’eternità”.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.