Tanto tuonó che poi piovve. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sceglie il primo maggio per richiamare il Governo dopo la settimana nera appena trascorsa dal premier Conte che si è visto attaccare da Regioni, sindacati, associazioni di categoria, ma soprattutto da numerosi ex esponenti della Corte Costituzionale che hanno bocciato l’abuso di Dpcm e di voti di fiducia per la conversione di decreti legge.
“Serve in questa situazione di grave emergenza “un responsabile clima di leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni” ha tuonato Mattarella in modo secco spiegando che non é certo questo il momento di “vanificare i sacrifici fin qui fatti”. Ha proseguito Mattarella bacchettando il Governo: “sono necessarie indicazioni, ragionevoli e chiare, da parte delle istituzioni di governo”.
“La ripresa é possibile – aggiunge il Capo dello Stato – perché nei quasi due mesi precedenti siamo riusciti ad attenuare molto la pericolosità dell’epidemia. Dobbiamo difendere questo risultato a tutela della nostra salute”,
Conclude Mattarella, in un altro passaggio cruciale del suo intervento: “L’Italia, concorde e unita, deve saper ridisegnare attraverso il lavoro. La battuta d’arresto che abbiamo subito spinge ad accelerare verso un cambiamento che deve valorizzare e non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia, con scelte lungimiranti. Non ci può essere Repubblica senza lavoro, come afferma solennemente il primo articolo della nostra Costituzione”.
E perché ció si possa realizzare Mattarella ricorsa all’Esecutivo le sue responsabilità ribadendo che è necessario “un equo, efficace e tempestivo sostegno alle famiglie e alle attività produttive, a quanti sono rimasti disoccupati e senza reddito, in modo da conservare intatte tutte le risorse del nostro capitale sociale. Alla ripresa vanno indirizzati, in modo concorde, gli sforzi di tutti, senza distrazioni o negligenze. Orgogliosi della nostra Carta costituzionale la assumiamo come una costante sollecitazione a superare gli ostacoli che si frappongono a una piena affermazione del diritto al lavoro, a un buon lavoro. Le istituzioni sono chiamate a fare la loro parte”.