Il Primo ministro giapponese Yoshihide Suga ha annunciato per sei prefetture la revoca dello stato di emergenza prima della scadenza, inizialmente fissata al 7 marzo. Aichi, Gifu, Osaka, Kyoto, Hyogo e Fukuoka soddisfano infatti i criteri in base a cui si stabilisce che non sono più necessarie le misure del “livello 4”, quelle più severe, tra cui l’obbligo per i ristoranti di chiudere alle 8 di sera e la raccomandazione per i cittadini a non uscire di casa se non per casi assolutamente essenziali. Tra i sei parametri di valutazione vi è il numero settimanale di contagi ogni 100mila individui e la percentuale di posti-letto disponibili negli ospedali locali per i pazienti infetti. Altre quattro prefetture, invece, rimarranno ancora sotto lo stato di emergenza; anche l’area metropolitana di Tokyo per il momento non vede miglioramenti nella situazione pandemica. La decisione di alleggerire le limitazioni almeno in alcune prefetture è spiegabile con la speranza di ridare fiato all’economia nazionale, colpita dalla mancanza di turismo e dall’aumento della spesa pubblica. Il danno della pandemia e dei lockdown sull’economia giapponese si riflette nel record di società finite in bancarotta: ben 126 soltanto nel mese di febbraio, col numero maggiore nei settori della ristorazione, dell’abbigliamento, dell’edilizia e naturalmente in quello alberghiero. A subire le conseguenze delle chiusure forzate sono in particolare le prefetture di Tokyo e Osaka. Dopo un anno, il numero totale di fallimenti di aziende è superiore a mille. Molte altre società sono sull’orlo della bancarotta, ma restano a galla grazie ai sussidi statali.
In vista delle prossime Olimpiadi di “Tokyo 2020” (la denominazione è rimasta invariata per motivi di sponsor e di immagine), il vicepresidente del CIO John Coates ha detto che gli atleti vengono incoraggiati a farsi il vaccino. Per facilitare la distribuzione fra gli atleti vi è infatti un accordo tra CIO e COVAX, il programma internazionale per l’accesso equo ai vaccini anti-Covid. Tuttavia Coates, che è anche presidente del Comitato Olimpico dell’Australia, dice che la procedura “non è obbligatoria”, perché non possono rendere la vaccinazione qualcosa di vincolante. Nel frattempo al CIO attendono una decisione finale (si spera entro aprile) da parte del governo giapponese sul numero di tifosi e di spettatori che potranno assistere alle gare entro i limiti di sicurezza sanitaria, partendo da coloro che hanno già acquistato i biglietti e dalle persone accreditate. Le autorità locali dovranno comunque rendere il Villaggio olimpico e le strutture sportive “i luoghi più sicuri di Tokyo”. In questo momento, i piani operativi sono concentrati sul numero di posti a sedere sugli autobus e sul numero di mezzi pubblici a disposizione.

Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce la video-rassegna della Giordano Brokerage-EST, in cui racconta le notizie positive sulla Russia e sulla cooperazione tra Italia e Russia che vengono ignorate o travisate dalla stampa italiana.