Perché Macron spinge alla militarizzazione dell’Europa

Perché Macron spinge alla militarizzazione dell’Europa

13 Marzo 2025 0

Nel momento in cui gli Stati Uniti ridimensionano il loro ruolo in Europa, spostando il focus strategico su altre aree geopolitiche, il presidente francese Emmanuel Macron coglie l’opportunità, unica nella storia del dopoguerra, per assumere la leadership militare del continente. Forte della posizione della Francia come unica potenza nucleare dell’UE, Macron ha moltiplicato incontri e summit con i partner europei e della NATO, rilanciando l’idea di una difesa comune e offrendo la protezione dell’ombrello nucleare francese.

Ma dietro questo improvviso dinamismo, dietro il protagonismo militarista non vi è solo una strategia politica: la spinta verso il riarmo è dettata dagli interessi del complesso militare-industriale francese, che intravede una fase di crescita senza precedenti, a scapito magari del deficit di bilancio francese, che spaventa opposizione e sindacati, i quali temono manovre di lacrime e sangue. Chi finanzierà questa corsa agli armamenti? Libération sintetizza il dibattito sulle spese per la difesa della Francia in questo modo: una scelta tra “cannoni” o “pensioni”.

Le aspettative dell’industria francese

L’annuncio della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il 4 marzo, di un piano da 800 miliardi di euro per il riarmo dell’Europa ha comunque acceso le aspettative dell’industria della difesa francese. Colossi come Thales, Dassault Aviation, MBDA e KNDS-Nexter si trovano in una posizione estremamente privilegiata per fornire armamenti e munizioni al neonato esercito europeo. La Francia, secondo esportatore mondiale di armi dopo gli Stati Uniti nel 2024, si posiziona così al centro della strategia di difesa comune, accanto a Germania, Spagna e Italia.

Non a caso, cinque delle cento più grandi aziende produttrici di armi al mondo sono francesi: Airbus, Thales, Naval Group, Safran e Dassault Aviation. Altri gruppi emergenti, come MBDA e Arquus, sono destinati a beneficiare dell’aumento della domanda. I risultati finanziari del settore sono già da record: nel 2024 Thales ha registrato un aumento degli utili netti del 39%, mentre Dassault Aviation ha segnato un +19,2%. Con un portafoglio che include ordini che sfiorano i 50 miliardi di euro, questi colossi prevedono un’ulteriore espansione grazie all’obiettivo europeo di portare la spesa militare al 3-3,5% del PIL.

Il Made in France

Il contesto è estremamente favorevole per la Francia, come sottolineato dal quotidiano economico Les Echos: il settore degli armamenti si appresta a vivere un decennio di forte crescita. Eric Trappier, CEO di Dassault Aviation, ha ribadito che la domanda di difesa resterà alta, indipendentemente dall’evoluzione del conflitto in Ucraina.

Foto - Il caccia francese Rafale
Foto – Il caccia francese Rafale

A differenza di altri paesi europei che acquistano principalmente attrezzature americane, la Francia poi ha sempre privilegiato l’industria nazionale ed è quindi in una posizione ideale per fornire armi e mezzi ai partner europei: dai jet Rafale ai carri armati Leclerc, dai blindati Griffon e Jaguar ai cannoni Caesar e alle fregate. L’industria della difesa francese ha già accelerato i ritmi produttivi: Nexter ha aumentato la produzione dei cannoni Caesar da quattro a sei al mese, con l’obiettivo di arrivare a dodici; Thales ha quadruplicato la produzione di missili Aster e triplicato quella dei radar GM200. Gli ordinativi sono in crescita vertiginosa: oltre 50 miliardi di euro per Thales e 43 miliardi per Dassault Aviation.

L’autonomia difensiva

La legge di programmazione militare francese prevede poi un investimento di 413 miliardi di euro tra il 2024 e il 2030, destinato probabilmente ad aumentare. L’obiettivo è chiaro: ricostruire un’industria della difesa autosufficiente, coprendo l’intera filiera produttiva. A tal fine, sono in corso alleanze strategiche: il gruppo belga John Cockerill ha acquisito Arquus, mentre FN Browning sta rilevando Verney-Carron per rilanciare la produzione di fucili d’assalto in Francia.

A rafforzare questa strategia contribuisce anche il sostegno francese all’Ucraina. In un’intervista a La Tribune pubblicata domenica, il ministro francese delle Forze armate Sébastien Lecornu ha dichiarato che la Francia “mobiliterà, grazie agli interessi sui beni russi congelati, una nuova dotazione di 195 milioni di euro per consentire la consegna” di granate e bombe per armare i Mirage 2000 dell’Ucraina. Inoltre, la Francia mobiliterà 195 milioni di euro, attraverso gli interessi sui beni russi congelati, per fornire bombe e granate destinate ai Mirage 2000 ucraini.

Secondo l’Istituto di Kiel, tra il 2022 e il 2024, il sostegno francese all’Ucraina ha raggiunto i 14,3 miliardi di euro, di cui 4,9 miliardi in aiuti diretti e 9,4 miliardi nell’ambito dei finanziamenti europei.

La ricostruzione post bellica

La Francia spera poi di poter beneficiare anche della ricostruzione post-bellica.  “La ricostruzione e gli investimenti in Ucraina sono positivi per l’occupazione in Francia”, ha insistito Jean-Noël Barrot, citando l’esempio delle 17 aziende francesi che hanno ottenuto sovvenzioni dal fondo per l’Ucraina, in particolare PMI, nei settori dell’energia, delle infrastrutture, della sanità, dell’acqua, dello sminamento e degli alloggi. Elogiando le virtù di questo fondo pionieristico lanciato dalla Francia, il vice primo ministro ucraino Yulia Svyrydenko ha assicurato ai ministri e agli imprenditori francesi presenti che “questo accordo vi dà un ulteriore vantaggio competitivo rispetto ad altri Paesi”.

L’industria della difesa francese, con le sue capacità produttive in espansione e una politica orientata alla sicurezza comune, si prepara a giocare un ruolo di primo piano in questa nuova fase della geopolitica europea. Il riarmo europeo rappresenta dunque una svolta epocale per la Francia in Europa. Spinto dal complesso militare-industriale francese, che spinge alla militarizzazione dell’Europa, e dalla possibilità di accaparrarsi fette ampie del mercato della ricostruzione, il dinamismo ed il protagonismo di Macron assumono il loro vero significato in questo delicato frangente storico.

Marco Cesario
Marco Cesario

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