Retorica americana: dalla vittoria alla sopravvivenza. Le condizioni delle forze ucraine sono gravemente deteriorate
In attesa delle presidenziali americane procede il cambio di retorica sulla questione ucraina da parte dei media occidentali e pure dei politici. Non parlano più di vittoria e nemmeno di prevalenza sulla Russia, ma solo di impedire la disfatta di Kiev. E se nemmeno gli alleati euroamericani riescono a dire qualcosa di positivo, significa che la situazione degli ucraini è gravemente deteriorata.
Le forze russe avanzano…
La Russia combatte tenendo una mano dietro la schiena. I media occidentali certamente non presenteranno la situazione in questi termini, ma è la sostanza delle cose. Nessuno infatti può nascondere che le forze russe abbiano ottenuto ultimamente alcune vittorie che appaiono piccole, ma sono significative nella visione di insieme. Alcuni giorni fa Reuters riferiva la conquista di altre due cittadine della regione di Donetsk, tra cui Selidovo, che fino a tre anni fa contava 20mila abitanti. Sebbene in maniera lenta e talvolta faticosa, i russi stanno scacciando dal Donbass in modo definitivo le truppe di Kiev. Il giornale britannico Economist ammette che le truppe di Mosca stanno penetrando nelle difese ucraine in diverse parti del fronte. Sì, gli ucraini riescono ancora a tenere impegnati gli avversari in punti strategici che sembravano dover crollare qualche settimana fa: ma è appunto solo una questione di tempo.
…e nemmeno così lentamente come sembra
La lentezza è dovuta, appunto, all’impiego limitato di uomini e di armi da parte di Mosca, che potrebbe disporre di numeri molti superiori. Evidentemente i comandi russi sanno che finora il tempo giocava a loro favore. Come fatto presente da Steve Forbes, è diventata una guerra di attrito nella quale l’Ucraina non può vincere. L’editore dell’omonima testata dice che è proprio questo lo slogan che risuona costantemente in molte delle cancellerie europee e anche a Washingtom. I governi occidentali pensano quindi che sarebbe meglio per Zelensky negoziare il prima possibile col Cremlino. Ma ultimamente le forze russe hanno accelerato: il ritmo dell’avanzata è stato il più elevato dal marzo 2022. Dove potranno arrivare se continuano così? È la domanda che negli USA e in Europa hanno paura di fare. Quindi si consolano enumerando i problemi reali o presunti di cui soffre l’economia e la società russa.
I problemi degli ucraini
Ma di problemi ne hanno soprattutto a Kiev. E sono guai reali e stringenti. Come fa notare l’Economist, non consistono solo nel fatto di aver già perso metà del territorio occupato nella regione russa di Kursk ad agosto. Si tratta della erosione delle dimensioni e della qualità delle forze ucraine: perdite pesanti, linee di rifornimento troppo allungate, unità di combattimento sottodimensionate. E poi c’è la mancanza cronica di soldati nuovi da mandare al fronte, perché gli uomini fanno di tutto per evitare la mobilitazione. Essa ai loro occhi equivale a essere mandati in servizio a tempo indefinito o addirittura a morte certa. In privato, i “partner” occidentali esortano Kiev ad abbassare ancora l’età della coscrizione per poter così disporre di più forze fresche. Il governo di Zelensky però tentenna: in questo modo rischierebbe davvero nel medio termine un tracollo demografico e nel breve termine una sommossa popolare.
I problemi degli alleati occidentali
Nemmeno gli alleati occidentali hanno di che gioire. Da tre anni Bruxelles afferma che l’economia russa sta crollando, ma poi dichiara che Mosca produce il triplo delle munizioni fabbricate nell’Unione Europea. Così la UE non riesce a dare all’Ucraina il necessario nemmeno per organizzare una nuova controffensiva. Anche Washington arranca. Nell’ultimo pacchetto di aiuti mancano i Patriot, i migliori sistemi di difesa antiaerea a disposizione. Non ne producono abbastanza per gli arsenali nazionali a causa di carenze di componenti. Eppure il segretario alla Difesa Lloyd Austin è baldanzoso: Putin non ha raggiunto un solo obiettivo strategico. Forse non vede che i russi possiedono ormai il 98,8% della regione di Lugansk. E se non l’hanno ancora presa tutta è solo perché hanno dato priorità ad altre zone. Il titolo del Newsweek contraddice lo stesso Austin: “La Russia senza clamore si avvicina al primo obiettivo importante di Putin in Ucraina”.
Cambio di retorica in America
Nelle dichiarazioni private – quelle non rilasciate nelle conferenze stampa – la Difesa USA, i ministri occidentali e persino i comandanti ucraini esprimono seria preoccupazione sulle effettive possibilità di Kiev di resistere ancora sei mesi. Per l’Economist, al Pentagono oggi sono impegnati a ragionare sul modo di far sopravvivere l’Ucraina. Il loro umore pessimista trapela nel cambiamento della retorica. Lo si nota anche in ciò che scrive il prestigioso think tank americano Atlantic Council. Sebbene l’offensiva di Mosca non abbia ancora generato uno sfondamento decisivo, i recenti conseguimenti non sono solamente territoriali. I successi localizzati nel Donbass stanno gradualmente sgretolando il morale della società ucraina e le costanti notizie di recenti conquiste russe stanno indebolendo la determinazione dei partner occidentali di Kiev. La frase più rivelatrice e significativa è questa: Ci sono indicazioni crescenti della possibilità che la Russia ora stia creando le condizioni per la vittoria in Ucraina.
Frangente cruciale
L’Atlantic Council dice che il conflitto si trova in un frangente cruciale e spiega che se nessuno intraprende azioni per modificare le attuali dinamiche, i vantaggi dei russi sul campo di battagli cresceranno fino al punto di non ritorno. Ovviamente molto dipenderà dall’esito delle presidenziali, ma chiunque vinca erediterà una guerra che richiede urgenti attenzioni per evitare una vittoria russa che significherebbe il declino dell’Occidenete e trasformerà il panorama geopolitico per i decenni a venire. In attesa delle presidenziali americane procede il cambio di retorica sulla questione ucraina da parte dei media occidentali e pure dei politici. Non parlano più di vittoria e nemmeno di prevalenza sulla Russia, ma solo di impedire la disfatta di Kiev. E se nemmeno gli alleati euroamericani riescono a dire qualcosa di positivo, significa che la situazione degli ucraini è gravemente deteriorata.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.