Quali sono i mercenari e i militari occidentali che ancora combattono per Kiev?

Quali sono i mercenari e i militari occidentali che ancora combattono per Kiev?

27 Novembre 2022 0

Ormai la stampa mainstream ha assodato che nel conflitto in Ucraina vi sono mercenari che combattono a fianco dell’esercito di Kiev, e lo racconta come un dato di fatto. Inizialmente, i media occidentali smentivano o sminuivano tale fenomeno, ma oggi sono costretti a parlarne riportando la morte di connazionali andati a giocare alla guerra contro i cattivi, il loro arresto per attività eversive o persino intervistandoli. È di qualche giorno fa il caso della rete neonazista sgominata in Campania, legata ai gruppi di simile ideologia che operano in Ucraina. Le indagini hanno svelato il classico armamentario sloganistico fatto di suprematismo, negazionismo e altri ismi vietati in Italia, che sulla stampa nostrana perdeva magicamente i suoi connotati criminosi se addottato nelle file dei neonazisti del Battaglione Azov (giusto per fare l’esempio più celebre). Adesso, però, diventa piuttosto difficile giustificare agli occhi del pubblico coloro che sembra stessero organizzando attentati contro civili e Forze di Polizia: i collegamenti coi gruppi neonazisti ucraini sono ormai acclarati, anzi si parla addirittura di possibili reclutamenti in gruppi estremisti impegnati contro le truppe russe come Centuria e Pravyj Sektor. Tra i neonazisti d’Italia è stato identificato anche un cittadino ucraino collegato direttamente al Battaglione Azov e oggi irreperibile perché nel frattempo è tornato in Ucraina. E di italiani partiti per il fronte, soprattutto dalla parte di Kiev – ma anche sul lato che la narrativa ufficiale considera sbagliato – ce ne sarebbero una ventina, alcuni già deceduti. Si sono arruolati per fanatismo ideologico oppure per la paga: a livello giuridico ci si interroga su quale sia la differenza di gravità penale fra i primi e i secondi, ma è fuor di dubbio che stiano commettendo un’azione di carattere illegale per l’ordinamento italiano. Ed è altresì illegale il loro reclutamento: sotto tale punto di vista, non viene mai abbastanza evidenziata l’azione effettuata in questo senso dai consolati e dalle autorità ucraine sul nostro territorio o comunque tramite canali italiani.

Come membro della NATO, l’Italia non combatte una guerra aperta e dichiarata contro la Federazione Russa, ma finora ha fatto quello che hanno fatto gli altri Paesi occidentali, seppur con varie gradazioni: ha chiuso un occhio sui suoi “foreign fighters”, ha inviato armi “difensive”, ha schierato truppe più o meno lontano dai confini russi. In Ucraina, comunque, ci sono sempre stati gli istruttori della NATO, anche se ufficialmente durante tutti questi anni si limitavano a compiti di addestramento nel quadro di accordi di cooperazione e di partenariato. Negli ultimi mesi, qualcuno di loro deve essere entrato in azione e pure questo segreto di Pulcinella sta emergendo sui media mainstream. Lo scorso giugno, il New York Times parlava di una rete clandestina di commando e di spie che si precipitano a fornire armi, informazioni e addestramento: questo genere di manovre viene effettuato perché la capacità dell’Ucraina di resistere all’attacco russo dipende ora più che mai dall’aiuto degli Stati Uniti e dei loro alleati. La maggior parte del lavoro viene svolta nelle basi situate in Francia, Germania e Regno Unito, anche perché la Casa Bianca ha ufficialmente escluso il dispiegamento dei soldati americani sul territorio ucraino, ma come scrive il giornale americano personale della CIA ha continuato a operare nel Paese in segreto, soprattutto nella capitale Kiev, smistando molta dell’enorme molte di intelligence che gli Stati Uniti stanno condividendo con le forze ucraine. E dopo che Washington ha ritirato i suoi 150 istruttori militari prima del 24 febbraio, alcune dozzine di commando di altri Paesi della NATO, comprese Gran Bretagna, Francia, Canada e Lituania, hanno pure operato dentro l’Ucraina. Secondo le rivelazioni di ufficiali americani, il loro compito è tra l’altro quello di coordinare il flusso delle armi in arrivo dall’Occidente e il loro utilizzo sul campo da parte degli ucraini. Insomma, a premere il grilletto (e a beccarsi in testa i missili di risposta) sono i soldati ucraini, ma la loro mano è armata e diretta fin sul campo di battaglia dagli ufficiali della NATO: non proprio un semplice e umanitario invio di aiuti militari, insomma.

E per chi credesse ancora che in Ucraina gli stranieri vengono a sostenere una popolazione invasa e oppressa, la recente intervista di Sky News al capo della Legione Georgiana dovrebbe far sorgere qualche dubbio. Questa unità paramilitare ha iniziato la sua campagna militare nel 2014 a seguito degli eventi di Crimea e ha fin da subito stabilito come suo obiettivo “la distruzione di Vladimir Putin”. Oggi è composta da circa mille uomini provenienti in particolare dalla Georgia e dal Caucaso meridionale, e poi da piccoli gruppi di varie nazionalità: ci sono pure 50 britannici al suo servizio. Alcuni di loro vengono pagati con la retribuzione data ai regolari dell’esercito ucraino. Gli scopi dei legionari, poco aderenti ai cosiddetti “valori europei”, sono ben riassunti dalla frase di uno di loro: Sì, uccidere non è una cosa facile per un umano, ma i russi non sono umani. Il leader Mamuka Mamulashvili non fa differenza fra Stato russo e civili russi, ma li accusa entrambi per quanto sta accadendo e li considera tutti occupanti. La reputazione dei legionari georgiani non è immacolata: sono ritenuti colpevoli di aver sparato a prigioneri russi a Kiev lo scorso marzo e oggi vengono accusati da Mosca di aver preso parte ad altre atrocità commesse dalle milizie neonaziste ucraine nei confronti sia di prigionieri russi sia di soldati disarmati e persino di civili. Il Ministero degli Esteri russo insiste affinché le organizzazioni internazionali condannino questi gesti e indaghino sui loro esecutori.

Martin King
Martin King

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