Costruttori di armi americani, con loro l’Armageddon si avvicina

Costruttori di armi americani, con loro l’Armageddon si avvicina

29 Dicembre 2022 0

Il settimanale americano The Nation, una delle riviste più antiche (fu fondata nel 1865), ha pubblicato un articolo dal titolo Escorting Us Down the Path to Armageddon, accompagnandoci sul sentiero verso l’Armageddon.

Il testo si riferisce ai costruttori di armi, volenterosi e felici di fabbricare bombardieri nucleari e missili intercontinentali in grado di distruggere il pianeta in poche ore, ma capaci di regalare all’America la “vittoria” nella guerra finale contro i suoi rivali. Capaci anche e soprattutto di garantire alle imprese appaltatrici contratti da centinaia di miliardi di dollari dei contribuenti, col benestare dei membri del Congresso, sempre in combutta col complesso militare-industriale a stelle e strisce. Proponiamo una versione tradotta del pezzo a firma di William Astore, professore di storia ed ex tenente colonnello della U.S. Air Force.

Ehi, siate allegri! Guardate che bellezza! Sto parlando del nuovissimo bombardiere stealth B-21 Raider, appena presentato in tutto il suo splendore dall’azienda produttrice Northrop Grumman, con la spettacolare silhoutte delle ali a pipistrello e la capacità di sganciare un potenziale esplosivo enorme (cioè quello dlle armi nucleari). È il nostro “bombardiere del domani”. Come ha detto il segretario alla Difesa Lloyd Austin durante la cerimonia di presentazione, esso aumenta le capacità dell’America di contenere le aggressioni sia oggi che nel futuro. Questo mi rende davvero orgoglioso di essere americano. Finché viviamo su questa terra, su questo mondo così “matto” o meglio MAD (Mutual Assured Destruction), lasciate che questa immagine, questa singolare forma di follia che ipotizza la possibile distruzione di ogni cosa sul pianeta Terra, entri dentro di voi.

Come ex ufficiale dell’Aeronautica militare mi ha fortemente ricordato il mio precedente servizio e il vecchio motto dello Strategic Air Command (SAC): Peace is Our Profession, la pace è il nostro lavoro. Il Comando, guidato nei nostri anni più gloriosi dal tristemente famoso generale Curtis LeMay, ha promesso di garantire la pace mediante la minaccia dell’annientamento nucleare totale dei nemici dell’America. Per molto tempo il SAC ha controllato due componenti della triade nucleare americana: i bombardieri basati a terra e i missili balistici intercontinentali (ICBM). Durante la Guerra Fredda i Titan, i Minutemen e gli MX Peacekeeper si trovavano permanentemente in condizioni di disponibilità immediata all’attacco, pronti in qualunque momento a distruggere gran parte del pianeta. E non aveva importanza il fatto che probabilmente anche il nostro Paese sarebbe stato annichilito in una qualsiasi guerra contro l’Unione Sovietica.

L’unica cosa importante era rimanere al vertice di tale piramide nucleare. Il vantaggio che ne derivava era di impedire che alle guerre convenzionali di finire fuori controllo, e questo grazie alla minaccia dell’opzione nucleare o come si diceva a quei tempi “going nuclear” (che nell’era di Joe Biden è l’Armageddon).

Per fortuna, dopo il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki nel 1945, il mondo non è più diventato “nuclare”. Le Forze armate degli Stati Uniti hanno comunque continuato grazie all’aiuto dei produttori di armi come la Northrop Grumman, a farsi strada sempre dritti verso l’Armageddon. Una volta, l’assurdità di tutto ciò venne rappresentata nel film satirico del 1964 “Il dottor Stranamore”, il capolavoro di Stanley Kubrick, in cui veniva mostrata la war room nella quale non avvenivano atti di violenza, anche se coloro che vi si trovavano assistevano al “Giorno del Giudizio”.

Purtroppo, dopo più di 60 anni sembra tutto terribilmente attuale, in un mondo dove non c’è più l’Unione Sovietica, ma in cui la minaccia della guerra nucleare diventa comunque sempre più reale. Perché? La semplice risposta risiede nel fatto che i leader americani, così come i loro colleghi russi e cinesi, paiono avere il desiderio comune di morte e sono pronti a ricorrere all’arma più terribile e catastrofica “in nome della pace”.

Tornano i bombardieri strategici nucleari e gli ICBM!

