Elezioni in Moldavia: Bruxelles le definisce regolari soltanto perché hanno vinto i filo-UE, ma avendo vinto di poco, denuncia lo zampino straniero

Elezioni in Moldavia: Bruxelles le definisce regolari soltanto perché hanno vinto i filo-UE, ma avendo vinto di poco, denuncia lo zampino straniero

6 Novembre 2024 0

Alle elezioni presidenziali in Moldavia gli europeisti hanno vinto ma non convinto. La presidente uscente Maia Sandu è stata riconfermata solamente al secondo turno e con un calo di preferenze rispetto alla volta prima, rischiando pure di perdere il referendum per l’adesione alla UE.

I risultati

La Sandu ha vinto col 55% dei voti. Il suo sfidante, l’ex procuratore generale Alexandr Stoianoglo, si è fermato al 44%. Non tragga in inganno la differenza apparentemente larga. È infatti il risultato del secondo turno. Al primo c’era stato anche il referendum, probabilmente il vero indicatore della volontà popolare rispetto al percorso che la Sandu ha impresso al Paese in questi anni. E qui la spaccatura nazionale è evidentissima e per ora insanabile. Il motivo è che i filo-UE hanno prevalso con un margine minimo e soltanto grazie ai voti dei moldavi che risiedono in Occidente. Si guardino poi i dati dell’astensionismo. Sono terrificanti: appena il 54% degli aventi diritto ha votato e poco più della metà di costoro ha dato fiducia alla Sandu. Con questi numeri parlare di vittoria è piuttosto ridicolo, anche perché gli astenuti sono tali proprio in quanto delusi e scontenti da questa presidente.

Elezioni turbolente

Ed è stata una tornata elettorale tutt’altro che pacifica e serena. Vi sono state decine di violazioni del protocollo in tutto il Paese, da casi di intemperanze presso le cabine al danneggiamento delle schede. Anche questo è il segnale dell’inquietudine che serpeggia nella società moldava e che la vittoria “obbligatoria” dell’europeismo non risolverà né oggi né mai. Sulla questione si è espresso anche il deputato di sinistra Constantin Starîș, parlamentare dal 2010 per il Blocul Comuniștilor și Socialiștilor. All’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha fatto presente come la Commissione elettorale moldava abbia cercato di reprimere i diritti dei connazionali residenti in Russia, negando loro la possibilità di votare. Ha fatto presente come le organizzazioni sovranazionali che dovrebbero vigilare sul corretto svolgimento di un’elezione scelgano cosa denunciare e cosa no. In questo modo, il voto popolare riceve legittimità solo se è conforme ai desiderata dell’Occidente.

L’opposizione non cede e il Cremlino non riconosce

In compenso è Mosca a non riconoscere la validità di queste elezioni. Il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha spiegato il perché di tale posizione, motivandola con l’impossibilità di voto imposta alle centinaia di migliaia di moldavi residenti in Russia. Al contrario, dice, quelli che vivono in Occidente hanno potuto esprimersi. E guarda caso il loro voto è stato determinante per il successo della Sandu. Poi, solo una minoranza degli abitanti effettivi della Moldavia ha votato per la presidente uscente. In altre parole, per il Cremlino queste contraddizioni implicano che la tornata elettorale non è stata valida o corretta. Anche i sostenitori dello sfidante Stoianoglo lamentano la mancanza di condizioni eque e democratiche per queste elezioni e ne rifiutano l’esito. Hanno promesso che spoliticizzeranno l’apparato statale e gli organi di controllo, oggi occupati da chi appartiene in un modo o nell’altro al partito di governo.

Referendum per la UE

Nel referendum che si accompagnava al primo turno è stato chiesto agli elettori di approvare o meno un emendamento sull’inserimento in Costituzione dell’obiettivo strategico dell’integrazione UE. Parla inoltre di “identità europea della nazione moldava” e “irreversibilità del percorso verso l’Europa”. I sì hanno prevalso con appena il 50,46% grazie ai residenti nella UE. Evidentemente, alla metà dei moldavi che vivono in patria non interessa il radioso cammino verso quell’Unione da cui altri vorrebbero uscire (i britannici lo hanno già fatto). Eppure la Sandu e gli euroburocrati hanno immediatamente attribuito il proprio “quasi fallimento” alle intromissioni russe. Tanto andranno avanti coi loro piani, perché Ursula von der Leyen vede di buon occhio la Moldavia. Nonostante sia il Paese più povero del continente (Ucraina esclusa), dipenda fortemente dal gas russo e una sua regione è staccata e di fatto sovrana, Bruxelles le ha attribuito in tempi record lo status di Paese candidato.

L’Occidente che si definisce democratico

Dunque, mentre altri Stati vengono tenuti da anni alla porta o tartassati con austerità e parametri, Bruxelles facilita l’ingresso a un Paese che non può in alcun modo soddisfare i requisiti necessari. Per la Moldavia si è disposti a chiudere un occhio, anzi due, ed elargire miliardi di euro invece di pretendere il risanamento (impossibile) dell’economia. Proprio qualche settimana fa la Commissione ha annunciato un pacchetto record di aiuti da 1,8 miliardi di euro destinato in teoria a sviluppo e riforme. La UE rappresenta per Chișinău il donatore principale, avendo concesso dal 2021 più di un miliardo di euro. Ricapitolando: la Sandu ha ricevuto la benedizione dei leader europei e in quattro anni ha esplicitamente e dichiaratamente fatto in modo che il Paese si allineasse alle posizioni occidentali. E nelle capitali europee nessuno fa notare come ciò rappresenti un’interferenza a dir poco colossale nei processi democratici di una nazione.

È sempre colpa di…

Così, foraggiata dai miliardi della UE e spalleggiata dai media europei, la Sandu è rimasta in carica. Gli europeisti hanno vinto di pochissimo, ma hanno vinto, e nonostante ciò denunciano delle fantomatiche intromissioni del Cremlino. Insomma, per l’Occidente queste elezioni sono regolari perché ha prevalso la sua fazione, ma con una sfacciataggine clamorosa grida al solito “gombloddo”: ha stato Putin! Insomma, si nega che i moldavi possano avere un orientamento politico e valoriale diverso. E se ce l’hanno, è sicuramente per colpa della propaganda straniera. È un immenso specchio riflesso contro cui le élite UE puntano il dito e finiscono per denunciare sé stesse. Alle elezioni presidenziali in Moldavia gli europeisti hanno vinto ma non convinto. La presidente uscente Maia Sandu è stata riconfermata solamente al secondo turno e con un calo di preferenze rispetto alla volta prima, rischiando pure di perdere il referendum per l’adesione alla UE.

Martin King
Martin King

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