La deriva

La deriva

4 Novembre 2024 0

La stampa internazionale e quella statunitense Dem si sono scatenate come mai avvenuto prima. Oggi un giornale come il New York Times, che aveva già espresso il suo endorsement per Kamala Harris, arriva a definire l’ex presidente degli Stati Uniti “una minaccia per la democrazia“. E allora significa che davvero si è perso il senso della misura. Purtroppo vuole anche dire che si è perduto il senso del codice deontologico che sta alla base della nostra professione.

Sarebbe troppo semplicistico chiedersi come si potrà, da questa dichiarazione in avanti, accogliere come seria qualsiasi analisi di politica interna proveniente dalle colonne del quotidiano fondato da Henry Davis Raymond e George Jones. Restano solo le macerie di ciò che rappresentava il NYT per migliaia di giornalisti nel mondo, che sognavano un giorno di scrivere per quel giornale. Un sogno polverizzato dalle cannonate della retorica di partito che, non riuscendo a vincere i nemici sul campo e poi nelle aule di giustizia, si aggrappa alle redazioni e ai salotti buoni per abbatterli.

La carta stampata italiana non è da meno. Oggi La Stampa di Torino somiglia più a un pieghevole redatto dallo staff della Harris che non un quotidiano degno di questo nome. La foto che campeggia a corollario dell’articolo di Stefano Stefanini mostra un gruppeto di manifestanti immortalati mentre paragonano Trump ad Hitler. Il titolo è “Quell’errore negli anni Trenta su Hitler e la minaccia Donald alla nostra libertà”. Una foto e un titolo bastano a far comprendere come certi media italiani si siano adeguati alla deriva giornalistica di oltreoceano. Pur di essere i primi della classe in fatto di leccamento, codesti allievi riescono a superare i propri maestri, apparecchiando con l’intervista a Lorrie Moore un attacco a neri e al corpo delle donne se i repubblicani sopravanzassero.

Tale scenario è disgustoso e ributtante, se solo non fosse che proprio al termine del primo mandato di Trump scoppiò il rigurgito dell’orgoglio Black Live Matters dopo il caso George Floyd, senza che si registrasse alcun tipo di repressione. Facciamo presente che in alcuni Paesi europei le repressioni violente sono accadute per molto meno. Dobbiamo sempre ricordarci degli idranti contro i lavoratori a Trieste durante la pandemia e dei pestaggi in Spagna nel corso del referendum in Catalogna. Teniamo sempre a mente gli studenti parigini messi in riga e in ginocchio a Parigi durante le proteste contro il governo Macron. Ma certi media progressisti vogliono bianchettare questi terribili e recenti fatti e al tempo stesso pubblicano foto di Trump in versione Hitler.

Vien da dire: esisterà ancora un giornalista, non a Berlino come per i giudici, ma nel mondo?

 

Marco Fontana
marco.fontana

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