Nella triade nucleare non vi è nulla di sacro. Non è certo la Santissima Trinità, come aveva detto molto tempo fa un congressman della Florida. Sia come sia, l’esercito americano e il complesso militare-industriale si inchinano ad essa nel loro consueto e dispendioso modo. La triade americana consiste nei bombardieri capaci di portare armi nucleari (B-52, B-1, B-2 e forse un giorno il B-21), nei missili balistici intercontinentali basati a terra e nella sua componente capace di resistere più a lungo, i missili Trident della U.S. Navy, lanciabili dai sottomarini.

Nessun altro Paese possiede una triade così impressionante (se così la si può descrivere) né ha in programma di spendere fino a duemila miliardi di dollari nel corso dei prossimi tre decenni per la sua “modernizzazione”. L’Aeronautica militare naturalmente controlla i primi due rami della triade e non intende rinunciare ad essi solo perché sono ormai superflui rispetto alla “difesa” dell’America (tenendo anche conto dei summenzionati sottomarini) e al tempo stesso rappresentano una minaccia alla vita su questo pianeta. Quando recentemente la U.S. Air Force ha presentato il nuovo bombardiere B-21 Raider con capacità di sganciare armi nucleari, ci siamo resi conto che è molto simile al suo predecessore, il B-2 Spirit, per la forma che ricorda un pipistrello (nota anche come “ala volante”) e per la tecnologia stealth che lo rende invisibile ai radar. L’Aeronautica militare vuole acquistare “non meno” di 100 di questi velivoli al prezzo previsto di circa 750 milioni di dollari l’uno. Tuttavia occorre considerare quanto segue: con gli inevitabili ritardi e le spese ulteriori che derivano da qualunque progetto militare odierno ad alta tecnologia, il valore di ognuno di questi apparecchi supererà probabilmente il miliardo di dollari oppure il progetto nel suo insieme costerà 100 miliardi di dollari dei contribuenti (magari persino 200 miliardi).

Quattro anni fa, quando scrissi per la prima volta del B-21, il suo costo previsto arrivava a 550 milioni. La conoscete già una storia del genere, vero? L F-35, ad esempio, all’inizio doveva essere un caccia multiruolo poco costoso. Dopo una generazione, per stessa ammissione della U.S. Air Force, era diventato una incredibile “Ferrari” degli aeroplani, sensuale nella forma, ma con grandi difetti. Naturalmente il B-21 viene pubblicizzato come un bombardiere multiruolo in grado sia di trasportare testate convenzionali che termonucleari, ma la ragione principale della sua esistenza è la presupposta capacità di colpire con precisione l’obiettivo con bombe nucleari persino senza bisogno della presenza di Slim Pickens (l’attore che impersonava il kamikaze “maggiore Kong” che cavalcava una bomba H nel film di Kubrick “Il dottor Stranamore”).

Gli argomenti principali a favore dei costosi bombardieri nucleari consistono nel fatto che essi possono essere utilizzati per “dimostrare determinazione”, dal momento che a differenza dei missili essi possono essere richiamati indietro (o almeno così si spera). A dire il vero queste giustificazioni forse avevano ancora motivo di esistere negli anni ’50 o all’inizio dei ’60, almeno finché gli ICBM e i loro equivalenti nei sottomarini divennero tecnologie pienamente mature. Oggi invece si tratta di sciocchezze senza senso. Se per la deterrenza contro Paesi dotati di armi nucleari come Russia e Cina non bastano più centinaia di missili con migliaia di testate nucleari precisissime, come ne ha l’America, allora non basteranno di certo qualche decina o nemmeno un centinaio dei nuovi bombardieri stealth В-21, nonostante tutto il recente clamore su di essi in pieno stile hollywoodiano. Ma la logica qui ha un suo perché.

È importante che l’Aeronautica abbia i suoi bombardieri nucleari dai tempi dei primi B-29 modificati per sganciare Little Boy e Fat Man su Hiroshima e Nagasaki, e i nostri generali semplicemente non vogliono rinunciarvi né mai lo faranno. Tra l’altro per creare qualunque sistema d’arma complesso come il B-21 sono probabilmente coinvolti decine di migliaia di operai (ci sono già 400 fornitori di pezzi per il B-21 sparsi in quaranti Stati per assicurare l’amore eterno della maggioranza dei deputati del Congresso). Ed è anche in assoluto il giocattolo preferito di molti commercianti americani di morte, specialmente per il principale appaltatore militare, la  Northrop Grumman.

