Lo squadrismo degli aggettivi
“Infernale“, “impostura“, “narcisista“, “rabbiosa“. E ancora “apocalittica“, “assurdità“, “irrazionale“, “tribali“. E poi “grotteschi“, “persecutori“, “pericoloso“. Sono solo alcuni degli aggettivi che certi giornali italiani hanno utilizzato per definire il candidato repubblicano Donald Trump. Li hanno usati anche per etichettare i suoi elettori, che sono una larghissima quota della popolazione americana. Questa mitragliata lessicale ha un unico scopo: non fare prigionieri. Chi non vota Kamala Harris deve quindi sentirsi un reietto, un indegno, un mostro. Deve vergognarsi perchè secondo loro, chi ha a cuore veramente la democrazia, la libertà, la razionalità e la pace deve avere un’unica scelta possibile, che è quella di non votare per Trump.
D’altra parte, c’è poco da stupirsi. Se il presidente degli Stati Uniti in carica, cioè Biden, ha definito “spazzatura” i sostenitori dei Repubblicani – e nessuno si è indignato – allora si è visto davvero di tutto. Tutto ormai è sdoganato, anche e soprattutto l’aggressione verbale contro chi la pensa diversamente dal mainstream. Una sorta di investitura divina ha legittimato il bullismo e la ridicolizzazione. Il paradosso è che ciò avviene per bocca dei cultori del politicamente corretto, ormai follemente corretto. In un mondo schiacciato dal peso delle statue abbattute e di intere pagine di storia bianchettate, questi insulti non fanno più rumore.
La rabbia
Quando va bene, i media italiani parlano degli elettori trumpiani – e degli elettori dei partiti populisti – come di elettori “arrabbiati”. Non c’è però nessuno di loro che pensi come l’autocensura imposta dall’ideologia del politicamente corretto, woke per meglio dire, possa costituire alcol verso fasce di popolazione che vengono dalle loro icone completamente escluse e dimenticate il giorno dopo il voto. Non è un caso che vi sia stata la corsa delle star del cinema e della musica a fare le groupies della Harris. E invece Elon Musk, l’unico vip a essere stato “ingaggiato” da Trump nella campagna elettorale, viene definito “oligarca”. Se questa è l’accoglienza quando scegli l’altra parte, è normale che la eviti come la peste.
Quello che preoccupa maggiormente del nuovo squadrismo degli aggettivi è l’indifferenza con cui viene accettato nella comunità. Nessuno ti difende quando vieni preso di mira, neppure chi la pensa come te. Una forma di omologazione collettiva senza precedenti, che sicuramente verrà studiata in futuro (se mai sopravviveremo ad essa). E l’abbiamo già sperimentata con la Brexit, con la gestione del Covid, con la guerra in Ucraina, con la questione palestinese: se esprimi un’idea diversa dalla narrative unica dei Dem, vieni additato com antieuropeista, no vax, putinista, pro-Hamas e via dicendo.
Vittime
Lo viviamo ogni giorno quando è necessario autocensurarci per poter scrivere e parlare senza cadere vittime delle “Guardie Rosse della correctness“, come le definisce egregiamente Luca Ricolfi nel suo ultimo saggio. Lo viviamo oggi quando si parla di elezioni americane e soprattutto di Donald Trump. Un candidato che ha già subito due attentati, dopo l’invito di Biden a metterlo nel mirino. Ed è pure riuscito a ricevere il commento di un quotidiano militante del network democratico italiano, secondo cui avrebbe giocato sulla grandezza del cerotto al primo comizio utile. La vittima che diventa carnefice… il colmo!
La speranza, ultima a morire, è che una risata li seppellisca tutti.
Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.