Gli ucraini non vogliono tornare in Ucraina, ma ora gli USA li mandano via

Gli ucraini non vogliono tornare in Ucraina, ma ora gli USA li mandano via

9 Marzo 2025 0

Uno dei problemi peggiori che Kiev deve affrontare è la questione dello spopolamento. Il numero di ucraini residenti in patria diminuisce in due modi: il calo demografico vero e proprio (troppi decessi e poche nascite) e i profughi che non vogliono ritornare. Zelensky ora prova a mettere una pezza peggiore del buco.

La legge marziale

Dal 2022 è in vigore in Ucraina la legge marziale. Una delle sue conseguenze più dibattute è quella relativa al divieto di effettuare le elezioni a tutti i livelli. Un altro divieto di grossa portata è quello di espatrio, che grava sui maschi dai 18 ai 60 anni. Costoro potrebbe essere teoricamente chiamati alle armi e devono quindi restare a disposizione. Sussistono però delle eccezioni, come i permessi di uscita accordati a chi deve svolgere particolari mansioni per un certo periodo. Si tratta ad esempio degli attori, dei cantanti, dei giornalisti e più in generale dei lavoratori del mondo dell’informazione, dello sport e dello spettacolo. A Kiev si sono accorti che in troppi hanno approfittato della ghiotta occasione. Nel 2024 sono stati in 500 ad aver usufruito dei permessi del Ministero della Cultura per uscire dal Paese e non farvi ritorno.

Divieto di espatrio

Zelensky è dunque corso ai ripari. Il consigliere ministeriale Dmytro Zolotukhin spiega che i “furbetti” potrebbero essere perseguiti penalmente. Inoltre saranno ritenuti sospettati anche i funzionari che avevano dato l’assenso all’espatrio. Il 3 marzo è scattata la sospensione delle lettere di esonero per le trasferte brevi, quelle che per tanti soggetti sarebbero divenute permanenti. Adesso per usufruire dei permessi occorrerà ripetere la procedura e superare nuovi controlli. Come spiegato dalla viceministro della Cultura e delle Comunicazioni strategiche Halyna Hryhorenko, verranno esclusi ad esempio gli artisti attualmente disoccupati, mentre saranno accettate – ma solo dopo una lunga procedura – le richieste di coloro che rientrano nei programmi ufficiali del Ministero. Di fatto ciò segna la fine delle missioni culturali all’estero. È una misura temporanea, si sforza di sottolineare il governo, ma è chiaro a tutti che la circostanza durerà tanto quanto la legge marziale, cioè fino alle fine delle ostilità.

Ingiustizie sociali

La pezza è peggiore del buco. Infatti non risolve il problema, bensì scontenta un’altra fetta di società ucraina. Le disparità di trattamento che privilegiano alcune categorie, così come la corruzione che ha permesso a molti di evitare la mobilitazione, hanno incattivito le famiglie di coloro che invece sono partiti obbligatoriamente per la prima linea. Si sta frantumando il tessuto sociale: chi è rimasto non vuole più vestire la divisa e odia chi è riuscito ad andarsene. Come rivela in modo esplicito persino un giornale mainstream come Repubblica, la difficoltà di trovare nuovi soldati costringe Kiev a ricorrere a misure brutali acciuffando in mezzo alla strada e spedendo a combattere anche coloro che di imbracciare un fucile non avrebbero nessuna intenzione. Da tempo infuriano le proteste – anche violente – contro la mobilitazione forzata e contro le pressioni degli alleati occidentali ad abbassare a 18 anni l’età per il fronte.

Non vogliono tornare

Gli ucraini sono stati accolti come profughi in diversi Paesi dell’Unione Europea e non solo. Oggi stanno soprattutto in Germania, in Polonia e nella Repubblica Ceca, oltre che nel Regno Unito, in Canada e negli USA. Ve sono 5,2 milioni. I recenti sondaggi del Center for Economic Strategy e di Info Sapiens mostrano come meno della metà di essi sia disposta a tornare in patria. Un numero che continua a scendere, come per i 28mila ucraini rifugiati in Scozia: quando fra pochi mesi il loro permesso umanitario scadrà, la maggioranza intende rinnovare la richiesta per restare un altro anno e mezzo. Se inizialmente erano donne e bambini, oggi aumenta la proporzione degli uomini, a testimoniare la loro tendenza a scappare con qualunque mezzo pur di non essere arruolati. E gli effetti sull’economia ucraina sono devastanti: le stime parlano di una diminuzione annuale del PIL fino al 7,8%.

Saranno mandati via dagli USA?

Prima o poi i Paesi ospitanti dovranno decidere se assorbirli definitivamente oppure rimandarli indietro. Potrebbero così non prolungare loro l’asilo politico o lo status di rifugiati umanitari. Probabilmente saranno gli USA i primi a fare tendenza, come si evince dalle dichiarazioni dei funzionari dell’amministrazione Trump. Già ad aprile il presidente potrebbe infatti decretare l’espulsione di 240mila rifugiati ucraini, addirittura tramite la procedura di “deportazione rapida”. L’informazione trapelata ha mandato in confusione i rappresentanti della comunità ucraina in America, che ammettono di non sapere che fare. Eppure le intenzioni di Trump erano note già dalla campagna elettorale, quando diceva che avrebbe annullato le decisioni dell’amministrazione Biden sui programmi di accoglienza degli stranieri profughi o clandestini.

Martin King
Martin King

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