Un lettore della mio sito Bracing Views, veterano del Vietnam, ha colpito nel segno quando ha descritto la sua reazione alla presentazione del B-21: Quello che mi ha colpito al cuore (e grazie a Dio ho un ottimo pacemaker) è stato il modo di comportarsi del Ministro della Difesa, così sicuro di sé e quasi accondiscendente, l’impianto e l’illuminazione hollywoodiane, il totale disprezzo verso la possibilità che lo spettatore subisca gravi traumi cognitivi/emotivi/morali, per non parlare poi del fatto che egli vede un vero bombardiere col suo carico bellico. E aggiungeteci il costo incredibile e l’enorme esborso dei contribuenti che serve ai velivoli stessi e a tutta la loro infrastruttura, i quali non potranno mai essere usati nella realtà, o che se verranno usati causeranno danni incalcolabili al pianeta e la morte di milioni di persone. Pensate a come tutto ciò poteva essere usato per inziare a trasformare l’America in una social-democrazia funzionante invece che in un impero decadente e barcollante.

Social-democrazia? Lasciate perdere un tal pensiero. L’economia USA si sostiene solo grazie a un keynesianesimo militarizzato, col totale benestare del Congresso e di ogni amministrazione della Casa Bianca. Perciò non importa quanto veramente servano questi bombardieri o quanto aumenti il loro costo, perché probabilmente alla fin fine verranno costruiti. Potrete vederli volare sullo stadio vicino a casa vostra diciamo ad esempio nel 2030, se naturalmente ci arriviamo vivi a quella data. Oltre al fatto che la U.S. Air Force acquisterà nuovi bombardieri stealth grazie ai soldi delle vostre tasse, essa ha anche in programma di acquistare missili balistici intercontinentali di nuova generazione (detti in neolingua “strumento strategico terrestre di deterrenza”) da mettere nei silos presenti nei nostri campi e nei nostri giardini negli Stati agricoli come il Montana, il Nebraska, il North Dakota e lo Wyoming.

La nostra Aeronautica ha gli ICBM già dagli anni ’60. Circa un migliaio di essi (anche se inizialmente ne erano stati richiesti 10mila) sono stati mantenuti in condizioni di piena operatività fino agli anni ’80. Oggi ce ne sono di meno, ma la loro manutenzione sta diventando sempre più costosa a causa della loro età. Diventano superflui anch’essi, perché la U.S. Navy possiede mezzi di deterrenza nucleare marittimi più potenti e individuabili con più difficoltà. Ma appunto qui la logica non c’entra. Che servano o no, l’Aeronautica vuole i nuovi missili così come vuole i bombardieri, e il Congresso brucia dalla voglia di finanziarli a nome vostro.

Così come il costo del progetto B-21 parte da 100 miliardi di dollari (e probabilmente supererà di molto questa soglia), i nuovi ICBM chiamati Sentinel costeranno sui cento miliardi. Ricorda un po’ il vecchio adagio, leggermente aggiornato: 100 miliardi qui, 100 miliardi lì, e presto si parlerà di soldi veri. Nonostante l’eclatante doppio fiasco della Northrop Grumman, la compagnia è diventata l’appaltatore di punta che di recente ha inaugurato una nuova impresa del valore di 1,4 miliardi per la creazione di un nuovo missile a Colorado Springs, non lontano dall’Accademia aeronautica e ad altri edifici della U.S. Force e delle forze spaziali. Che location! Ma perché tanta stupidità nucleare? I motivi sono sempre gli stessi, si intende.

Produrre missili per realizzare un genocidio genera posti di lavoro. È una gran benedizione per il complesso militare-industriale-politico. Viene considerata come una cosa “positiva” per gli abitanti delle comunità rurali presso cui vengono piazzati i missili, perché quelle comunità ne soffrirebbero economicamente se le basi aeronautiche venissero smantellate o dismesse. Per la U.S. Air Force i nuovi rutilanti razzi intercontinentali sono un fondo budgetario dorato che aiuta a garantire che il vero “nemico” – e intendo la U.S. Navy non conquisti il monopolio – sulle armi mortali.

Possiamo aspettarci nei prossimi decenni che tali missili Sentinel vengano inseriti nei campi lontani dal posto in cui vive la maggioranza degli americani. Tra l’altro la nostra amministrazione si atterrà al principio secondo cui se i razzi vengono tenuti fuori dal campo visivo del pubblico è come se sparissero dalla vista. E non riesco a credere che i militari americani, “piantando” i missili proprio là, non si stiano preparando all’unico “raccolto” che essi possono dare, cioè la distruzione di massa.

