Bruce Springsteen, da eroe della ‘working class’ a partigiano della élite
‘Che Mr. Born in the Usa sia così distante dalla classe operaia è incredibile‘. ‘Un po’ ironico che chi ha scritto ‘Born in the Usa’ si faccia due risate con persone orgogliose di avere truppe Usa che combattono guerre oltreoceano in cui non dovremmo essere coinvolti‘. ‘Ho pagato 32 dollari per uova e succo d’arancia…non voterò per il disastro economico‘. ‘Se vuoi sapere perché tante persone si sentono lasciate indietro basta guardare i prezzi dei tuoi biglietti: difficile per le persone della classe operaia permettersi biglietti da 200 dollari‘. Questi commenti al vetriolo sono solo alcuni tra le centinaia di repliche che hanno accompagnato gli ultimi giorni i post Instagram della rock star planetaria Bruce Springsteen. A scatenare le reazioni sul profilo social del rocker è stato l’endorsement alla candidata Kamala Harris, tradottosi nei giorni scorsi in un video messaggio e in alcuni brani eseguiti live durante i comizi dei Democratici.
Il Boss (soprannome con cui è chiamato Springsteen nel mondo musicale n.d.r) non è in realtà nuovo a queste discese in campo: a partire dal 2004 (sfida presidenziale G.W. Bush – J. Kerry), non ha mancato una campagna elettorale per prestare la sua musica alla fazione Democratica, quasi che una vittoria Repubblicana fosse sempre un grande pericolo per la democrazia. L’apoteosi di questo interventismo si è registrato durante l’elezione di Barack Obama, che non a caso oggi risulta l’amicizia politica più intima del Boss: con Obama, il cantante rock ha scritto recentemente addirittura un libro, e l’ex presidente non manca di presenziare ai suoi concerti.
… e pensare che cantava contro la guerra
Fino ad oggi molti fan di Springsteen, tra cui tantissimi elettori Repubblicani, hanno tollerato questa passione politica a senso unico del loro beniamino, ma pare proprio che con queste elezioni la misura sia colma. L’accusa, che emerge con chiarezza dalla valanga di commenti social, è principalmente quella di avere perso del tutto il senso della realtà e di essere lontano mille miglia delle vere istanze del popolo americano. Il rocker un tempo unanimemente riconosciuto come il più autentico cantore d’America, oggi sembra aver perso gran parte della propria credibilità con la batosta subita dai Democratici il 5 novembre. Tante le domande senza risposta dei suoi fan…..
Chi ha scritto e cantato per anni canzoni impegnate, come fa oggi ad appoggiare un’amministrazione che ha speso miliardi di dollari per dare armi all’Ucraina invece che spendere quei soldi per far star meglio tanti americani? Chi ha cantato sempre contro la guerra, come ha fatto in questi ultimi anni a non criticare mai neppure una volta le guerre dei Democratici oppure non dire nulla sul recente massacro di Gaza compiuto con armi made in Usa? Come può un ‘working class hero’ non accorgersi che le famiglie americane non riescono più ad arrivare a fine mese per l’aumento dei prezzi?
Da cantante a menestrello
La principale preoccupazione del cantautore del New Jersey, contenuta nel suo video messaggio pro Kamala Harris e ribadito da un palco di un comizio Democratico pochi giorni fa, sembra riguardare il rischio di un Trump nelle vesti di un nuovo tiranno. Trascurando i veri problemi della gente comune, acuiti da quattro anni di amministrazione Biden-Harris, Springsteen ha preferito alla vigilia del voto rifugiarsi in una retorica degna di un navigato politico.
Voglio un presidente – ha detto il Boss – che rispetti la Costituzione, che non minacci ma voglia proteggere e guidare la nostra grande democrazia, che creda nello stato di diritto e nel trasferimento pacifico del potere, che si batta per il diritto delle donne di scegliere e per creare un’economia della classe media che sia al servizio di tutti i cittadini. C’è solo un candidato in queste elezioni che ha a cuore questi principi: Kamala Harris. Lei si candida per diventare il 47esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump si candida per diventare un tiranno americano. Non capisce questo Paese, la sua storia o cosa significhi essere profondamente americano. Sono qui per sostenere Kamala Harris e Tim Walz come presidente e vicepresidente degli Stati Uniti, e per oppormi a Donald Trump e JD Vance.
Ed invece proprio Trump (definito da Springtseen un ‘deficiente‘ già durante la campagna elettorale del ‘2016’), come anche il suo vice JD Vance, hanno capito l’America molto meglio del menestrello delle élite Democratiche, ottenendo infatti un plebiscito storico per le elezioni americane.
La working class dimenticata
Chi conosce bene l’arte e la storia personale di Springsteen prima del successo e della assidua frequentazione del jet set a stelle e strisce, non può non riconoscere la similitudine tra i temi contenuti nel best seller del ‘nemico’ JD Vance ‘Elegia Americana‘ e tante canzoni del Boss. Ma lo Springsteen degli ultimi anni sembra aver dimenticato i temi degli esordi e pare coinvolto soprattutto da tematiche proprie della cultura ‘woke’, propugnata dalla parte più radicale dei Partito Democratico: nel 2016 arrivò addirittura a cancellare uno show in North Carolina come protesta per una legge dello Stato che regolava la frequentazione dei bagni da parte dei transgender.
‘Alcune cose sono più importanti di uno show di rock – dichiarò all’epoca il Boss – e questa è una battaglia contro il pregiudizio e il bigottismo’.
Nel 2023 Springsteen non ritenne però opportuno, o forse altrettanto importante, rinviare un suo concerto a Ferrara, nonostante a pochi chilometri dal suo palco l’Emilia Romagna fosse sott’acqua, alle prese con morti e distruzione causate da una tremenda alluvione: in quella occasione il ‘cantore degli ultimi’ non spese neppure una parola per le vittime del disastro.
Da eroe della ‘working class’, a partigiano della élite Democratica: con l’ultima serenata per Kamala, la credibilità di una grande icona americana è forse irrimediabilmente compromessa.
Giornalista pubblicista dal 2000 presso l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, ha collaborato come cronista e commentatore politico coi quotidiani ‘TorinoCronaca’ , ‘laPadania’ , ‘RadioPadania’. Ha lavorato come addetto stampa presso diversi gruppi politici del Consiglio Provinciale di Torino, del Consiglio Regionale del Piemonte, del Ministero delle Attività Produttive ed è stato Portavoce del Presidente della Regione Piemonte dal 2010 al 2014. Esperto di comunicazione politica e di cultura ungherese, ha fondato e diretto il sito di notizie web PiemonteLife.it e ha pubblicato una raccolta di racconti tradizionali magiari.