Dal vertice per la pace al Cairo emergono differenze su cui lavorare per una soluzione duratura

Dal vertice per la pace al Cairo emergono differenze su cui lavorare per una soluzione duratura

21 Ottobre 2023 0

La conferenza per la pace al Cairo si è conclusa senza che i leader e ministri degli Esteri abbiano concordato una dichiarazione congiunta, a due settimane dall’inizio di un conflitto che ha ucciso migliaia di persone e provocato una catastrofe umanitaria nell’enclave di Gaza, dove 2,3 milioni di palestinesi stanno vivendo sotto assedio. L’Egitto ha convenuto i leader dell’Unione Europea e di alcuni Paesi membri, il presidente Palestinese Mahmoud Abbas, leader e rappresentanti dei Paesi Arabi, Russia, Cina, Giappone, Canada, Regno Unito e Stati Uniti. Sebbene il summit abbia esposto le differenze sul conflitto in corso, esso getta le basi per un dialogo duraturo per una pace sostenibile.

Per l’Italia, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha auspicato una de-escalation del conflitto, ribadendo il diritto d’Israele ad esistere e a difendersi dopo gli attentati dello scorso 7 ottobre in cui 1400 persone avrebbero perso la vita per mano di Hamas. Pedro Sanchez, primo ministro spagnolo, ha esortato la comunità internazionale “a non lasciare che il conflitto diventi una crisi regionale”. Mentre la Francia ha enfatizzato la necessità di consentire aiuti ed assistenza alla popolazione di Gaza, per cui l’Ue intende triplicare i fondi.

I diplomatici presenti ai colloqui non erano fin dall’inizio ottimisti riguardo ad una svolta, con Israele assente all’incontro, mentre prepara un’invasione di terra volta a spazzare via il gruppo militante palestinese. I leader arabi al vertice del Cairo hanno condannato il bombardamento israeliano mentre gli europei hanno affermato che i civili dovrebbero essere protetti. L’Egitto sperava che i partecipanti chiedessero la pace e riprendano gli sforzi per risolvere la decennale richiesta palestinese di uno stato.

Oltre 4300 civili uccisi a Gaza

Il Ministero della Sanità di Gaza ha dichiarato sabato che l’offensiva israeliana ha ucciso almeno 4.385 civili dopo l’attacco di Hamas. La Striscia di Gaza, ora sotto “totale assedio” da parte di Israele, “ha bisogno di un massiccio invio di aiuti”, dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. La conferenza si è tenuta mentre l’Egitto ha consentito l’accesso alla striscia dei primi 20 camion umanitari. Secondo l’Onu, tuttavia, sono necessari almeno 100 camion al giorno per i 2,4 milioni di abitanti di Gaza privati ​​di cibo, carburante e altri beni di prima necessità.

Mezzaluna Rossa: primi aiuti spiraglio di speranza, migliaia rischiano di morire negli ospedali

La Mezzaluna Rossa Palestinese ha descritto la prima consegna di aiuti, sabato, come “un gradito spiraglio di speranza, ma questo minuscolo aiuto rappresenta una goccia nell’oceano. Chiediamo alla comunità internazionale di garantire il flusso continuo di aiuti umanitari a Gaza, anche attraverso i valichi controllati da Israele”.L’organizzazione ha inoltre ricordato che “senza che il carburante entri nella Striscia di Gaza per sostenere la produzione di elettricità, migliaia di vite palestinesi rischiano di morire negli ospedali. Le ambulanze non saranno più in grado di salvare vite umane. I panifici non potranno più fornire il pane. Lascerà inoltre la popolazione senza acqua potabile, con il rischio che si verifichino epidemie”. Mentre elogia gli sforzi di tutti i partiti che continuano a sostenere l’ingresso degli aiuti umanitari, dal Movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, alle agenzie delle Nazioni Unite, ai governi e alle agenzie internazionali, la PRCS ha ribadito l’importanza di “garantire un ingresso sicuro e continuo degli aiuti a Gaza, in linea con il diritto internazionale e le Convenzioni di Ginevra, senza ostacolare o strumentalizzare gli aiuti, ma piuttosto rispondere alla chiamata dell’umanità a salvare vite umane e preservare la dignità umana”.

Mahmoud Abbas : Non ce ne andremo ! 

Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese, ha chiesto “la fine dell’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele e la soluzione dei due Stati”. ““Non ce ne andremo!” Ha ripetuto per ben tre volte, in risposta all’ordine israeliano di evacuare i palestinesi dal nord della Striscia di Gaza al confine meridionale della Striscia di Gaza.  Una richiesta che i palestinesi vedono come un primo passo verso “uno spostamento forzato” del loro popolo verso il Sinai egiziano che, secondo Abbas, equivarrebbe a “una seconda Nakba,” catastrofe in arabo con cui ci si riferisce all’espulsione di circa 760.000 palestinesi del 1948.

Mentre gli stati arabi e musulmani, dunque, hanno chiesto la fine immediata dell’offensiva israeliana, i paesi occidentali hanno per lo più espresso obiettivi più modesti come gli aiuti umanitari per i civili.

Re di Giordania: diritti umani si fermano ai confini, alle razze e alle religioni

Il re di Giordania Abdullah ha denunciato quello che ha definito silenzio globale sugli attacchi israeliani, che hanno ucciso migliaia di persone nella Gaza governata da Hamas e lasciato oltre un milione di senzatetto, e ha sollecitato un approccio imparziale al conflitto israelo-palestinese. “Il mondo tace”, ha tuonato, aggiungendo che “questo è un messaggio molto pericoloso. Il mondo arabo lo sente chiaramente: le vite palestinesi valgono meno delle vite israeliane. Le nostre vite valgono meno delle altre vite… i diritti umani hanno dei limiti: si fermano ai confini, alle razze e alle religioni”.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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