Zelensky pronto a svendere uomini e risorse nazionali pur di avere l’appoggio di Trump, ma gli americani vorrebbero la fine delle ostilità

Zelensky pronto a svendere uomini e risorse nazionali pur di avere l’appoggio di Trump, ma gli americani vorrebbero la fine delle ostilità

15 Novembre 2024 0

Il Financial Times rivela che Zelensky già prima delle elezioni aveva sottoposto all’attenzione di Trump una variante specifica del suo “piano per la vittoria”. La sua convinzione è che per mantenere gli USA nel ruolo di sostenitori eterni dell’Ucraina occorra una proposta concreta e appetibile: in questo caso, offrire uomini e risorse nazionali.

Proposte esplicite

Zelensky ha avanzato questo piano nel corso dell’incontro newyorkese di settembre. Lo schema, già elaborato in estate, ha lo scopo di tentare di imporre la propria narrativa a Trump prima che quest’ultimo imponga la propria. Le proposte formulate appositamente su misura dell’ex e prossimo presidente sono due. La prima è usare i soldati ucraini per sostituire quelli americani di stanza in Europa, potendo quindi dislocarli utilmente altrove. La seconda è di condividere le risorse naturali ucraine coi partner occidentali. Condividere è ovviamente un eufemismo ipocrita per dire “svendere e lasciar depredare”. A sviluppare questa idea è stato il senatore della Carolina del Sud Lindsey Graham, “falco” repubblicano fra i più agguerriti e russofobi, che ha spinto per l’invio dei carri armati e dei caccia F-16. Inoltre è sempre stato favorevole al permesso per gli ucraini di usare l’artiglieria a lungo raggio per colpire obiettivi dentro il territorio della Federazione Russa.

Speranze o illusioni a Kiev

Il governo ucraino spera – o forse si illude – che la vittoria di Trump non coincida necessariamente col taglio immediato dell’assistenza da parte degli USA. Zelensky è stato fra i primi a chiamare per congratularsi e ha detto che hanno avuto una conversazione telefonica “ottima”. Inoltre, una fonte vicina al vertice ha riferito che Trump ha espresso “interesse” verso i due punti del piano. A Kiev mantengono un cauto ottimismo, contando appunto di far leva sulla sua attitudine a negoziare e a lavorare positivamente sulle proposte. D’altro canto, dicono, in passato ha già fatto delle concessioni, come l’invio dei missili anticarro Javelin nel 2019 e la sua approvazione a che i colleghi di partito votassero uno dei pacchetti di aiuti di quest’anno. Infine auspicano che abbia paura di rovinare la sua presidenza qualora l’Ucraina, in quanto alleato dell’America, subisca una débâcle totale o la perdita dell’indipendenza.

Pace per il business e per ripagare i debiti

Cercano di suscitare l’interesse di Trump anche alcuni businessmen di punta dell’economia ucraina, che hanno proposto di sottoporgli un’analisi dei possibili investimenti che gli USA potrebbero fare nel Paese. L’idea si inserisce nella prospettiva del cosiddetto ABC – anybody but China, allo scopo di ridurre la dipendenza ucraina dalle tecnologie e dai materiali di provenienza cinese. Intanto, il successo di Trump sembra aver favorito l’aumento di valore dei titoli di Stato ucraini. Nell’ultimo mese sono infatti saliti del 12%, già quando le aspettative per la sua rielezione erano alte. Ha giocato un ruolo fondamentale la speranza che la nuova amministrazione repubblicana porti alla fine delle ostilità e dunque a un nuovo inizio per tutto il sistema economico. La conseguenza materiale sarebbe quindi ridare all’Ucraina la capacità di restituire i debiti. I suoi creditori sono infatti in gran parte americani e uno dei più esposti è il gigante finanziario BlackRock.

Gli americani hanno votato per la pace

Con un largo margine di preferenze rispetto alla Harris anche nel voto popolare, il consenso elettorale di Trump è acclarato. I cittadini lo hanno votato altresì per la politica estera, sebbene ciò contraddica uno stereotipo della politica statunitense. Lo fa notare lo storico Mark Episkopos, ricercatore e autore per il Quincy Institute for Responsible Statecraft. Secondo lui, le crisi in Europa Orientale e in Medio Oriente hanno convinto gli americani che le decisioni in merito siano troppo importanti per essere lasciate in mano ai tecnocrati. Gli elettori sono stanchi di vedere il Pentagono che svuota i suoi arsenali per aiutare l’Ucraina, un Paese che la mobilitazione non ha certamente reso “meno corrotto, più libero o più democratico”. Conclude: Il presidente eletto Trump si è assicurato un forte mandato per terminare questa guerra, e nel farlo, per rafforzare non soltanto la postura dell’America in Europa, ma la sua reputazione globale.

“La Crimea è andata”

Per Zelensky il problema è convincere anche i consiglieri del presidente, dei quali pochi sono degli irriducibili pro-Ucraina. Bryan Lanza, assistente nella campagna presidenziale 2016 e 2024, ha affermato alla BBC che la nuova amministrazione chiederà una “versione realistica della pace”. E a proposito dei territori perduti dice: se il presidente Zelensky verrà al tavolo e dirà che possiamo avere la pace solo con la Crimea, ci mostrerà di non essere serio. La Crimea è andata. Poi, quasi rivolgendosi direttamente a Zelensky, dichiara: Se la tua priorità di riottenere la Crimea e di far sì che i soldati americani combattano per riaverla, allora sarai da solo. La priorità di Washington, infatti, è di fare la pace e fermare le uccisioni. Non è una visione di vittoria, ma di pace. Un portavoce di Trump ha precisato che Lanza non parla per conto del futuro presidente, ma soltanto a proprio nome.

Mike Johnson

Per ottenere il favore dell’area trumpiana serve soprattutto il sostegno dei Congressman. Uno dei più importanti, il portavoce della Camera Mike Johnson, ha sempre espresso la sua insofferenza per Kiev. Appena un mese fa affermava: Non ho una gran voglia di finanziare ancora l’Ucraina e spero che ciò non sia necessario. E sulle imminenti elezioni dichiarava: se vince il presidente Trump, credo potrà effettivamente mettere fine al conflitto. Lo credo davvero. E accennava poi alla stanchezza di tutta la comunità internazionale verso il supporto prolungato a Kiev. Recentemente era riuscito a far ritardare l’approvazione di un enorme pacchetto di aiuti e aveva chiesto l’allontanamento dell’ambasciatrice ucraina Oksana Markarova. Il Financial Times rivela che Zelensky già prima delle elezioni aveva sottoposto all’attenzione di Trump una variante specifica del suo “piano per la vittoria”. La sua convinzione è che occorra una proposta appetibile: in questo caso, offrire uomini e risorse nazionali.

Martin King
Martin King

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici