Israele e le eredità buie del dopo Bibi
Hassan Nasrallah è caduto sul campo di battaglia come peraltro desiderava che accadesse: morire tra la sua gente e per la Palestina.
Nasrallah simbolo della resistenza islamica e laica non solo nel paese dei Cedri, sua terra madre, ma in tutto il mondo arabo ed islamico, per questo era anche chiamato Sayed al Mukawama appunto il Signore della resistenza.
Un nemico di lungo corso
Ha messo per anni in difficoltà lo Stato sionista-ebraico, liberando con i suoi combattenti i territori libanesi occupati nel 1982 dall’esercito israeliano guidato Ariel Sharon. Nasrallah era un uomo carismatico, dotato di grande capacità oratoria, un artista del linguaggio delle masse, e soprattutto di leadership tanto da assurgere a leader, senza competitori, per gran parte dei popoli mediorientali. Non una cosa di poco conto in un quadrante fortemente frammentato come quello arabo.
La sua popolarità spaziava infatti dal centro di Dahie a Beirut in Libano e si allungava ad Est come ad Ovest, a Nord come a Sud del Mondo Arabo fino all’Iran e il quadrante limitrofo.
Sicuri che avesse solo nemici?
I suoi simpatizzanti al netto della propaganda del mainstream appartengono a diverse nazionalità e confessioni religiose. Stupirà ma riscuoteva anche simpatie tra i cristiani soprattutto quando li ha difesi con i suoi uomini con dure battaglie durate mesi eliminando l’ISIS sia in Siria sia in Libano.
Nei suoi discorsi era sempre centrale un forte contenuto valoriale, con forte connotazioni religiose musulmane e cristiane. Numerosi i richiami ai principi di giustizia e liberazione anticoloniale, antisionista e antimperialista, in primis verso quel colonialismo di ritorno statunitense.
Termini come diseredati, oppressi, deboli, ingiusti, occupanti, usati spesso con il fascino del suo timbro e tono l’hanno reso il leader difensore dei deboli e degli oppressi. Un uomo che lottava per la liberazione e per una giustizia verso dei forti usurpatori. Non a caso molti intellettuali, anche di sinistra, rintracciavano in lui un simbolo di liberazione, un partigiano di primo ordine pronto a combattere e morire da martire contro gli invasori ingiusti.
I diversi scenari che si aprono con la sua morte
Quello che è accaduto con la l’eliminazione e dei suoi comandanti di alto rango presenta diversi dubbi, fino a spingere alcuni a considerare il tutto come una specie di un tacito via libera iraniano al suo assassinio allo scopo di tramutare il “Grande Satana” (gli Usa) in un potenziale amico. Ma queste voci sono bollate come di agitatori “maligni” che seminano divisioni contro la fede in lui.
In verità con la sua uccisione scenica e drammatica, a seconda del punto di vista dalla quale la si osserva, l’Israele di Benjamin Netanyahu spera che il ruolo regionale del partito Hezbollah (partito di Dio) sia definitivamente terminato. Nasrallah, veniva infatti considerato la seconda personalità dell’asse del male dopo il leader supremo Ali Khamenei guida spirituale della Repubblica Islamica Iraniana!
E secondo i malpensanti l’indebolimento dell’asse iraniano, sottoposto a colpi militari molto dolorosi, spingerebbe ad una nuova linea politica Teheran verso la prosperità e lo sviluppo e con maggiori aperture verso i paesi vicini e verso gli USA.
L’indebolimento dell’Iran
Questi dubbi si intensificano forti dal fatto che Israele è riuscita a prendere di mira con estrema, e forse troppa, facilità l’intera struttura di Hezbollah in appena dieci giorni. Decimando gli alti comandi dell’ala militare del partito col culmine dell’assassinio del suo Segretario-Generale ed il suo leader storico.
L’intervista, considerata da alcuni “surreale”, del presidente iraniano Masoud Pezeshkian rilasciata alla CNN in cui ripeteva che Hezbollah stava conducendo guerra “da solo” contro Israele, e l’aver indicato come l’Iran non fosse ostile agli Stati Uniti, ma piuttosto voleva con loro fratellanza e amicizia viene letta negativa sempre da più parti. Una posizione quasi “neutrale” e sorprendente, che può essere interpretata come il via libera ad Israele per assassinare Nasrallah e liquidare Hezbollah.
Dove sono le dure risposte dell’Iran?
Molti osservatori sono in attesa delle dure risposte promesse, ma mai mantenute, dell’Iran rispetto agli attacchi subiti. Ma questo silenzio potrebbe implicare che ci sia stata una presa di coscienza che l’Iran non è in grado di opporsi al pari con l’asse nemico. E tutto potrebbe essere letto come una ritirata strategica e diplomatica, sacrificando alcuni sacrificabili. Per dare segno di un cambio di regia e di direzione prima dell’arrivo, eventuale, di Donald Trump alla presidenza USA.
Queste posizioni sono smentite dalle ultime notizie che parlano di disponibilità dell’Iran ad inviare soldati in Libano per combattere contro Israele.
Con le operazioni brutali e sanguinarie delle ultime settimane è evidente il successo dell’intelligence del Mossad e del IDF, grazie anche alla superiorità tecnologica di Israele e dei suoi alleati e grazie al ruolo degli informatori, che hanno avuto accesso a dei dati sensibili su riunioni, ritrovi e movimenti di personaggi di spicco.
Conseguenze imprevidibili
In Libano, il carisma di Hassan Nasrallah lascerà un vuoto enorme che sarà difficile da colmare con altri leader di partito ancora in vita. Hezbollah non sarà più lo stesso. Anche se il suo assassinio non porterà alla fine del partito come pensa Netanyahu il quale con le sue spericolate ma “calcolate” mosse ha permesso ad Israele di non avere più alcuna linea rossa nella Regione.
BiBi, sta riconquistando buona parte della popolarità persa in Israele con l’assassinio di Nasrallah, ed in attesa dell’assassinio successivo di Yahya Sinwar. Il colmo lo raggiungerà con il ritorno dei coloni nord nei loro insediamenti e la liberazione da vivi degli ostaggi ancora non raggiunta.
Un conflitto ancora alle prime battute
La sensazione è che la guerra di Israele contro Hezbollah in Libano e Hamas in Palestina sia ancora agli inizi. Nasrallah aveva sostenuto nel suo ultimo discorso che il confronto con il nemico sarà lungo e ci possono essere sconfitte reciproche a turni alternati sul piano militare. La mappa della Regione potrà quindi essere esposta ad una trasformazione radicale.
Anche Trump l’aveva ammesso poche settimane fa sostenendo che era
giunto il momento per la piccola Israele di allargare i propri confini ai paesi vicini.
Questo presume che ci si allontani sempre più dalla dichiarazione dello Stato di Palestina se Bibi, approfittando dal supporto incondizionato dell’Occidente, attaccherà pure la Cisgiordania, e butterà un occhio sul Sinai in Egitto.
Sogni mai dimenticati
È stato sempre il sogno degli estremisti in Israele, con i quali peraltro Netanyahu ha stresso un fortissimo legame, il pensiero di un nuovo regno allargato.
Tutti questi comportamenti e azioni, al di là di ogni regola e oltre le linee rosse, provocherà però nuovi tumulti interni in molti paesi dell’area e di conseguenza lascerà alle prossime generazioni un’altra buia eredità. La stessa disegnata da Sharon nel 1982 che ha portato alla nascita proprio di Hamas e di Hezbollah con tutto le conseguenze che viviamo oggi.
La domanda che nasce spontanea è quale sarà il lascito di Bibi che a dispetto dei suoi predecessori non potrà contare sulla caducità del tempo. Le atrocità filmate e registrate che si troveranno per sempre in rete, in una ‘Era di iperconnessione’, siamo sicuri che non si tramuteranno in un boomerang per Israele?
Le parole profetiche
Le ripercussioni a cui si allude hanno peraltro fondamenta lontane e sono state “profetizzate” nei discorsi proprio di Nasrallah, elevato oggi per il mondo arabo al rango di Sayyed Alsciuhadaa (il Signore dei martiri). L’eco di quelle parole provocherà uno spettro che manterrà viva nei cuori e nelle menti di molti seguaci e sognatori la memoria di questo loro eroe.
Testimonianza di ciò il commento di molti cittadini durante le manifestazioni di solidarietà e di saluto finale in diversi paesi, che circolano nelle diverse TV, spesso censurate purtroppo dal mainstream. Il triste “torneo” di episodi di sangue e di atrocità, più feroce di quello combattuto da Sharon, è un puzzle tutto da comporre nelle sue conseguenze.
Gli uni e gli altri, forti dei libri “sacri” che avevano annunciato questo periodo porterà ognuno ad interpretare questi fatti a modo suo, riportandoci nelle pagine buie della storia religiosa di questi popoli e non nella direzione della luce della prosperità, della pace, della fratellanza e della uguaglianza dello Stato di Diritto. Un’era senza esclusione o esclusiva nello sviluppo e crescita dell’umanità.
Cittadino torinese di adozione originario dal Libano naturalizzato italiano a metà anni novanta del secolo scorso.
Nato e cresciuto durante la guerra in Libano nella zona di maggioranza cristiana ha vissuto alcuni periodi bui dei conflitti tra queste la guerra di invasione del Libano da parte dell’esercito Israeliano con al Comando Ariel Sharon.
Approdato a Torino nel 1984 a seguito dell’arrivo delle forze multinazionali in Libano in una missione di Peace Keeping per studiare al Politecnico di Torino, dove si è laureato con Lode ed aveva ultimato sui studi superiori come specialista di sviluppo nelle aree urbane dei paesi invia di sviluppo per poi finire con l’ottenimento del titolo di dottore di ricerca. Inoltre aveva partecipato ai i lavori del workshop sullo Sviluppo presso il MIT di Boston nel 1992.
Durante il periodo degli studi superiori aveva svolto attività di didattica e ricerca per alcuni anni nell’Ateneo torinese.
Inoltre aveva partecipato a diversi eventi, dibattiti e conferenze sui conflitti in Medio Oriente sia come organizzatore in qualità di Portavoce dell’Unione Araba di Torino durante il periodo della guerra al terrorismo dichiarata da Bush Jr. sia come scrittore freelance scrivendo articoli ed intervistando alcuni personaggi di spicco in quell’area con lo scopo di illustrare ed esporre le ragioni degli uni e degli altri allo scopo di avvinare le distanze per una possibile pacificazione e sviluppo.
Nella sua città adottiva Torino si è adoperato al servizio della Comunità cittadina nel segno della legalità e dell’integrazione tramite diverse iniziative condotte in prima persona ed con il mondo associativo e di alcuni comitati cittadini ed in stretta collaborazione con le istituzioni cittadine.