Questo vecchio pazzo mondo

Come avrebbe sicuramente detto Alfred Neuman del giornale Mad: E perché mi devo preoccupare? Oh, MAD old world, nel quale c’erano così tante armi nucleari! A dire il vero mi sconvolge come sia mutata la composizione degli armamenti nucleari degli USA dopo gli anni ’60. Questa insistenza verso una prevedibile fine del mondo deve pur significare qualcosa, ma cosa esattamente? Forse che ci sono poche persone capaci di immaginare un meraviglioso mondo nuovo senza armi nucleari da un genocidio. Nel 1986 il presidente Ronald Reagan e il leader sovietico Mikhail Gorbaciov c’erano quasi riusciti. Erano praticamente vicinissimi a concludere un accordo per l’eliminazione delle armi nucleari. Purtroppo Reagan non ha voluto rinunciare al suo sogno di uno scudo nucleare spaziale, noto all’epoca come “Guerre stellari” o anche più formalmente come “iniziativa di difesa strategica”.

Ahimé dopo Reagan tutti i presidenti americani sono rimasti orientati verso le armi nucleari. Più di tutto delude il fatto che il premio Nobel per la pace Barack Obama abbia parlato di cancellare le armi nucleari, appoggiato da ex sostenitori della Guerra fredda come Henry Kissinger e George Schultz; poi però vi ha rinunciato in fretta, in parte col fine di rafforzare il consenso al Senato per un accordo nucleare con l’Iran che, non meno tristemente, oggi è già praticamente morto e sepolto.

Se San Reagan e Santo Obama non ce l’hanno fatta, quale speranza possiamo mai riporre nei semplici americani affinché fermino questa nostra odierna follia? Per citare una vera attivista cattolica del movimento per la pace, Dorothy Day: I nostri problemi derivano dal fatto che accettiamo questo sistema sporco e marcio. È dura figurarsi un sistema più laido e lurido di quello che minaccia di sterminare gran parte della vita sul pianeta con l’unico scopo di far “vincere” in qualche modo al nostro Paese la Terza guerra mondiale.

Vincere cosa esattamente? La cenere di un pianeta bruciato?

Guardate, ho conosciuto piloti che guidavano i bombardieri nucleari. Ho conosciuto operatori missilistici responsabili di testate capaci di uccidere milioni di persone (se venissero un giorno lanciate). Mio fratello era guardiano presso i silos degli ICBM quando era ufficiale del servizio di sicurezza dello Strategic Air Command. Io ho stesso ho lavorato al centro di allarme di attacco missilistico dell’Aeronautica di Cheyenne Mountain sotto 600 metri di granito, quando conducevamo delle esercitazioni militari al computer che si concludevano… sapete come? Sì, con la distruzione reciproca assicurata, il famoso MAD.

Noi tutti – o almeno ciascuno singolarmente – non eravano matti. Noi compivano il nostro dovere, seguivamo gli ordini e ci preparavamo al peggio e (in ogni caso, la maggior parte di noi) speravamo nel meglio. Un consiglio: non cercate in questo sistema da incubo coloro che lo cambieranno mentre i nostri rappresentanti eletti rappresentano una parte di quello stesso complesso militare-industriale che sostiene la follia del MAD. Soltanto cittadini consapevoli, vigili e realmente liberi possono fermarlo agendo per il bene dell’umanità. Ma lo faremo un giorno?

Come nazione stiamo rotolando all’indietro, mi dice mia moglie e io ho paura che abbia ragione. Lei ha riassunto in questo modo tutto il clamore attorno alla presentazione del B-21: Su, forza, esaltiamoci per un apparecchio pensato per la distruzione di massa. Mi sembra che collettivamente possiamo trovarci sull’orlo di un ritorno a un passato da incubo, quando vivevano nella paura della guerra nucleare che avrebbe ucciso tutti, grandi e piccoli e specialmente i più piccoli, i nostri bambini, che sono veramente il nostro futuro.

Ho paura che ci siamo già abituati alla cultura della morte di massa e non riusciamo più a concepire una tale cultura nel modo giusto. Lo dico con grande tristezza come cittadino americano e come essere umano. O magari non è nemmeno più importante? Comunque almeno alcuni di noi ricavano un profitto dalla fabbricazione di nuovi bombardieri stealth ultracostosi e di nuovi splendidi razzi, assicurando che la forma del fungo apparirà soltanto in qualche luogo nel nostro futuro comune. Non risiede forse in questo il senso della vita?

Redazione Strumenti Politici
Redazione Strumenti Politici

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici